L'adozione del caso normale, in fotogrammetria architettonica, avrebbe dovuto consentirne a tutti un facile utilizzo, ma così non è stato. A distanza di trent'anni dal 1° Corso Internazionale di Fotogrammetria Architettonica (Politecnico di Zurigo, 1972), questa tecnica non solo non ha avuto la diffusione prevista, ma, oggi, da più parti viene considerata obsoleta. Eppure, se riflettiamo, la fotogrammetria è l'unica tecnica di rilievo veramente ergonomica. L'uomo, sin dalla prima infanzia, per prendere qualsiasi oggetto, fa ricorso alla fotogrammetria per rilevarne la posizione: il suo sistema oculare è semplicemente una bicamera con base 6 cm. Forse l'errore commesso dai fotogrammetri è stato quello di andare oltre l'esigenza dell'uomo, fornendogli una restituzione grafica al posto dell'immagine stereometrica. Ciò, in passato, era dovuto alla scarsa diffusione dei restitutori fotogrammetrici, il cui costo elevato consentiva solo a pochi opertori la lettura del modello tridimensionale. Ma già nel 1991, con l'arrivo dei primi computer in laboratorio, gli studenti del corso di fotogrammetria architettonica, collaudando le prime versioni di Stereofot, hanno dimostrato la semplicità del rilievo fotogrammetrico, presentando al Convegno internazionale del 1993 uno stack di Hypercard per la restituzione di fotogrammi ottenuti con foro stenopeico. Oggi possiamo tranquillamente affermare che rimane solo il problema di ottenere le immagini stereometriche dell'oggetto e, a questo punto, si pone la scelta della camera metrica, di alto o basso costo.
Di fronte alla definizione dell'immagine ottenuta con il foro stenopeico, negli anni '80, dagli studenti del corso di fotogrammetria architettonica, possiamo tranquillamente affermare che essa, esente da distorsioni, non ha nulla da invidiare ad un'mmagine ottenuta con la stereocamera Wild C120. Agendo, poi, sulla distanza principale, che è sufficientemente grande per poter essere misurata con precisione, possiamo tranquillamente variare la scala-immagine. Nel caso in esame gli studenti hanno variato la distanza di ripresa, ottenendo immagini in scala 1:50, 1:100 e 1:500. Indubbiamente, in questa esercitazione, improvvisare era una necessità, a cominciare dal caricamento e dal sigillo della camera in luce di sicurezza, fino alla ripresa ed allo sviluppo dei fotogrammi che venivano fissati direttamente su carta sensibile. A grantire il corretto impiego del caso normale (complanarità dei fotogrammi, parallelismo degli assi di ripresa ecc.) c'era solo la fantasia dei giovani, capaci di sotituire strumenti ottici e treppiedi con fili tesi e tavolini scolastici.
Sulla base di queste esperienze di autentica ricerca scientifica, possiamo fissare i criteri di progettazione di una camera metrica con foro stenopeico e parlare di Photogrammetry Low-Cost.

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