In questa sede è sufficiente definire il supporto sensibile come quella parte della macchina fotografica destinata a fissare l'immagine proiettare dall'obiettivo e possiamo assimilarlo ad un mosaico, in cui ogni tassello altera la propria colorazione in funzione della luce che lo colpisce. Risulta subito evidente che, quanto maggiore è il numero di tasselli esistente per unità di superficie, tanto maggiore sarà la capacità di rappresentare i particolari, cioè maggiore sarà la definizione dell'immagine.
Possiamo classificare il supporto sensibile per:
- tipo, che può essere analogico (pellicola in bianco-nero o a colori) o digitale (sensori elettronici);
- sensibilità, definita come quantità di luce fissata nell'unità di tempo. Dunque, a parità di immagine, il tempo di esposizione è inversamente proporzionale alla sensibilità;
- risoluzione, cioè il numero di granuli (nel caso della pellicola) o di pixel (nel caso di sensori) contenuti nell'unità di superficie. Risulta evidente che per una elevata definizione della fotografia è necessario far ricorso a pellicole con grana fine o sensori ad alta risoluzione.
- latitudine di posa, considerata come capacità di compensare differenti richieste di esposizione nelle varie zone dell'immagine.
Il foro stenopeico -
L'obiettivo -
Il diaframma -
L'esposimetro
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