PALAZZO BOVE (BOVIO): Allegato 6

Questa costruzione è fatta risalire nella sua prima origine al secolo XIII. Si sa infatti che il palazzo fu fatto costruire dl capostipite della nobile famiglia Bove, poi Bovio, il famoso Sergio I, che arrivò a Bitonto da Ravello, sulla costa amalfitana nel 1204, al cui nipote, fra l’altro, si deve la costruzione della chiesa di San Francesco d’Assisi. Altra notizia sicura è quella del rifacimento del palazzo nel 1683, data che è incisa sul fregio del cornicione della facciata sud. Questa notizia è ricavata dagli atti del notaio bitontino Francesco Antonio Siccoda, fra i quali è conservato un contratto stipulato il 6/08/1683 tra il nobile Scipione Bovio e i due fratelli Nicola e Domenico Valentino, architetti di Bitonto. Lo stesso Scipione Bovio, uomo molto ricco e stimato, eletto prima titolare del Banco dell’Università della città e poi ordinato al Governo della stessa alla fine del secolo, essendo stato pregato dal Comune, mentre era in questa carica, di abbattere la facciata del suo palazzo per ampliare la via, lo fece a sue spese e cedendo gratuitamente il suolo. Stando a questa notizia, la facciata dovette essere certamente rifatta negli ultimi anni del seicento. Quel che non sappiamo con certezza è se a questa ricostruzione, di cui non c'è notizia su altri contratti, parteciparono gli stessi architetti citati sopra, i Valentino. Ma questo è probabile anche perché in un angolo della balaustra delle scale che portano al piano superiore leggiamo una data: 1695, che se non può essere considerata con certezza quella del compimento dei lavori ci indica almeno che in quell'anno erano ancora in corso. Forse perciò è da pensare che i Valentino stipularono inizialmente un contratto con Scipione Bovio per dei lavori , che miravano solo a completare l’opera precedente e dare una migliore sistemazione e funzionalità agli ambienti già esistenti, ma che in seguito essendoci la necessità di rifare la facciata, essi avessero preso anche questo compito nelle loro mani. Comunque il maestoso complesso edilizio dovette essere iniziato dal padre dei due architetti su nominati, un certo Valentino dei Va1entino, il cui nome è annotato su una targa posta sul lato settentrionale del palazzo. Questi , nel realizzare il palazzo dovette non solo pensare ad inglobare le vecchie costruzioni romaniche preesistenti, ma anche adattarsi ad edificare un prospetto su di un'area stradale leggermente a gomito. Anche se la costruzione del palazzo dunque risale al seicento, presenta lo spirito e i caratteri propri del rinascimento. Il palazzo Bove è il tipico prodotto della cultura postconformistica in Terra di Bari, ove gli interni affrescati o dipinti determinano nuove situazioni ideologiche di contemplazione e di religiosità. Sulla strada, a piano terra, si aprono ampi locali che fanno da botteghe a centina alternata e, all 'estremità settentrionale, c'è la Cappella Patronale di S. Maria della Pietà. Il portale d'ingresso che si apre all'estremo meridionale della facciata, è fiancheggiato da due semicolonne o bugne d 'ordine ionico con festoni dì fiori e dì frutta.Il fregio superiore, che presenta un ricco bassorilievo con motivi floreali e mascheroni, si spezza nella parte centrale dove tra le bugne della chiave dell'arco del portale si allungano fin sotto la cornice superiore. Ai lati delle due semicolonne si sviluppano due lesene con una grande voluta per parte. Al dì sopra del portale si apre una loggia a due arcate, di cui una è stata murata. Superato il portale si entra in un profondo androne coperto da una volta a botte, con lunette laterali , sulla cui destra si sviluppa un'ampia scala d'accesso al piano superiore, la cui balaustra è notevole per la delicata, ma nello stesso tempo ricca fattura, ed è quella che porto incisa la data 1695. Al di là dell'androne c'è il cortile che ha una forma quadrangolare e sulla cui parete di fondo è svolto il tema della loggia, tanto cara al rinascimento a Bitonto. Questa loggia è parzialmente distrutta, sia per il crollo dell'ordine superiore, di cui rimangono le basi delle colonne poggiate sui relativi pilastri, a testimonianza della preesistenza di un loggiato a tre arcate simile a quello inferiore, sia per l'inserimento di un ballatoio che collega le attuali abitazioni. Delle tre arcate rimaste intatte del piano terra e che poggiano su quattro pilastri, quella centrale è più piccola delle laterali ed in essa è situata una vera di pozzo in una nicchia. Al di sopra di questa arcata più piccola due medaglioni a rilievo, con teste di profilo, richiamano il solito motivo già incontrato nei portali Sylos-Calò e De Ferraris-Regna.I medaglioni probabilmente raffigurano i committenti Scipione Bovio e Virgilia Sylos, figlia di Francesco e Livia Fenicia. A coronamento del loggiato si sviluppa una balaustra diversa da quella della scala dell'androne, ma ugualmente ricca di particolari decorativi di ottimo gusto. Sul terrazzo alcuni agrumi fanno della loggia un singolare giardino pensile di straordinario effetto. Anche questo terrazzo si affaccia, mediante arcate impostate su robuste pilastrate, in un’antica vasta area verde (unica nel Centro Antico) a confine con il palazzo Rogadeo.