Il progetto per la ricostruzione

Dopo il crollo di una parte della navata nord si tentò di organizzare la riparazione della parte crollata, ma alcuni sacerdoti, insistendo sulla pericolosità della costruzione anche se riparata, suggerirono di costruire una nuova chiesa.
Questa idea ebbe successo presso la gente del paese che, con orgoglio ed allegria nominando prima una commissione di gestione, iniziò le operazioni di ricerca e trasporto del materiale da costruzione nella campagna; mentre si demoliva la vecchia chiesa, si preparavano le fosse dove confezionare la calce.
L'incarico di redigere il progetto fu dato ad un ingegnere di Bitondo, un certo D. Giovanni Cervelli, che lo approntò velocemente facendolo esaminare anche a Napoli. Il progetto proponeva uno spazio distributivo a tre navate senza crociera né cappelle di sfondo, né coro per mancanza di superficie e di risorse finanziarie a disposizione. Utilizzando tutto il materiale di risulta della vecchia chiesa demolita, si realizzò la navata nord; quindi si tracciarono e si eseguirono le fondazioni della sacrestia e del campanile; inoltre si realizzarono, sotto il piano di calpestio della nuova chiesa che si trovava a quota maggiore rispetto alla precedente, dei vani in cui furono riposti i resti delle antiche sepolture. Tale operazione fu poi emulata dalla popolazione che prese a seppellire i morti nell'ipogeo della chiesa; quest'ultimo si estendeva dall'altare maggiore fino al frontone principale, suddiviso da muri, su cui poggiavano le voltine che costituivano il piano di calpestio della nuova chiesa. La partizione dell’ipogeo avveniva seguendo lo schema della pianta in superficie, cioè le navate si corrispondevano nell'ipogeo, che era ricoperto appunto da voltine cilindriche con generatrici parallele alla dimensione maggiore della navata; sotto la navata centrale invece l'andamento delle voltine si raddoppia; l'altezza media di questi vani sotterranei varia procedendo dalla entrata principale in avanti, da 5-5,50 mt. a 4-4,5 mt.