EGNAZIA
Il moderato autunno
mediterraneo può essere un periodo particolarmente suggestivo per spingersi
a visitare un tratto di litorale, sul lato adriatico della costa settentrionale
pugliese, dove l'erosione degli elementi naturali si confonde con il ricordo
di una civiltà che nel tempo passato ha forgiato pazientemente la roccia
delle scogliere. In questo luogo il mare ha cesellato uno spazio antropico.
O, si potrebbe anche dire, la mano dell'uomo ha domato l'ambiente penetrando
con opere massicce verso l'Adriatico e dominandone la forza distruttrice:
non si riuscirebbe a definire altrimenti il predominio l'uno sull'altro,
come ad esempio il punto in cui sono ancora evidenti, nelle lingue di
roccia tufacea sulla battigia, i solchi da cui sono stati tratti i conci
adoperati per ergere le adiacenti fortificazioni di difesa, gli approdi
per le navi, le stesse abitazioni ed i luoghi di culto e di lavoro. Emblematico,
nella vasta area archeologica di Egnazia, in provincia di Brindisi, il
sito posto all'estrema propaggine settentrionale dell'area: qui i resti
delle possenti mura lambiscono la schiuma salmastra e paiono protesi nell'atto
di stringere un amichevole patto con l'elemento liquido. Tutto intorno,
la superficie dello scoglio si presenta ancora costellata dai segni incancellabili
dal lavoro manuale di scavo e, nonostante l'azione millenaria delle onde,
è perfettamente riconoscibile il canale che anticamente riversava dall'interno
le acque piovane al fine di impedire l'insabbiamento del porto. Allo stesso
modo sono ispezionabili le cisterne dalle pareti finemente impermeabilizzate
e le opere funerarie adiacenti la battigia dove la vita, secondo il mito,
invece inizia. Ed ancora, vestigia di strade, canali, fornaci, moli possenti
conservati sotto la superficie dell'acqua raccontano di un connubio dove
la natura è accarezzata ed accondiscesa, prende talora l'aspetto della
divinità che si asseconda, si accompagna e si teme. Una bella lezione
per il cosiddetto uomo moderno, non c'è che dire.
L'area archeologica
di Egnazia, ormai il secondo polo museale di tipo archeologico in Puglia
dopo il Museo Nazionale di Taranto, è ora completamente fruibile, anche
con percorsi notturni e per disabili, e si estende per una superficie
complessiva di circa 40 ettari. Particolarmente significativa è l'area
compresa fra due profonde insenature, delle quali la meridionale corrisponde
all'originale approdo risalente all'età del ferro, mentre il secondo,
ricco di importanti resti subacquei, sembra attestare con certezza un
uso successivo di epoca romana, come dimostrano le opere sottomarine
realizzate e che sembrano escludere l'utilizzo di maestranze locali.
La fascia peninsulare stretta fra le due baie, piana e sopraelevata
di circa dieci metri ad opera più delle sedimentazioni antropiche che
non per motivi naturali, costituiva l'Acropoli, il luogo centrale dell'antico
insediamento, all'interno del quale sono conservati i resti del tempio
pagano. Luogo eletto e libero da impianti di tipo residenziale o produttivo,
che invece erano dislocati in un'area più vasta più a diretto contatto
con il mare, questo sito sopraelevato risulta di particolare interesse
e conserva l'originario fascino dello spazio specificatamente destinato
al culto. Esternamente a quest'area si possono visitare la zona delle
cave ed anche vasche, pozzi, cisterne ed inoltre tombe e fondamenta
degli edifici. Tutta l'area archeologica è chiusa a Nord dalle possenti
mura difensive, oltre le quali vi sono ancora da ammirare la necropoli,
un'importante cava utilizzata per la costruzione delle mura stesse e
resti di un insediamento protostorico. E proprio dai ricchi corredi
delle tombe messapiche deriva la definizione di "ceramica di Egnazia",
che indica la produzione di buona parte di centri della Puglia intorno
al V secolo a. C. Come molti degli insediamenti archeologici pugliesi,
Egnazia racconta una storia antica e sedimentazioni di civiltà succedutesi
fino ad epoca medioevale. Le prime tracce antropiche risalgono alle
fine dell'età del bronzo: insediamenti di campagne, delle quali interessanti
sono le tracce degli alloggi, scavati nella roccia, dei pali di legno
che sostenevano l'intonaco argillosa delle pareti. Tale tipo di insediamento
primitivo verrà sostituito, intorno al V secolo, da una struttura urbano
meglio definita, conformemente ad un processo comune a tutta la civiltà
dell'epoca.
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