La genesi

"Bitritto è un comune situato in pianura a circa sei miglia da Bari. Di questo paese l’origine è remotissima e oscura, ma la sua esistenza rimonta a molto prima dell’Era volgare (753 di Roma) come si manifesta da monumenti esistenti sino ai nostri tempi".

Dei "monumenti" di cui scriveva nel 1850 il canonico di Bitritto, don Filippo Intani, oggi non sembra esserci più traccia, ma durante i lavori di restauro del castello (1985) sono venuti alla luce dei pozzi costruiti, presumibilmente, prima dell'XI secolo.

Inoltre uno studioso di storia agronomica tardo-romana, il Ruta, ha ritrovato "una parte del cardo massimo dell’ager varinus (l’agro di Bari) che si è conservato in un tratto della Bari-Ceglie, mentre il decumano massimo si ritrova nella strada che da Bitritto porta a Valenzano attraverso Loseto".
E’ stato ipotizzato, dunque, che già in epoca tardo-romana, in prossimità del decumano massimo dell’ager varinus, esistesse, data la fitta suddivisione poderale, un centro abitato che corrisponderebbe all’attuale Bitritto.

Il primo documento relativo al paese, tuttavia, risale solo al 1070: si tratta di un atto legale, conservato nell’archivio della Basilica di San Nicola di Bari, in cui si afferma che un certo Basilio e sua moglie Gaita avevano fatto costruire privatamente "in loco Vitricto"
una chiesetta intitolata a San Tommaso Apostolo.

Il Porsia avanza quindi l’ipotesi che nel 1070 Bitritto non fosse che una terra incolta dai confini incerti ed indefiniti, un "locus" appunto, frequentato forse da radi pastori.