Il progresso tecnologico e l'immissione sul mercato di macchine fotografiche automatiche hanno creato nell'uomo l'illusione di scaricare sul mezzo le responsabilità proprie dell'operatore: sono divenute di uso comune frasi come "la fotografia non è venuta" o "questa fotografia non si può fare". Quindi, per meglio comprendere la tecnica fotografica, ci conviene rivivere, con esperienze pratiche, il processo storico.
  Cominciamo con un esperimento suggerito da un illustre personaggio: "Pruova come tutte le cose poste 'n un sito sono tutte per tutto e tutte nella parte. Dico che, se una faccia d'uno edifizio o altra piazza o campagna che sia illuminata dal sole, arà al suo opposito un'abitazione, e in quella faccia che non vede il sole sia fatto un piccolo spiraculo retondo, che tutte le alluminate cose manderanno la loro similitudine per detto spiraculo e appariranno dentro all'abitazione nella contraria faccia, la quale vol essere bianca, e saranno lì appunto e sottosopra, e se per molti lochi di detta faccia facessi simili busi, simile effetto sarebbe in ciascuno" (Leonardo da Vinci, in "Codice Atlantico").
  Quando frequentavo la terza media (siamo nel 1948 e nelle case non c'era la televisione), spesso, subito dopo pranzo, andavo a letto non per dormire, ma perché mi piaceva vedere, proiettate (a colori) sul soffitto della mia stanza, le partite di pallone che i ragazzi giocavano in strada. Essendo il foro sostituito dalle feritoie delle persiane, la proiezione era molto luminosa, mentre l'audio era in... diretta. A chi non ha vissuto esperienze del genere, prima di procedere oltre, consiglierei di ripetere l'esperimento in una stanza prospiciente un edificio illuminato dal sole. Potremmo, per esempio, porre sul vetro di una finestra un cartonicino nero con un foro (unica fonte di luce per la stanza) e, all'interno della stanza disporre uno schermo con la superficie parallela a quella della finestra su cui si trova il foro.
  Se l'eperimento non ci ha soddisfatto, ripetiamolo sulla base di un'altra descrizione: "Per veder que le cose in oscuro in una camera che sono fuori illuminate dal Sole, e con i suoi colori" "è bisogno che prima chiudate le fenestre della camera, e seria anchor meglio, se si otturassero tutte le fissure, che non entrasse alcun lume dentro, destruesse tutta l'apparenza, buserai una fenestra, farai il buco della grossezza d'un dito per lungo, e per largo, sopra vi accomoderai una tauletta di piombo, ovvero di rame, e ce la incollerai, della grossezza d'un cartone, nel cui mezo farai un buco rotondo della grossezza del dito piccolo della mano, all'incontro vi porrà lenzuola bianche, o panni biancheggianti, overo una carta, così tutte le cose che di fuori sono illuminate dal sole, le vedrai dentro, vedrai che coloro che passeggiano per le strade, rivolti con la testa in giù come antipodi, e le cose destre appariranno sinistre, e tutte le cose rivoltate, e quanto più seranno distanti dal buco, tanto appariranno più grandi. Se tu vi avvicinerai una carta, o lenzuolo bianco, le immagini si vedranno minori, ma più chiare; ma bisogna star un pochetto a vederle; perché non le vedrai cosi subito; perché una cosa sensata gagliarda, la grandissima impressione co'l senso, e vi fa tanta affettione, che non solo quando i sensi fanno la sensazione, ne detti sensori, et l'offendono, ma sono rimossi da sensi, pur vi restano fermi, il che si conosce chiaramente in questo esperimento, perché coloro che caminano per lo sole, quando entrano in una camera oscura anchora quell'affettione gli accompagna, che non si vede nulla, overo con gran fatica per serbarsi anchora ne gli occhi quella affettione fatta da quel lume; ma poi se parte a poco a poco, e veggiamo nelle tenebre assai bene. Ma hora aprirò quello che ho sempre taciuto, e stimava dover tacere sempre, se voi ponete al buco una lentecchia di cristallo, subito vedrai le cose assai più chiaramente, le faccie di coloro che vanno per le strade, i colori delle vesti, le vesti, e tutte le cose, come se proprio le vedessi da presso, non senza grandissimo piacere, che coloro che lo vedono non possono tanto meravigliarsi, che basti." (Giovan Battista Della Porta, "Magiae naturalis").
A conclusione dell'esperimento prendiamo nota delle seguenti definizioni :

    1) distanza principale è la distanza del centro di proiezione (foro) dal piano di proiezione (schermo). Il rapporto dimensione-immagine/dimensione-oggetto è tanto più grande, quanto maggiore è la distanza principale;
    2) raggio principale (linea celeste) è la perpendicolare condotta dal centro di proiezione (foro) al piano di proiezione (schermo);
    3) punto principale l'intersezione del raggio principale con il piano di proiezione. Il punto principale può non coincidere con il centro dell'immagine, ottenuto come intersezione delle diagonali (nell'ipotesi che si tratti di immagine rettangolare);
    4) decentramento è la distanza, (misurata nel piano orizzontale e/o nel piano verticale) del punto principale dal centro dell'immagine;
    5) sistema di riferimento dell'immagine è il sistema di riferimento cartesiano ortogonale che ha per origine il punto principale, per asse delle ascisse l'asse orizzontale, orientato verso destra, e per asse delle ordinate l'asse verticale, orientato verso l'alto;
    5) angolo di ripresa (verticale o orizzontale) è l'angolo al vertice del triangolo che ha per base un lato dell'immagine (rispettivamente altezza o base) e per altezza la distanza principale. Quando esiste un decentramento si pone la necessità di distinguere un angolo di ripresa superiore (indicato col colore verde chiaro in figura) ed angolo di ripresa inferiore (indicato con colore verde scuro). In caso di decentramento orizzontale, dovremo distinguere l'angolo di ripresa destro e l'angolo di ripresa sinistro;

fotogrammetria povera | foro stenopeico | camera metrica | progetto | ripresa