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Nel 1743 è costruita una piccola cella campanaria da un maestro leccese. Nell’aprile del 1743 per intoppi burocratici la chiesa "si ritrova con l’edificio imperfetto e tutta scoperta", ma già alla fine del 1744 i lavori dovevano essere quasi finiti se a gennaio del 1745 lo stesso Maramonte veniva pagato per aver dipinto gli altari e per la decorazione (e forse il progetto) della cantoria con la sottostante bussola. Nel 1753 la famiglia Tubito, la cui casa era confinante con la chiesa bloccò i lavori di spianamento del muro di confine (quello a destra) sul quale si doveva costruire un altare, dedicato a San Biagio, in stucco come quello dedicato alla Vergine Maria. Al 1889 risale un intervento di consolidamento del muro di confine fra la sagrestia e la casa contigua. Al 1903 risalgono i lavori di smontaggio e rimontaggio del tetto, durante i quali furono realizzati i canali di gronda ed inopportunamente introdotto il pluviale all’interno della chiesa attraversando le lunette della volta a crociera. Sulla porta fra la sagrestia e la chiesa, all’interno della chiesa leggiamo: "Restaurata Anno Jiubilae Humana Redemptionis 1933". Infine nel 1984 venne restaurato l’affresco di San Cristoforo.

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