Testimonianze architettoniche dell'età normanno-
sveva nel territorio terlizzese

In queste pagine si vuole spiegare il perchè della presenza di ben 4 chiese importanti(Balena, Cesano, Ciurcitano, Sovereto) fuori dalla civitas terlizzese. Tante sono le motivazioni, le più svariate: cercheremo però di fare un'analisi dettagliata.
In primo luogo possiamo affermare che, dato il ruolo centrale nella società medioevale del principale committente, cioè il clero e data la fondamentale funzione della religione come unica, o quasi, organizzazione ideologica dei rapporti umani, non desta meraviglia che le artifigurative e architettoniche sono caratterizzate nei contenuti e negli scopi da questa.
Ciò sappiamo che è particolarmente vero per lo stile romanico, che si diffonde tra l'XI e il XIII secolo improntando con i suoi monumentali volumi, i suoi vasti e ombrosi spazi, la sua solenne staticità, innumerevoli abbazie, chiese e castelli, quasi ad esprimere simbolicamente la potenza e la stabilità della società feudale."Poco dopo l'anno mille - racconta il cronista Raoul Glaber - quasi tutte le chiese furono ricostruite più. belle dai fedeli" e ciò viene confermato dal documento nel quale Umfredo chiede di poter ricostruire la chiesa di Cesano ormai fatiscente. Continuando nella sua narrazione il cronista rende perfettamente l'idea: "era come se il mondo stesso, scuotendosi e spogliandosi della sua vecchiezza rivestisse d'ogni parte una bianca veste di chiesa". E non solo delle tipiche grandi chiese romaniche che troviamo sparse per l'Europa, ma anche di queste piccole chiese rurali, veri e propri fulcri dei casali, limitrofi alla civitas.
In tale situazione si inseriva la nuova presenza dei popoli del nord. I normanni, infatti, padroni indiscussi, posero i latini loro seguaci, al governo di grosse città, mentre ai vassalli normanni minori affidarono i feudi rurali.
Ementre nei centri urbani costieri e non di Bari, Trani, Molfetta, Ruvo, Bitonto, Barletta, si edificavano "le grandi cattedrali romaniche", con lo scopo di rendere tangibile il potere del nuovo popolo dominatore per accattivarsi la simpatia del popolo; nelle campagne ci sono i casali nati intorno ad una chiesetta, veri e propri fulcri della vita contadina. Questi casali non sorgono per caso ma rispondono a precisi requisiti, hanno posizioni che possiamo definire strategiche in relazione al commercio e alla difesa, presso zone fertili e coltivabili su cui era possibile costituire delle comunità autosufficienti.
In ultima analisi, ma non per questo meno importante, bisogna infatti considerare il sistema viario che assume il ruolo di elemento portante di questi loci. Molti studiosi tra cui il Coppa sottolineano l'importanza esercitata dalla via Appia Traiana, considerandola uno dei motivi generanti dalla nascita dei centri dell'entroterra barese. Attraverso un esame attento e dettagliato del sistema viario, si può notare che dalle strade principali si ramificavano strade secondarie e che trovano un riferimento nodale nelle chiese rurali. Infatti la maggioranza della popolazione viveva in villaggi sparsi ed isolati, tutto si concentrava all'interno di unità sociali ed economiche, lontane le une dalle altre e parimenti lontane dal potere centrale.
Unico polo veramente aggregante era la Chiesa, che deteneva il monopolio delle istituzioni e di ogni aspetto della vita culturale e sociale. In questi villaggi sparsi e composti quasi esclusivamente da edifici in legno, la nascita di una chiesa era un momento particolarmente importante perchè l'intera comunità partecipava alla sua edificazione che attirava artigiani, artisti e mercanti. Una volta costruita, essa diventava meta di pellegrini e centro propagatore di civiltà:"La chiesa era spesso l'unico edificio di pietra entro un raggio di parecchie miglia e l'unica costruzione notevole ... gli abitanti della città vi si potevano incontrare, e il contrasto tra l'alto edificio con le sue pitture e sculture e le primitive ed ulili abitazioni in cui essi trascorrevano la vita doveva essere schiacciante". (E.N. Gombrich) E doveva trattarsi proprio di un'umile vita quella che i contadini facevano, visto che la piramide feudale gravava economicamente su di essi. La nobilità predilige la guerra, il clero l'amministrazione del culto; entrambi disprezzavano il lavoro, eppure le terra era tutto. Tutti lavoravano: uomini, donne e benedettini erano i protagonisti dell'epoca e il loro lavoro non si limitava a strappare al terreno i prodotti. Essi pian piano avviavano una vera e propria riconquista della natura attraverso bonifiche, disboscamenti e perfezionamento degli attrezzi. Con buona attendibilità gli studiosi hanno ricostrito l'assetto rurale della Puglia tra il IX e il XIV secolo, cioe dai Bizantini agli Aragonesi. Le coltivazioni più frequenti erano quelle del frumento, risultavano più inedite e specializzate quelle dei vigneti e degli oliveti. Esse infatti erano un chiaro segno del processo di valorizzazione dei suoli sfruttati, e sembra proprio secondo il parere degli storici, che i terreni ubicati tra Bitonto, Terlizzi, Giovinazzo e Bisceglie fossero coltivati, tra il X e il XII secolo, prevalentemente con vigneti e oliveti. Pertanto le strutture architettoniche rurali, che attivamente sussistono ancora in questi luoghi, immerse come oggi possiamo ammirarle tra gli ulivi, devono essere considerate come porzioni di antichi casali. Si tratta, se vogliamo, di "masserie", come qualcuno le ha definite, non intendendo con questo termine una vera e propria fabbrica rurale, ma l'assemblaggio di una gamma di addendi: le abitazioni, l'aia, le stalle, i depositi, le cantine, la chiesa, il pollaio, l'orto, il fienile, il granaio, ecc., di cui oggi conserviamo solo le chiese contenute in recinti con altri edifici sussidiari generalmente posizionati in adiacenza di antichi percorsi stradali. Sembra essere questo proprio il caso del "casale di Cesano" con l'annessa chiesa di S.Maria. Il suo aspetto è riscontrabile anche in altri luoghi.
Riportando la nostra attenzione alle chiese che circondano (e circondavano) Terlizzi, possiamo seguire anche un altro filo conduttore. Le quattro chiese che cingevano la città nei 4 punti cardinali, erano dedicate al culto mariano perciò possedevano icone della Madonna di chiara ascendenza bizantina. questo fenomeno non e però legato solo a Terlizzi, ma si può estendere a tutta la Puglia, considerato come "ponte naturale tra oriente ed occidente", poichè fù l'estremo lembo dell'impero bizantino che ebbe notevoli contatti politici ed economici con il mondo orientale. Non solo, ma come abbiamo già accennato, era diventata passaggio obbligato per le crociate. Risulta quindi ovvia la motivazione della massiccia presenza di antiche icone in Puglia.
Queste chiesette o casali immersi tra gli ulivi ubicati nelle vicinanze di antichissimi e importantissimi tragitti per quanto possano sembrarci scontati e passare quasi inosservati sono dei veri e propri tesori che andrebbero valorizzati dal turismo, da percorsi culturali perchè, se non adeguatamente rivalutati, sono destinati a morire. Amo la mia terra e potrei cadere in un luogo comune, ma i nostri piccoli tesori, se si fossero trovati al Nord, avrebbero avuto un destino diverso.