Il settore "vitale" resta quello dell'edilizia residenziale sovvenzionata, agevolata e convenzionata, favorita dalla fioritura delle cooperative, che, però, si attesta sulle aree periferiche, moltiplicando la marginalità (dal San Paolo a Enziteto, da Carbonara 2 a Japigia).
Lo spirito creativo ed imprenditoriale dei baresi ancora una volta ha modo di reagire a questa situazione di stallo sul doppio versante dell'impresa economica e della ricerca culturale.
Importanti funzioni di rilevanza regionale sono di fatto decentrate al di fuori del territorio comunale barese, nei settori della grande distribuzione (Parco Commerciale Barese, Baricentro) e della ricerca scientifica e tecnologica (Tecnopolis, Centro Laser e Centro Ricerca Olivetti), nonché al di fuori di qualsiasi piano pubblico territoriale e di sviluppo.
Nasce, così, di fatto, un raccordo tra capoluogo e centri periferici, embrione di area metropolitana, con una conseguente domanda di coordinamento istituzionale delle diverse funzioni ed attività territorialmente dislocate. Al di là di recenti ipotesi progettuali di iniziativa regionale, ancora attardate nel perseguimento di obiettivi che ricordano nei contenuti il piano Quaroni, il quale nel tempo ha dimostrato la sua inidoneità a garantire una equilibrata gestione dei processi di sviluppo del comprensorio barese, nonché prive di una strategia globale degli interventi funzionale ad una identificazione del ruolo assegnato al capoluogo, vi è però sufficiente materiale di iniziativa privata, come già detto, ed anche, ancorché episodica, di iniziativa pubblica (piano ferroviario, nuovo stadio per i mondiali di calcio, politecnico) perché l'antico spirito dei baresi trovi motivi di creatività tali da consentire un mutar di rotta, offrendo, nuovamente dal basso, nuove possibilità alle politiche regionali per Bari, per la sua area metropolitana, per la Puglia.