EPOCA NORMANNO-SVEVA

INTRODUZIONE

L'epoca Normanno-Sveva comincia verso la metà del secolo XI e propriamente nell'anno 1042 con la costituzione dei ducato di Puglia da parte dei Normanni e termina nel 1266 con la battaglia di Benevento e la morte di Manfredi.

1 - LA PRIMA ESPUGNAZIONE DI RUVO NEL 1129

Il feudo di Ruvo fu costituito dai Normanni e durante tutta quest'epoca fece parte della Contea di Conversano e ne condivise le sorti. Essendosi Tancredi, conte di Conversano, con altri baroni, ribellato al re normanno Ruggiero II, questo re, tornato nella buona stagione dei 1129 con forte esercito in Puglia, assalì tutte le città pugliesi, che appartenevano ai baroni suoi nemici e le sterminò. Fra queste è da annoverare la nostra città, che fu presa dalle armi di Ruggiero ed abbandonata a discrezione di una soldatesca irritata da una vigorosa resistenza ed avida di bottino.

2 - IMPORTANZA DELLE FORTIFICAZIONI DI RUVO

Al tempi delle guerre normanne Ruvo era una città importante per le sue fortificazioni ed una piazza forte, reputata di difficile espugnazione. La voce corsa, che Ruggiero l'avesse presa per tradimento, perchè Ruggiero usava l'astuzia ed il maneggio dove vedeva arduo l'uso della forza. Infatti, i baroni contro di lui collegati rimasero dalla presa di Ruvo cosi sgomentati e scoraggiati, che credettero inutile qualsiasi resistenza e si sottomisero.

3 - IL SECOLO D'ORO

Il secolo che corse dal 1166 al 1266 e che comprende, il regno del buon re Normanno, Guglielino II, e la dominazione Sveva, è come un'oasi nell'arido deserto della storia medioevale della nostra città. A paragone degli altri, questo fu un secolo d'oro, per quanto lo possa essere un secolo feudale. A questo secolo glorioso appartiene la Cattedrale col suo campanile edificata nella prima metà del secolo XIII. Dichiarato monumento nazionale, tanto al di fuori che nell'interno dei tempio sono stati eseguiti importanti lavori di restauro, allo scopo di ripristinare la chiesa all'antico splendore e semplicità. A tal fine, al di fuori si è aperta la nuova via rasente il campanile, si è riedificato il palazzo vescovile in modo da isolare il campanile e liberare interamente il lato retrostante la chiesa e si è rimessa questa allo stesso livello della sua primitiva costruzione col riabbassare per più di un metro il livello odierno; per la qual cosa per accedere alla Chiesa bisogna scendere un'ampia scalinata di sette gradi. All'interno del tempio nel 1896 fu tolto il Coro, per cui rividero la luce alcuni affreschi, fra i quali sono da vedersi una Vergine del Buon Consiglio di stile bizantino, un quadro del Redentore dei 1576. Su disegno dell'architetto Bernik è stato ricostruito il Tabernacolo, riproducendosi lo stile originario ed i capitelli stupendi delle colonne del Tabernacolo di San Nicola di Bari. Belli e vistosi ornamenti rendono addirittura magnifica la prospettiva della Chiesa, unica per la somma eleganza e la impareggiabile snellezza della sua architettura. Primieramente il campanile aveva la cupola, che fu tolta per alleggerirne il peso, con la quale raggiungeva i 40 metri di altezza. Quasi contemporaneamente alla Cattedrale fu costruito Castel del Monte. Edificato da Federico Il sopra costruzioni anteriori ai tempi stessi normanni, da scrittori di antica topografia risulta che esso sorse nel luogo posto tra Ruvo e Canosa.

CATTEDRALE


4 - SECONDA DIMINUIZIONE DELL'AGRO RUVESTINO

Nell'epoca normanna l'antico agro ruvestino subì una seconda diminuzione, perchè in quest'epoca sorsero le due città di Corato e di Andria, fondate da Pietro Normanno, conte di Trani. Dall'antico agro ruvestino venne distaccato l'intero tenimento di Corato e probabilmente anche quella parte del tenimento di Andria, che oggi confina con l'agro di Corato e che, prima che sorgesse questa città, confinava con quello di Ruvo. E' da notarsi che, fin dall'epoca normanna, comincia a far capolino, non ancora come città, ma come un villaggio alla diretta dipendenza di Ruvo, Terlizzi, l'ultima nata fra le numerose sue consorelle.

