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La costruzione del modello



Per poter realizzare un modello virtuale, nella fattispecie quello del Comune di Serracapriola, è stato necessario affrontare ed analizzare una serie di tematiche, che risultano essere decisive nel poter poi avere un riscontro finale, quindi in definitiva un modello della realtà pressochè attendibile.
L'analisi storica: é il primo passo necessario per comprendere i diversi aspetti legati agli eventi e alle vicende del paese. La storia insita in ogni realtà costruttiva abbraccia ogni singolo componente, il binomio storia-architettura è imprescindibile. Analizziamo alcune date della storia di Serracapriola che reputo essere di notevole importanza nel raggiungimento di cambiamenti radicali sul volto del paese.
Le origini: Oltre l'ipotetica esistenza di una "Rocca Frentana"... quanto diffuse fossero le strutture di età romana intorno a Serracapriola lo possiamo rilevare tuttora dai toponimi della campagna serrana... in cui il termine "grotta"... di alcune contrade indica la persistenza nel sito di scantinati, di ville o fabbricati rustici romani... che sono stati ormai distrutti. Dai rilievi effettuati è ipotizzabile... che una piccola comunità si sia insediata in quella zona che va dal Castello alIa Chiesa di San Mercurio. Un sostegno indiretto di questa tesi può essere ricavato dall'analisi del sistema viario... attraverso la "greppia di Petronio"... Lo stesso nome Serracapriola potrebbe riferirsi al nome di una famiglia... in epoca romana, il cognomen "Capriola" (A. Gravina).
Il terremoto: Con il terremoto del 1626/27 in paese "non restò forma completa de habitazione, né pietra sopra pietra... Del castello soltanto la torre ottagonale tutta fabbricata a mattoni di taglio non fu toccata in minima parte... Sui colli irti di macerie, iniziò ben presto a nascere la nuova Serracapriola. Il suo primo simbolo monumentale fu Santa Maria in Sylvis. La costruzione fu ultimata nel 1630..." (S.Ricci).
La ricosrtuzione: Sui resti murari fatti per lo più di pietrame cominciarono a sorgere le nuove case. La tecnica costruttiva era "a sacco". Il materiale più comunemente usato era il mattone misto al pietrame nelle costruzioni più antiche e la malta fatta con impasto di terriccio, paglia e calce. I muri erano costruiti a casse-forme sovrapposte. Ogni struttura composta da pietre e malta era delimitata da mattoni. Soltanto quando "il sacco" era ben asciutto "u frèbbechètore" poteva proseguire il lavoro. Erano tempi senza problemi di tempo. I muri perimetrali delle abitazioni, di oltre un metro di spessore ottenuti con la stessa tecnica del muro a secco con l'aggiunta di malta, erano, nelle case più antiche, muri di sostegno per le volte a botte che iniziavano l'arco a 150 centimetri dal suolo. In alcuni casi la volta poggiava su due o quattro archi che si sviluppavano lungo le pareti valorizzati in altezza. Con la diffusione delle fornaci ci fu il trionfo del mattone nel nostro tessuto urbano. Per farsi la casa i contadini andavano dai mattonai a barattare la paglia con i mattoni. La bravura del muratore era determinante non solo per la stabilità della costruzione, ma anche per l'eleganza delle forme, specie delle volte e degli archi ottenuti con una tecnica originale, tramandata di generazione in generazione. Dopo aver costruito i muri perimetrali ed aver innalzato, su quelli frontali, due semiarchi, il Capomastro centinava la volta, che era quasi sempre a botte. I "sbregliòzze" legati a gesso formavano volte a crociera. Il tetto (a cupertine) era costituito da travature in legno poste parallele fra loro e alla distanza di un metro. Tra una trave e l'altra si allineavano ogni venti centimetri in senso trasversale delle traversine di cerro, su cui si poggiavano i mattoni Santa Croce (pienèlle). Infine il tetto, ormai chiuso, veniva definitivamente coperto di coppi (pince).

  Politecnico di bari - C.d.L. in Ingegeria Edile - corso di Rilevamento fotogrammetrico dell'architettura              realizzato a cura di Nicola Flora  

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