IL FOTOPIANO

  Data una presa fotografica, (ovvero una proiezione centrale), dove sia ripreso e facilmente individuabile un elemento piano, è possibile operare una trasformazione (detta impropriamente anche "raddrizzamento"), che porti questo piano dalla sua configurazione prospettica in proiezione ortogonale.
L'immagine fotografica così trasformata mantiene quasi inalterate le sue caratteristiche qualitative, la sua densità di informazioni e può essere riprodotta in scala come fosse una rappresentazione grafica architettonica del piano medesimo.
In altre parole: da una immagine fotografica che rappresenti, ad esempio, la facciata esterna di un edificio in proiezione centrale, è possibile ottenere, con una speciale trasformazione, una immagine dove il piano di questa facciata appare in prospetto.

Dal punto di vista geometrico, data una figura piana con reticolato ortogonale di riferimento (vedi schema1), questa assume generalmente nella proiezione centrale (= presa fotografica) una conformazione dove le rette parallele hanno direzione convergente verso fughe orizzontali e verticali.
Nel procedimento di "raddrizzamento" l'immagine fotografica può essere trasformata (vedi schema2) ripristinando la corretta geometria della figura ripresa ed annullando, relativamente a quel piano, gli effetti della proiezione centrale che, oltretutto, impediscono una misura ed un proporzionamento immediato del soggetto.

È fondamentale evidenziare come questo particolare processo fotogrammetrico sia applicabile esclusivamente in modalità monoscopica, (su singole immagini fotografiche) e sia finalizzato alla sola determinazione di misurazioni bidimensionali di elementi appartenenti al piano trasformato.
Nella fotogrammetria classica, invece, dove si opera in stereoscopia (su coppie di immagini fotografiche), è possibile determinare, grazie alla doppia collimazione, la posizione spaziale (coordinate 3D) di un qualsiasi punto presente nella coppia di immagini stereoscopiche.

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