DINASTIA ANGIOINA

INTRODUZIONE

La dinastia Angioina ebbe la lunga durata di circa due secoli: dal 1266 al 1435. Con la dinastia Angioina il feudo di Ruvo si separa dalla contea di Conversano e forma un feudo a sè coi suoi Casali, cioè coi villaggi che corrispondono agli antichi villaggi greci.

1 - LA SECONDA ESPUGNAZIONE DI RUVO DEL 1350

Strangolato nella notte dei 18 Settembre 1345, nel Castello di Aversa, il re Andrea, marito della regina Giovanna I e fratello di Ludovico re d'Ungheria, quest'ultimo scese con forte esercito in Italia per vendicare la morte del fratello. Il regno fu tutto in scompiglio e diviso fra le due fazioni: angioina ed ungherese. Alla testa del partito della regina era Roberto e suo nipote Ruggiero Sanseverino, conti di Tricarico e Chiaramonte. Sotto di questi due capi militava, oltre molta gente d'armi, anche una numerosa schiera di malandrini. La città di Ruvo, che si mantenne fedele al re Ludovico, fu, nel 1350, assalita dai Sanseverino; e, dopo lunga e sanguinosa resistenza protratta fino alla tarda ora di mezzodì, fu da questi presa. Le masnade ed i malandrini dei Sanseverino irruppero furibondi nella città e vi commisero ogni eccesso, peggio dei Vandali e dei Saraceni. Terribili, furono i pianti degli uomini, delle donne e dei fanciulli d'ambo i sessi. Gli uomini, parte uccisi mentre fuggivano, parte carcerati ed i più facoltosi sottoposti a durissimo riscatto, patirono ogni sorta di oltraggi, finanche l'avulsione di tutti i denti, a simbolo dell'ultima povertà cui erano ridotti; le donne, i maltrattamenti e le violenze di quella pessima gente. Fu, in questa occasione, che il campanile fu fortificato da Roberto Sanseverino e ripigliato dagli Ungari, ai quali, sebbene attaccati per due giorni continui, non potè essere ritolto dal Palatino di Altamura per il mancato aiuto delle genti dei Sanseverino, che non gli era amico.

2 - FINE DEI VILLAGGI E RITIRO DEI LORO ABITANTI IN CITTA'

L'abbandono dei villaggi dovette molto facilmente avvenire in seguito alla terribile aggressione dei 1350, quando i loro abitanti superstiti a tanta ruina, riputando malsicuro abitare in campagna, esposti a tutti i pericoli, e senza alcuna difesa, si ritirarono in città. Una prova chiara di ciò ce lo dà il fatto che nelle concessioni del feudo di Ruvo, posteriori a quest'epoca, non sono più nominati i Casali. Il ritiro nella città degli abitanti del villaggio di Calentano, che era il più importante, coincide con la costruzione della chiesetta dell'Annunziata, edificata nell'anno 1370, perchè gli abitanti di questo villaggio, che ne occuparono il vicino rione, non obliarono il loro culto e dedicarono questa chiesetta all'Annunziata, a divozione della loro antica chiesa. L'abbandono di questi villaggi ed il ritiro dei loro abitanti in città fu un grave danno per Ruvo. Incalcolabili sono i giovamenti che avrebbero ritratte le fertilissime contrade delle Mattine, delle Strappete e di Calentano dal lavoro delle braccia robuste di agricoltori stabiliti sul luogo stesso. Per i comuni che, come Ruvo, hanno un vastissimo territorio, aver dei villaggi è un gran beneficio, se non una necessità. Essi suppliscono in parte alla mancanza delle case coloniche, che popolano le campagne dell'alta e media Italia.

3 - PRIMA RIFAZIONE DELLE MURA DELLA TORRE

La prima rifazione delle mura e della torre dovette essere fatta nel tempo che corse tra le due espugnazioni dei Sanseverino e dei Consalvo. L'uso delle bombe a mano e delle artiglierie, diffusosi in questo frattempo, costrinse i Ruvestini a rifare l'antica muraglia e la torre. Affinchè potesse meglio resistere ai colpi di artiglieria, l'antica muraglia, a semplice fabbrica, fu rifatta con costruzione solidissima e fu rivestita al di fuori con pietre ben lavorate e ben connesse. Per lo stesso scopo, alla torre di Pilato fu aggiunta un'altra cinta di fortificazioni, che consisteva in un bastione, che le girava intorno fino all'altezza del secondo piano e la cingeva da tutti i lati. Tra il corpo della torre ed il parapetto di codesto bastione vi era un corridoio scoperto, che dava ai soldati il comodo di girare attorno, di appostarsi e di tirare dalle feritoie, che in esso vi erano. Resta, dunque, assodato che il bastione non fu costruito contemporaneamente alla torre, ma fu certamente aggiunto dopo l'invenzione delle artiglierie tra il 1350 e il 1503. Giudicandosi allora pericolissime le antiche aperture, che servivano a far passare l'aria e la luce nel primo piano dei fortilizio, si pensò di chiuderle con quel mezzo, rafforzando ancora la base della torre con un bastione.

