Lo stereoscopio
Quando osserviamo un oggetto vicino, istintivamente regoliamo
la convergenza degli occhi sul punto da osservare; nella visione
stereoscopica indiretta invece dovremmo osservare due fotografie poste a
breve distanza con gli assi ottici degli occhi paralleli o addirittura
divergenti se il lato orizzontale della fotografia è più lungo della
distanza interpupillare. E' questa un'operazione difficile. Per consentire
a tutti di dirigere gli assi ottici degli occhi nei punti corrispondenti
della coppia di fotogrammi e quindi di osservare facilmente l'immagine
tridimensionale, esistono gli "stereovisori o steroscopi".
Il modello più adottato in fotogrammetria è lo stereoscopio
a specchi, costituito da una coppia di lenti di ingrandimento, che
permettono di tenere gli occhi accomodati all'infinito mentre osserviamo
oggetti vicini, di rendere cioè paralleli gli assi ottici degli occhi, e
da due coppie di specchi, destinati a variarne la distanza.
Per assecondare l'adattamento del sistema visivo dell'
osservatore, è necessario posizionare sotto lo stereoscopio i fotogrammi
con lo stesso orientamento che avevano al momento della ripresa. Per fare
ciò sufficiente:
- determinare il centro dei fotogrammi;
- individuare su ciascun fotogramma il centro dell'altro;
- allineare i quattro punti ottenuti secondo una direzione
parallela alla congiungente i centri ottici delle lenti.
Uno stereovisore pratico e di facile realizzazione è lo
"stereoscopio ad assi visuali incrociati" privo di lenti, che
sfrutta la nostra capacità di incriciare gli assi ottici degli occhi.
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