A cosa serve l'esame?

Con la riforma, l'esame tradizionale non ha più aver motivo di esistere.
La formazione di base di quanti accedono all'Università, oggi, è molto diversificata e risulta praticamente impossibile, per esempio presso la Facoltà d'ingegneria, fare una lezione che possa essere seguita, in modo ottimale, da chi proviene dal Liceo classico e da chi proviene da un Istituto Tecnico per Geometri.
Grazie alle nuove tecnologie, ogni docente può registrare su DVD le lezioni di tipo tradizionale, in cui affronta i punti basilari del proprio programma, e dedicare le ore previste per la didattica ai singoli studenti o a gruppi ridotti aventi formazione affine.
All'inizio della propria carriera scolastica, con l'aiuto del tutor, lo studente dovrebbe presentare il proprio piano di studi individuale, in modo da utilizzare i crediti, che gli vengono messi a disposizione con l'iscrizione, in modo ottimale per la propria formazione.
In sostanza, così come una brava massaia si reca al supermercato con un certo numero di buoni-spesa e li gestisce in modo da poter preparare un buon pranzo, lo studente dovrebbe gestire i crediti per svolgere il lavoro prescelto, per esempio un progetto, che, a conclusione degli studi, sottoporrà al giudizio della commissione preposta a conferirgli il titolo. Considerato che il lavoro dovrebbe essere svolto interamente presso la struttura universitaria e, di fatto, continuamente monitorato dai docenti, in particolare dal tutor, rimane evidente che l'esame cessa di esistere, fatta eccezione per l'esame finale, avente per oggetto la tesi di laurea.
Nella realtà lo studente preferisce (o è costretto a) scegliere il piano di studi consigliato dalla facoltà e rinuncia a utilizzare la frantumazione delle discipline in moduli didattici.
La scelta della disciplina, per quanto gli è consentito ed in mancanza di un coordinamento didattico, di solito avviene per soddisfare l'esigenza di prendere il voto più alto con il minimo sforzo, e ciò tende ad escludere la frequenza e a ripristinare, di fatto, l'esame tradizionale.
A questo punto la figura dello studente non è più quella di chi paga per sfruttare al meglio il tempo di permanenza nella struttura universitaria, ma piuttosto quella di chi mira a ricevere con il minimo sforzo il titolo di studio, dimostrando una "immaturità professionale".
Insomma si comporta come si reca al ristorante per spendere i buoni-pasto (liberamente acquistati) senza l'esigenza di pranzare. Senza voler recare offesa alla scuola media superiore, si potrebbe tranquillamente affermare che lo studente universitario si comporta ancora come un "maturando", che richiede di essere giudicato di conseguenza.