Il caso di studio: i Sassi di Matera

 

Cronistoria delle vicende urbanistiche degli ultimi 50 anni.

Dagli anni '50 agli anni '70

  • La storia moderna della città di Matera inizia nell'immediato dopoguerra, quando la città improvvisamente balza alle cronache nazionali per la dura denuncia delle condizioni di vita in cui è costretta la cittadinanza materana. Ogni volta che si voglia narrare le vicende urbanistiche della città di Matera, non si può non cominciare menzionando il libro di Carlo Levi, "Cristo si è fermato ad Eboli". Il libro denunciò la spaventosa realtà dei rioni Sassi e le condizioni di arretratezza atavica della vita di questa comunità.
    Già da qualche anno, Matera era diventata oggetto di studi.

  • Nel 1951 fu istituita la "Commissione per lo studio della città e dell'agro di Matera" da Adriano Olivetti, sotto l'egida dell'UNRRA-Casas e dell'INU. Il compito di tale Commissione era una indagine sull'intera comunità, sulla sua storia, la sua evoluzione, le sue tradizioni e le possibilità di sviluppo e di riscatto della città.
    Gli anni '50 furono per la città di Matera gli anni della sperimentazione, la 'stagione esemplare', il luogo dove elaborare proposte che superando la realtà locale, potessero risultare efficaci per affrontare "la dinamica dei rapporti tra sviluppo e 'sottosviluppo',configurando una nuova, originale immagine di città, e dei rapporti di questa con il territorio" (Fabbri, 1999)

  • Un dato importante da ricordare è che la Commissione censì le abitazioni dei Sassi, rilevando che i due terzi delle abitazioni poteva essere recuperato all'uso residenziale attraverso operazione di restauro e di adeguamento impiantistico. La legge 619/52 recepì questo dato, stabilendo che il risanamento doveva attuarsi con tre tipi di intervento: "a) col trasferimento in nuova sede di quelle parti di detti rioni i cui ambienti sono dichiarati inabitabili; b) con la riparazione degli ambienti suscettibili di idonea sistemazione ad unità edilizia e con l'esecuzione delle indispensabili opere pubbliche di carattere igienico; c) con la costruzione di borghi rurali".
  • La realtà però è stata un'altra, si preferì proseguire sulla linea del trasferimento in massa dei residenti nei nuovi quartieri, operando un'azione di snaturalizzazione nella comunità materana, causando quello strappo tra generazioni, che considerava i Sassi un luogo legato alla miseria, una vergogna da cancellare.
    L'esito di tale strategia ha determinato la fisionomia della città così come, per molti versi è ancora oggi. La città si è ampliata sul "piano" in una serie di nuovi quartieri, alcuni progettati da insigni architetti - Aymonino, De Carlo, Quadroni -. La crescita però è stata priva di una razionalizzazione che prevedesse, integrate con la residenza, una distribuzione sul territorio dei servizi e delle attività produttive.
    Matera appare quindi divisa in vaste zone residenziali e in un centro congestionato dall'addensamento dei servizi e dei luoghi di lavoro del terziario, e ai bordi di questo centro, i due rioni dei Sassi, vuoti e silenziosi, separati sia visivamente che fisicamente dalla vita cittadina.

Il concorso del 1977

  • Negli anni tra il 1974 e il 1977 si svolse il Concorso di idee sul processo di recupero da avviare negli antichi rioni. L'intento era quello di dare il via ad un ampio dibattito e confronto sulla realtà dei Sassi, sul loro futuro, e su quale fosse la strategia di intervento più appropriata.

  • Il Concorso rappresentava un deciso segnale di svolta rispetto all'unica strategia di intervento attuata fino a quel momento, ovvero quella dello "svuotamento" dei Sassi, trasferendo gli abitanti nei rioni di nuova costruzione, abbandonandoli, in questo modo ad un processo di museificazione. Era necessario una definizione precisa e completa dei Sassi e del loro ruolo nella storia della comunità, superando l'idea dei Sassi come simbolo del degrado, come "vergogna" della nazione e della comunità materana. Bisognava avviare una stagione di recupero conservativo e di una politica del riuso, per restituire dignità ai Sassi intesi non solo come patrimonio fisico, ma soprattutto come patrimonio storico e della memoria di una intera comunità.

