Agli occhi dello spettatore si proponevano 64 palchi; nella platea erano allineate 312 sedie di ferro con cuscini di pelle rossa; oltre 50 sedie collocate nell'orchestra. Nelle caratteristiche tecniche più salienti delledificio, si ponevano in risalto le seguenti: altezza della sala 60 palmi profondità della sala 65 palmi larghezza della sala 56 palmi larghezza delledificio 78 palmi altezza dell'arco scenico 60 palmi.
La questione dell'intitolazione si concluse il 23 Gennaio del 1855 con la scelta di Nicolò Piccinni a seguito del rifiuto di Maria Teresa dAustria. Ella infatti, non volle che al teatro fosse attribuito il suo nome perché non ritenne dignitoso che "del suo augusto nome si fregiasse un edificio duso profano". Fu inoltre scartata un'ulteriore proposta del sindaco di chiamare il teatro "Teatro del Municipio", perché non aveva incontrato il favore della cittadinanza.
Era sindaco in quel periodo Pasquale Maggi
Nel 1857 furono stanziati 4160 ducati che dovevano servire per realizzare il primo lotto dell'ala destra del teatro. Il prospetto del Teatro veniva quindi ad allargarsi verso destra di una piccola sezione di fabbrica fino all'altezza del primo piano, compresa fra il teatro e l'odierno portone di accesso a Palazzo di Città.
Le colonne che figurano nel portico del teatro sono di travertino provenienti dalla cava di Altamura denominata la Mena. Ogni fusto consta di tre pezzi uniti con fogli di piombo dello spessore di un centesimo di palmo, al fine di farli combaciare. I capitelli sovrapposti alle colonne, sempre in travertino sono formati da due pezzi e hanno le dimensioni di 5,8 palmi quadrati di base e 3,5 palmi di altezza. L'architrave lungo il prospetto del portico è lungo 80 palmi. I cinque bassorilievi posti nei riquadri del prospetto sono fatti di stucco in getto di presa e polvere di marmo e furono modellati su calchi di creta. Allo stesso modo fu realizzato lo stemma della città posto sul timpano.



Lo stemma della città presente all'interno
della sala del teatro Piccinni


La prosecuzione dei lavori per il completamento dell'intero isolato fu ancora più travagliata di quella che aveva condotto all'esecuzione del teatro. Nel 1859 nel corso di una sua visita a Bari Ferdinando II stabilì che accanto al teatro fosse costruita la borsa di cambio e l'ufficio della camera consultiva di commercio ed il tribunale di commercio.
Il decurionato in una seduta del 2 Marzo 1860 decise di sistemare il tribunale di commercio dentro il palazzo di città (quello sito nella omonima stradina). Dopo l'Unità Nazionale non si parlò più dell'idea di edificare il tribunale di Commercio sulla sinistra del teatro. Nel frattempo nel 1860 gli architetti Luigi Reves e Giuseppe Barbone redassero un progetto di spesa finalizzato al completamento dell'ala destra. La costruzione dei nuovi ambienti procedette molto alacremente soprattutto in considerazione delle precarie condizioni nelle quali si era ridotto l'antico palazzo di Bari Vecchia. Il 21 Luglio 1864 il Consiglio Comunale potette per la prima volta riunirsi nella nuova sede, mentre l'edificazione dell'ala terminò nei mesi successivi.
Da un documento tratto dall'archivio municipale si può rilevare la distribuzione degli spazi e l'attribuzione delle relative funzioni: "la gran sala a prospetto del Corso Vittorio Emanuele in corrispondenza del fronte del Teatro Piccini fu destinata a Sala Consiliare; le altre sale contigue sino a Via Roberto Da Bari per la rappresentanza civica."
All'angolo tra Corso Vittorio Emanuele e Via Roberto Da Bari (nella parte che ospita oggi la Sala per le riunioni della Giunta e il Gabinetto del Sindaco) il corpo di fabbrica, dato lo sviluppo verticale delle volte raggiungeva il livello del secondo piano, non rispettando le indicazioni progettuali di Niccolini.



Dall'immagine si rileva la presenza delle finestre
cieche al secondo piano, sull'ala dell'edificio
posta su Via Roberto da Bari


Per rispettare l'armonia dell'intero prospetto qualora fosse stata costruita l'ala opposta, (che era prevista a due piani), si pensò di disporre dei finti finestroni nella parte alta delle predette sale che dessero l'illusione dell'esistenza di un secondo piano. Parte di questi finti finestroni é ancora visibile mentre la restante parte é stata utilizzata con la realizzazione effettiva e parziale del secondo piano, avvenuta nel Novecento.




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