Centro storico

     

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Centro storico e la sua storia
 
 1
L'ordito urbano
.
(sec. XI - XVI)
1.1
Pittagio Castel Veteris
1.2
Pittagio S. Angelo
1.3
Pittagio S. Paolo
1.4
Pittagio S. Salvatore
 2.
Appendice
 3.
Bibliografia
 
   
 

PITTAGIO S. ANGELO

  

Pittagio S. Angelo Aspetto differente presenta il Pittagio S. Angelo, perimetrato da Via Papalisi, Via Lata, Via S. l.ucia, Via Angelo delle Masse, Via Osanna, Via Muricino, Corso Vittorio Emanuele, Piazza Salandra, Via De Pandi, Via Lata, e sviluppatosi intorno ad un'altra grossa fondazione monastica, quella cioè delle Clarisse, a partire dalla seconda metà del secolo XIII. La fisionomia del tessuto del quartiere e' fornita, per il secolo XIV, dalla insistenza di domus palaciate, domus, domus cum curte e tre chiese dedicate a S. Maria de Arcudi (di fondazione privata), a S. Tommaso e a S. Chiara. Per il secolo XV oltre alle già presenti tipologie si rinvengono hospicia, forse luoghi incolti, orti e giardini, forni, curti e sei chiese. Il secolo XVI farà registrare anche qui un restringersi delle aree non edificate ed una conseguente intensità edilizia tanto privata che pubblica. Le chiese, nel Pittagio, raggiungeranno, il numero di quattordici, comprese, ovviamente, quelle private. Tale incremento determinerà una profonda alterazione del carattere architettonico; la maglia urbana medioevale conserverà la sua fisionomia pressoche' inalterata, per essere: rimaneggiata invece in maniera abbastanza radicale a partire dal secolo XVII sino al secolo XVIII con l'architettura barocca. Per quanto riguarda l'edilizia maggiore solo dalla documentazione del sec. XV si può sapere che in questo quartiere sorgeva l'hospicium di Tonimaso de Ventura (nobiltà proveniente, intorno al 1200, da Salerno), la domuspalaciata, in vicinio S. Maria de Arcudi, di Dyambra Sanibiasi, confinante con la domus di Perrotto Pampilliani . L'inventario dei beni immobili del Monastero di S. Chiara redatto il 31 dicembre del 1427 informa, dunque, dell'esistenza nel pittaglio in questione di una chiesa intitolata S.Maria de Arcudi da cui come s'è visto, prendeva nome il vicinio. E' verisimile supporre che questa chiesa fosse una fondazione privata; il patrocinio presente nell'intitolazione potrebbe far pensare (ma non vi è alcun documento che conforti l'ipotesi) che essa fosse annessa alla domus palaciata di Nicola Arcudi, di cui si ha memoria, senza che ne venga indicata poi l'ubicazione, nel testamento dello stesso, redatto il 4 agosto del 1345, in presenza di Stefano Pantaleone, iudex annalis della città, da Giovanili Ferrari, notaio," regia auctoritate" , per tutta la "provinciam terre Ydronti" . Dagli Atti della Visita Pastorale di mons. Ludovico de Pennis si viene a sapere che detta chiesa era di jus patronatus, che era servita da un cappellano (l'abate Riccardo Spicalicio), da un tesoriere, che era, anche, riccamente dotata, e che si trovava ubicata "in pictagio sancti Angeli prope circuitum sancte Clare" . Da un primo riscontro fra elementi forniti dalla documentazione e la realtà edilizia sul posto non è dato trarre alcuna conclusione certa riguardo ad eventuali riutilizzi e continuità delle aree sfruttate. Se dovesse esser verisimile l'ipotesi riguardante il carattere privato della S. Maria de Arcudi (si ricordi che e' detta di jus patronatus), nel pittagio Sancti Angeli sarebbe sorta quindi la domuspalaciata di Nicola Arcudi confinante con altre due domus palaciatae di proprietà dello stesso Nicola Arcudi, e con la domus del di lui fratello Ligorio, così come risulta dal menzionato testamento dell'Arcudi. Confinante con il giardino della chiesa di S. Maria de Arcudi sorgeva ancora l'hospicium di "Cobello de Alanuone", riportato nell'inventario dei beni immobili di detta chiesa eseguito in occasione della Visita Pastorale del de Pennis. Sempre intorno alla metà del sec. XV, nel detto quartiere,si trovava un hospicium di proprietà del Monastero di S. Chiara, ed un altro di proprietà di una non meglio identificata "soror Desiata". La documentazione disponibile censisce, ancora, ventisei domus, di cui alcune di proprietà del Monastero. E' altresì verisimile presumere che la realtà testè delineata, non riguardi esclusivamente il secolo XV, ma rifletta una situazione ascrivibile in larga parte al secolo precedente. Il quartiere si suddivideva in fine in cinque vicinia: quello di S. Maria de Arcudi, S. Maria de la Mussia, S. Chiara, S. Leucio, e quello di S. Nicola del giudice Gualtiero. Per il 1300, invece, si ha notizia solo di due vicinia: quello di S. Maria de Arcudi e quello di S. Tommaso.

 
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