ARCHITETTURA DELLA CRIPTA

Storici locali narrano che nel 1059 alcuni marinai della repubblica amalfitana si rivolsero alla Vergine Maria, perchè li salvasse dal pericolo di un naufragio. Scampati, vollero dedicare alla Madonna una cripta su cui, successivamente, fu edificata la Chiesa di S.Maria degli Amalfitani; mentre altri sostengono di non poter considerare esatta tale notifica perche secondo loro l'attuale cripta della chiesa era una grotta basiliana, già precedentemente aperta al culto e che soltanto nel secolo Xl fu dedicata alla Vergine Maria delle Grazie dalla numerosa colonia degli amalfitani stanziatasi nella città di Monopoli per ragioni commerciali.
Ad essa conduce una lunga scala a cui si accede dalla navata sinistra della chiesa superiore. La grotta, a navata unica, conclusa da due absidi, ha un deambulatorio che circonda i tre lati del naos. ll soffitto è piano ed è preceduto da un sepolcro. Questa ha subito qualche rifacimento, di stile barocco solo nella volta e si presenta nell'aspetto originario anche se al quanto fatiscente a causa dell' umidità che proviene dall'acqua sorgiva sottostante.
La grotta è a pianta semplice, ha il naos composto da un vano quadrangolare (8.00x11.00 m circa) ampliato mediante i bracci del deambulatorio sui tre lati. Il deambulatorio comunica con la navata centrale mediante coppie di arcate spartite da pilastri quadrangolari, delimitando i due lati della cripta. Originariamente esisteva una iconostasi che fungeva da divisore tra il bema ed il naos. Un muro di sostegno realizzato durante i lavori, di restauro per la chiesa superiore, del 1931 ha sfigurato l'aspetto originario della grotta, che alcuni manoscritti dicono essere con apertura a coppia di archi. La grotta, considerata l'ampiezza, l'organicità delle strutture litoidi e gli apprestamenti (altari, sedili) atti allo svolgimento del rito, fu un santuario molto venerato. Gli altari furono tre fino alla visita dell'Orfini, avvenuta tra il 1566 ed il 1568 , che li ridusse sino ad avere un unico altare.
La denominazione consueta di " Cripta di S. Maria Amalfitana" è stata data dopo la costruzione della chiesa superiore. Infatti la destinazione iniziale fu quella di una chiesetta officiata dai monaci basiliani. Poi venne la devozione a S. Nicola; mentre più tardi, quasi alla fine del 1400, i monopolitani espletarono la loro fede d'avanti all'altare centrale dove era affrescata una Madonna, infatti la grotta fu denominata "Cappella Madonna delle Grazie" fino al 1776, data in cui fu costruita, nella chiesa superiore una cappella con altare dedicato alla Madonna delle Grazie, e l'incavo sotterraneo, come ordinato dal Mons. Luca della Gatta, fu adibito a sepoltura in quanto la chiesa non aveva un cimitero. In essa furono sistemate tombe arcosolio, superstite quella al fondo del braccio destro del deambulatorio. Precedentemente a questa data, anche la cripta ebbe il suo antico cimitero fino al 1510, come risulta dai documenti dell' A.U.D. (archivio unico diocesano); cimitero che nel 1576 fu ristrutturato ad opera del clero amalfitano, per cui altre tombe composte dal solo sarcofago litoide sono situate nello spazio antistante la cripta.
Quanto sopravvive della decorazione pittorica della cripta si riassume in frammenti esigui di affreschi, che nonostante le condizioni dell'intonaco dipinto, rivelano la mano di un frescante di buona tempra. In essa comunque predomina il bilinguismo pittorico, infatti negli affreschi anteriori si nota uno stile bizantino, mentre negli altri una certa esperienza occidentale mediata dall'ambiente angioino napoletano.
Secondo alcuni il frescante della cripta fu Matteo, pittore chierico di S.Pietro nel 1380. L' affresco più importante della cripta è quello che rappresenta S.Nicola in posizione frontale, con gli abiti vescovili. Circondano la figura centrale riquadri con episodi della vita del Santo. Nel pannello superiore a sinistra è rappresentata la scena dei tre giovani salvati dalla decapitazione: visibile la spada del carneficie a sinistra e due dei tre giovani a destra.
Nel soffitto della cripta si ammira una tempera, ma il suo stato è estremamente precario. Questa raffigura la "Madonna col Bambino ed Angeli"; al di sotto ed intorno, parti frammentarie di scene, forse icone di santi, o un ciclo dell'infanzia. Il che indica che le pitture sono state disposte a più registri. Il trono su cui sta la Vergine è intuibile più che visibile, ed è posto contro uno sfondo a riquadri che sembra simulare un drappo, o forse, la parete di fondo di un piccolo ambiente; due angeli al volo (quello a destra, col capo coronato da fiori, mentre dell' altro si intravedono solo le mani) coronano il capo della Madonna coperto da un lembo del manto che copre tutta la persona. La madre regge il Bambino che guarda estasiato l'annuncio dell'Angelo.
Probabilmente risale ai primi del '600 la tela, oggi sotto custodia, che è copia dell'affresco presente alcuni secoli addietro, sull'altare centrale della cripta e che raffigura la "Madonna col Bambino". L'artista è ancora oggi sconosciuto, forse monopolitano, ma nell'opera si notano degli aspetti di stile bizantino, soprattutto nelle due figure principali in cui si intravedono alcune finezze particolari, quali le mani eleganti e sensibili della Madonna, l'ornamento dei drappi e la luminosità dell'aureola dorata, che era scomparsa prima del restauro avvenuto nel 1980.