VICENDE COSTRUTTIVE-NOTIZIE STORICHE
nella scheda della soprintendenza

La chiesa preesistente l’attuale costruzione ci è descritta dalle fonti documentarie come un edificio di dimensioni più ridotte dell’attuale, al di sotto del livello stradale, buia e oscura, “...rozzamente costruita…“, a tre navate, le minori coperte da lamie e la maggiore a capriate, con campanile, sacrestia e alcune cappelle laterali tra le quali spiccava per la dimensione e l’arredo quella intitolata al SS. Sacramento.
Questa sommaria descrizione è ricavata dalla relazione del “dott. Fisco D. Domenico Gatti” scritta in occasione della consacrazione della nuova chiesa ed essa può essere integrata da una breve nota dell’Apprezzo della Terra di Montescaglioso del 1677 “…In detta Piazza alla destra è la Parrocchia Chiesa Madre sotto il titolo di S. Pietro a tre navi, le due laterali a lamia, e quella di mezzo coverta a tetti con diverse cappelle sotto il titolo di Sante e Santi , e Nostra Signora del SS.mo Rosario et in testa dell’altare Maggiore con core da dietro con custodia di legno indorata, dove si pone il SS.mo e dalla parte piccola è la fonte battesimale, con diverse confratanze, tiene la detta chiesa tutti li apparti ordinari di cinque colori, come pianete, oltre d’altri apparti extraordinari con dodici calici, sfera di nostro Signore, e pissita d’argento, con altri suppellettili per esercitarli al culto divino, con organo e pulpito, con quattro campane, viene servita ed officiata dal suo Arciprete, e parroco Don Giuseppe Gagliardo di detta Terra, ed un Cantore D. Masenzio Fidatelli, e sacerdoti numero cinquanta, un diacono ed un suddiacono, e 30 clerici ed hanno d’entrade docati mille…”.
Il numeroso clero era collegiato nel capitolo di S. Pietro che poteva disporre di numerosi immobili nel centro abitato e di discrete proprietà nel territorio di Montescaglioso (Catasto Onciario). Pur essendo sconosciuta l’epoca precisa della costruzione della chiesa, questa già esiste nel 1565 anno al quale risalgono le più antiche rubricazioni del registro dei battezzati compilato secondo le norme del concilio Tridentino.
Nel 1776 crolla parte della antica chiesa, dopo di che resosi vano ogni tentativo di riparazione e formato un comitato di Maggiorenti per la raccolta del denaro necessario, ha inizio la costruzione della nuova chiesa. Autore del primo progetto, una chiesa a tre navi che a causa della mancanza di spazio e di risorse finanziarie è priva delle absidi, è Giovanni Cervelli “Ingegnere bitontino”.
Tra il 1780 e il 1790 si completano le strutture di fondazione e le sepolture il cui volume è utilizzato per sopraelevare la chiesa dal piano stradale. A dirigere il cantiere sono chiamate maestranze in prevalenza provenienti da Bari, Taranto e Pomarico con un apporto minimo dei locali.
Nel 1798 terminata la costruzione delle coperture delle sepolture e all’atto di iniziare l’edificazione delle navate, si decide l’aggiunta delle tre absidi lo spazio per le quali è ricavato dall’abbattimento di alcune case circostanti. A proseguire l’opera è chiamato “mastro Gerardo Antonacci da Montrone” coadiuvato dai fratelli Giuseppe, Saverio e Cesare Ventrelli da Taranto. I lavori continuano e allorché mastro Antonacci abbandona la direzione del cantiere, nel 1800, la chiesa è completa in tutto il suo perimetro fino all’altezza del cornicione.
Ben presto, però, nei pilastri delle navate, fatta eccezione per quelli a sostegno della cupola e dei transetti si scoprono vistosi difetti di costruzione nonostante i quali, dato nuovo incarico al mastro Omobuono Basile, vengono completate le volte ma “…dopo tutto terminato si videro due pilastri serpeggiare e dopo pochi giorni tutto crollò, e grazie al cielo, non vi fu danno nell’umanità e soltanto rimasero gli pilastri maggiori intatti perché ben assodati dal primo mastro Antonacci, quello che non fece per gli altri minori. Ciò succedè dopo pochi mesi compita l’opera e che la disgrazia accadde nell’ottavario dei morti dell’anno 1804.” (Archivio parrocchiale: “per un’idea della chiesa antica e nuova”).
Per alcuni anni i lavori della chiesa restano interrotti finchè nel 1809 riprendono sulla scorta del vecchio progetto, salvo il nuovo disegno dei pilastri crollati, e con la direzione del cantiere a carico del M. Omobuono Basile richiamato da Taranto.
Nel 1816 la chiesa è completa nelle strutture e fino al 1823 si provvede alla costruzione della sacrestia e della parte superiore del campanile, all’arredo della chiesa con stucchi, quadri, statue, altari il tutto donato o eseguito a spese di cittadini e famiglie del posto.
Il 23/5/1823 il clero prende finalmente possesso della nuova chiesa che, però, già nel 1857 avrà bisogno di nuovi lavori di consolidamento resisi necessari per dissesti e cedimenti manifestatisi nella navata sinistra.
Dopo pochi lustri dalla consacrazione della chiesa si rivelano, nelle murature e nelle volte,dissesti e lesioni tali da richiedere un intervento di consolidamento.
Nel 1857 una perizia redatta dall’architetto barese Nicola Carelli, individua una serie di lavori da eseguirsi al più presto dei quali una parte, però, non sarà portata a termine. In particolare il Carelli consiglia la demolizione e la ricostruzione dei contrafforti della volta maggiore mal posizionati e difettosi nella dimensione, alcuni lavori di consolidamento nelle fondazioni, l’ispessimento dei pilastri e la costruzione di un contrafforte nello spigolo sud-ovest della facciata.
Questi interventi saranno effettivamente eseguiti a differenza della costruzione di una copertura a capriata sull’estradosso delle volte delle navate, dell’esecuzione di una muratura di controspinta lungo tutta la navata ovest e il completo rivestimento d’intonaco delle murature esterne della chiesa.
Nonostante l’esecuzione di una buona parte dei lavori previsti dalla perizia del 1857, le condizioni statiche della chiesa, nel corso degli anni, sono sempre più peggiorate, rivelando dissesti nell’area già oggetto del precedente intervento di consolidamento. Le motivazioni vanno cercate nella cattiva esecuzione dei lavori, per ciò che riguarda tutte le navate, e nella natura argillosa del terreno sottostante l’edificio.
L’evento tellurico del 23/11/1980 ha, poi, accentuato il processo di ribaltamento della torre campanaria, del compagno di facciata e delle murature del settore ovest con conseguenti dissesti nelle strutture portanti e nelle volte delle navate sinistra e centrale.