  • Nessun primo premio fu assegnato dalla Commissione Giudicatrice, - come stabilito dalla legge, il gruppo vincitore avrebbe sottratto la competenza del Comune sui Piani di Recupero - ma definisce una graduatoria a partire dal secondo posto assegnato al gruppo composto da tecnici locali, gli architetti Tommaso Giura Longo, Luigi Acito, Renato Lamacchia, M. Letizia Martines, Carlo Melograni e Lorenzo Rota. Il loro progetto prevedeva come primo atto, di carattere edilizio e sociale allo stesso tempo, il restauro di alcuni lotti dell'abitato, per consentire il ritorno degli abitanti.

I Piani di Recupero

  • Al gruppo vincitore, l'amministrazione affidò in la consulenza per condurre una indagine completa sulla conformazione fisica dell'organismo urbano e la redazione di quattro progetti pilota su alcuni ambiti del Sasso Barisano, scelti perché esemplificativi di differenti situazioni e possibilità di soluzioni tecniche.

  • A questo studio fecero seguito quattro Piani di Recupero, che nel 1981, l'amministrazione approva. I piani riguardano: piazza Vittorio Veneto, via Fiorentini, Recinto 1° Fiorentini e San Pietro Barisano. I quattro piani focalizzavano l'attenzione su aspetti differenti, su casi esemplificativi della complessità dei problemi progettuali legate al recupero dei Sassi.

  • I Piani, nonostante l'approvazione, non vengono realizzati. Il Comune continua nel suo immobilismo, l"inaffondabile partito dei ritardi", non produce che un effetto sui Sassi, quello del degrado, continui i crolli e i pericoli per i pochi residenti, e dell'abbandono che lascia carta bianca a settori della malavita locale di insediarsi e prendere il controllo degli antichi rioni.

Strumenti di programmazione per i Rioni "Sassi": la Legge 771/86 e i Programmi Biennali

  • Nel 1986, una legge di iniziativa parlamentare tenta di sbloccare l'inerzia del Comune. L'approvazione della legge n.771/86 viene salutata da più parti come l'avvio di una nuova stagione per i Sassi e per la città intera. La Legge dello Stato n°771 del 11/11/1986 il cui titolo è "Conservazione e recupero dei rioni Sassi di Matera", e all'articolo 1°, comma 1° dichiara: "La conservazione ed il recupero architettonico, urbanistico, ambientale ed economico dei rioni Sassi di Matera e la salvaguardia del prospiciente altipiano murgico sono di preminente interesse nazionale".

  • La legge stabilisce che il Comune ha il ruolo di soggetto attuatore, tramite i programmi biennali, in cui si definisce l'articolazione degli interventi nei Sassi di Matera in ordine al "recupero in termini di residenza, anche di interesse socio-economico, ed attrezzature pubbliche, nonché dei vincoli ambientali e paesaggistici", (vedi Tabella 1). Inoltre vi è il passaggio di proprietà dallo stato al Comune di Matera.

  • Gli strumenti attuativi della legge 771/86 sono i Programmi Biennali, relativi uno al Sasso Barisano e l'altro al Sasso Caveoso. Il primo programma biennale è redatto dall'Ufficio Sassi con la consulenza del gruppo Giura Longo ed è approvato nel 1988.
    Il secondo programma è del 1994 ed è redatto sempre dall'Ufficio Sassi, con la consulenza dell'architetto Lorenzo Rota.

  • Il terzo programma biennale è in fase di redazione; il Comune ha affidato tale incarico all'architetto Lorenzo Rota.

Indietro

Avanti