Nel 1874 si ricominciò a parlare della sistemazione dell'ala destra
del teatro. All'Ing. Giorgio De Vincentis fu conferito l'incarico di progettare
la ruota, ossia la disposizione dei 40 seggi dei consiglieri nella
sala consiliare. Al progetto ne fu allegato un altro in cui l'ingegnere
prevedeva di disporre la Sala Consiliare (detta allora Gran Sala del Teatro)
nello spazio che si sarebbe potuto ricavare dalle due salette ad essa attigue
separando i muri divisori. La gara per la realizzazione fu vinta qualche
anno dopo da un artigiano di nome Giuseppe Giannelli, che provvide anche
alla costruzione di una pedana in sette pezzi fatta di tavole di abete di
corinto, dell'estensione di 60,05 mq su cui poggiare gli stalli. Lo stesso
Giannelli scolpì lo stemma in legno della città alla modica
cifra di 100 lire, che ancora oggi adorna la Sala Consiliare. Gli stalli
e le poltrone invece furono utilizzati sino al 1970.
Si fa rilevare che gli ambienti del nuovo Palazzo Municipale venivano illuminati
mediante braccioli a gas fissati nel muro del vano scala, lampieri di bronzo
a tre braccioli a gas con i rispettivi globi di cristallo smerigliato nella
sala di entrata degli uffici (cioË quella a cui tuttora si accede dallo
scalone principale), un lampione di bronzo con sei braccioli a gas con le
rispettive campane di porcellana e tubi di cristallo nella sala di aspetto
(l'attuale anticamera da cui si accede al Gabinetto del Sindaco). Le lampade
erano alimentate da tubi di piombo. La sala in cui attualmente si riunisce
la Giunta era illuminata da un lampiere di cristallo con ornamenti d'iride,
senza globi e con alcuni prismi mancanti. Nella sala del Consiglio c'erano
lampieri di bronzo dorato, uno a dieci braccioli e gli altri due a cinque,
sempre con globi di cristallo smerigliato.
SOPRAELEVAZIONE E COMPLETAMENTO DELL'EDIFICIO.
Fino ai primi anni del Novecento l'ala destra del teatro si estendeva
ancora su un piano soltanto pur dando all'esterno l'impressione con i finti
finestroni costruiti nel 1867, di essere un edificio di due piani. Nel nuovo
secolo tuttavia, l'espansione demografica della città (dagli 83.000
ab del 1901 in soli dieci anni si passò a 103.000) determinò
un incremento delle esigenze degli uffici che abbisognavano di spazi più
ampi e comodi per il personale municipale e il pubblico; ci fu addirittura
chi ventilò l'ipotesi di costruire un nuovo Palazzo di Città
nel luogo ove attualmente sorge il Circolo degli Ufficiali in Via Cairoli
mentre altri più realisti si limitarono a proporre la sopraelevazione
del Palazzo di Città in modo da uniformare l'ala destra dell'edificio
con quella sinistra, in cui di recente si era insediato il Palazzo di Città.
Un primo progetto in tale direzione fu redatto, su richiesta del Sindaco,
dall'Ing. Capo del Comune nel 1896, anche se levento non ebbe seguito. L'ipotesi
di edificare un ulteriore Palazzo di Città fu presto scartata per
due ragioni: quella economica in primis, e poi per la distanza notevole
dalla Regia Prefettura. L'ipotesi della sopraelevazione, d'altro canto incontrò
qualche difficoltà per la presenza di lesioni nel fabbricato di Via
Roberto Da Bari. Dopo accurate indagini, però, l'Ufficio Tecnico
concluse che la sopraelevazione era possibile. Nella sostanza il progetto
prevedeva la modifica delle volte di copertura di alcuni locali del primo
piano, ossia l'abbattimento delle medesime e la sostituzione con solai di
ferro, appoggiati ai muri perimetrali preesistenti, alti fino al secondo
piano e completi di cornicioni e di vani finti, per ragioni di euritmia
architettonica dell'intero isolato del palazzo di città. Su questi
nuovi solai sarebbero stati collocati i nuovi ambienti, illuminati dai finestroni
finti disposti in precedenza. Il progetto e la relativa spesa furono esaminati
dalla Giunta nel 1913 ma approvati completamente soltanto nella riunione
del 28 Gennaio 1914; Il lavoro fu effettuato, secondo i termini previsti
dal regolamento, entro 90 gg. nonostante le difficoltà oggettive
del lavoro stesso ed uno sciopero dei lavoratori. A fine lavori il secondo
piano finto coi finestroni posticci rimaneva solamente lungo il lato di
Corso Vittorio Emanuele, fino all'inizio dello spigolo con Via Roberto da
Bari, ove é tuttora visibile. Nel frattempo il Cavalier Pasi, inviato
a Bari come Commissario straordinario ordinò la redazione di un progetto
per il trasferimento dal primo piano al piano terra degli Uffici di Stato
Civile, Anagrafe, Leva, Liste Elettorali ed Archivio. L'esecuzione fu affidata
a trattativa privata all'impresa Matteo Ricco, che si stava occupando anche
della sopraelevazione di cui sopra. Questa iniziativa incontrò delle
difficoltà nella forte opposizione di Giuseppe Colaianni che possedeva
una sala da barba di lusso (al Barione) proprio al piano terra dell'edificio
accanto all'entrata e che si opponeva alla disdetta del contratto di locazione
da parte del comune.