4 - ULTIMA DIMINUIZIONE DELL'AGRO RUVESTINO

Finalmente, nell'epoca Angioina, sorge, come città, Terlizzi, che abbiamo visto comparire come un villaggio fin dall'epoca normanna; e l'antico agro ruvestino subisce l'ultima diminuizione, perchè da esso viene distaccato l'attuale tenimento di Terlizzi.

DINASTIA ARAGONESE

INTRODUZIONE

La dinastia aragonese durò circa settant'anni, dal 1435 al 1503. Durante quest'epoca, fino al 1499, il feudo di Ruvo fu nelle mani di Casa del Balzo. E' da notare che nel privilegio dei 1 giugno 1454, col quale Alfonso I d'Aragona concede a Donata del Balzo, figlia di Gabriele, il feudo di Ruvo, il re non ritenne per sè i diritti della Bagliva, onde questa, passata nelle mani del feudatario, fu causa degli interminabili abusi introdotti dalla prepotenza baronale. Non vi sono neppure nominati i Casali, il che comprova che questi erano già scomparsi fin dall'epoca angioina.

1 - LA TERZA ESPUGNAZIONE DI RUVO DEL 1503

La guerra tra Spagnoli e Francesi, per il possesso dei regno di Napoli, ebbe per teatro la Puglia. I Francesi, sotto il comando dei duca di Nemours, si stabilirono nella piazza forte di Ruvo e gli Spagnoli, sotto quello di Consalvo, in Barletta. Consalvo, approfittando che il duca di Nemours col grosso dell'esercito francese trovavasi sotto le mura di Castellaneta, e, calcolando che, per la grande lontananza, non potesse prontamente accorrere in soccorso della guarnigione francese, rimasta a Ruvo, sotto il comando di De la Palisse, tentò una azione militare, che gli riuscì molto bene. Uscito notte tempo da Barletta con alcuni pezzi di artiglieria, sul far del giorno, assalì Ruvo di sorpresa. Sebbene colti alla sprovvista, i Francesi opposero una eroica resistenza e, dopo sette ore di accanito combattimento, cedettero le armi, quando furono o morti o feriti o prigionieri. Consalvo, mediante una breccia aperta nelle mura a colpi di artiglieria, irruppe nella città, che dovette subire tutte le dolorose conseguenze della presa da parte di una soldatesca avida di bottino ed irritata da una vigorosa resistenza. Depredata e saccheggiata la città e diviso il bottino ai soldati, i miseri cittadini furono spogliati di tutto, finanche delle vettovaglie, del vino, del bestiame e del più stretto necessario alla vita. Questa fu la terza espugnazione, che patì la nostra città dopo il mille. Queste tre aggressioni, con le rovine e le macerie che produssero, fecero elevare ancora per più di un metro il livello dell'odierna città, come dimostra la Cattedrale che oggi trovasi ad un dislivello, circa un metro più basso dell'attuale livello stradale.

2 - LA DISFIDA DI BARLETTA

Prima dell'espugnazione della città, avvenne la disfida di Barletta. Da Ruvo mossero i tredici Francesi per recarsi nella pianura di Santa Elia, tra Corato ed Andria, dove avvenne lo scontro con altrettanti Italiani il di 13 Febbraio 1503. Per i contemporanei la disfida di Barletta non ebbe quell'importanza nazionale che acquistò in seguito; fu, è vero, un glorioso fatto d'arme per la gente italiana, ma non oltrepassò i limiti di una giostra, molto frequenti a quei tempi negli intervalli di ozio, tra campi nemici. Oggi la disfida di Barletta è una gloria nazionale; e, come tale, meriterebbe non il povero e modesto monumento che la ricorda sul posto dove avvenne, ma un magnifico monumento nazionale da erigersi sulla più alta vetta delle Alpi Marittime a vista di Nizza e della Savoia; e, se è possibile, anche della lontana Corsica, da servire come monito ai Francesi e ricordar loro che il valore italiano, a parità di condizioni, sa anche vincerli.


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