CENNI STORICI DI MONOPOLI

La città di Monos-polis ebbe origine lungo un Porto-Canale naturale, posto sulla costa adriatica della Apulia. Tale Porto, aveva pressappoco, la forma del profilo della pipa con la parte larga orientata verso Nord-Est, ossia verso il mare, mentre la parte stretta terminava in una lama. Le sponde interne del porto, erano intervallate da numerose grotte. L'imboccatura era ubicata in un punto della costa non molto alta, ma aspra a causa di numerosi scogli affioranti. Procedendo sia verso Settentrione che Meridione, la costa si presentava molto frastagliata e ad intervalli quasi regolari vi era un continuo susseguirsi di cale o insenature più o meno grandi e frapposte fra queste, lingue di terra, che si protendevano nel mare a guisa di vere e proprie penisolette, che nello scorrere di lunghi anni, venne a formarsi il primo insediamento della città di Monopoli. Già dai tempi della preistoria la zone era stata abitata da uomini primitivi che avevano stabilito la propria dimora nelle numerose grotte, disseminate lungo tutte le insenature. Trascorsero diversi secoli prima che questi uomini abbandonassero le caverne per insediarsi sul terreno sovrastante dando origine si suppone al primo insediamento abitativo,al primo nucleo. L'avvento dei Romani in Puglia segnò anni di pace, nei quali il nostro villaggio continuò a prosperare ed ampliarsi sino a diventare una piccola cittadina cinta di mura, mentre il suo porto naturale costituì un approdo sempre più comodo per i naviganti, permettendo così l'intensificarsi degli scambi. Dopo la decadenza dell'impero romano, Monopoli entra a far parte, come tutte le altre città della Puglia, dell'impero d'Oriente che autorizzava la libertà di culto, di fatti in quel tempo sorse una chiesetta dedicata a San Salvatore.
Dall'impero d'Oriente si passò ai barbari tedeschi che saccheggiarono la vicina Egnathia , permettendo così il trasferimento della sede vescovile dalla città morta alla vicina e piccola Monopoli. Il primo documento che riporta per iscritto la parola Monopoli è del 611. Numerose furono le teorie sull'origine di questo nome: alcuni sostengono che originariamente fosse Minos-Polis perchè alcuni cretesi a seguito di un naufragio, furono costretti a rimanere sulla nostra costa e a fondare la piccola cittadina, che, in onore del loro re Minos, chiamarono Minos-Polis (città di Minos); altri sostengono che dal 256 d.C. la città prese il nome di Monos-Polis (città unica), perchè fu la sola città della Peucetia ad abbracciare la fede cristiana; altri fanno risalire l'attributo (Monos = unico) alla fusione della città di Egnathia con la nostra; altri ancora sostengono una tesi più semplice ossia, Monopoli sarebbe una variante eufonica di Manopoli, "la città a forma di mano", il che cprrisponde alla morfologia della città sul mare. Col nome Manopoli la città figurava del resto sulla carte venete del Seicento. Nel 650 arrivano a Monopoli i Longobardi che si fermarono per lungo tempo, tanto che edificarono alcune chiese e fortificarono meglio la città con la costruzione di torre e nuove mura. Nel 900 Monopoli passò nel potere dagli arabi di Sicilia, ai bizantini, ai normanni i quali modificarono la cinta muraria della città permettendo l'ingresso alla stessa da tre porte. Durante tutto il dominio normanno, le città della Puglia conobbero un'espansione demografica ed edilizia mai sperimentata. A poco a poco le città persero la caratteristica della rocca fortificata, per divenire centro di attività economiche in rapporto costante con i paesi d'oltremare. Il 1091 rappresentò per la diocesi di Monopoli un anno ricco di eventi, che ne fece aumentare l'importanza, tanto da far ritenere che il vecchio tempio fosse diventato poco capiente e nel 1108 si decise di abbatterlo per sostituirlo con uno più grande. Ci vollero circa nove anni, perchè sulle rovine del vecchio tempio si alzassero i muri del nuovo. Nel 1117 il tempio non era stato ancora coperto, forse per mancanza di travi, fors'anche per mancanza di fondi. Le preghiere del vescovo e della popolazione, culminarono alla fine con un miracolo, manifestandosi nella notte del 16 dicembre dello stesso anno, quando la Madonna vestita di bianco, apparve in sogno ad un pio cittadino, di nome Mercurio avvertendolo che nel porto vi era una zattera fatta di travi, sormontata da una icona raffigurante la Madonna. La Vergine gli raccomandò di avvisare il vescovo: cosa che nel pieno della notte il pover'uomo fece. Non venne però creduto dal prelato e, costernato, se ne tornò a casa, dove si mise a letto e si riaddormentò. Gli apparve ancora la Madonna, la qulae ripetè di avvisare il vescovo. L'uomo, devoto e paziente, fece subito quanto gli era stato ordinato, ma ancora una volta non fu creduto, anzi, fu preso per visionario. Tornandosene a letto e riaddormentatosi, gli apparve ancora una volta la Madonna, pregando nuovamente di andare egli stesso al porto, per constatare che la zattera era lì alla deriva della spiaggia. Giunto al porto rimase allibito, quando realmente vide una zattera formata da almeno una trentina di travi con sopra un quadro raffigurante una Madonna col bambino. Per la terza volta si precipitò dal vescovo e prima che questi lo scacciasse, non gli lasciò aprir bocca, tanto era deciso col dirgli che questa volta la zattera l'aveva vista con i propri occhi e che su di essa troneggiava l'icona di una Madonna col bambino. Questa volta il prelato si convinse che il suo fedele diceva la verità, per cui fece subito suonare le campane e, radunato il popolo, annunciò il lieto evento e tutti insieme in processione varcarono la porta della città, per recarsi sulla spiaggia, dov'era la zattera. Una moltitudine invase tutta la scogliera, additando la zattera che era sulla spiaggia. Alcuni pescatori accostarono la "Madia" alla battigia così il vescovo Romualdo potè così prendere il quadro che baciò devotamente e poi mostrò al popolo.Poi in corteo il quadro venne portato alla chiesa e nei giorni seguenti la zattera fu tirata a secco, ove fu disfatta e con le travi si dette subito inizio alla copertura del nuovo tempio. Tutt'oggi in onore della Madonna ogni 14 agosto e 16 dicembre di ogni anno, questa storia viene rievocata e ricostruita passo per passo, mostrando così la devozione del popolo monopolitano alla Madonna della Madia. Tornando a seguire le vicende di Monopoli nel XIII secolo si può dire che pur alle dipendenze del Papa Gregorio IX, la gran parte dei monopolitani patteggiava per il giovane imperatore svevo Federico II a tal punto da difenderlo tanto accanitamente, da destare l'ammirazione e la riconoscenza del giovane imperatore, che, quando decise di premiare quelle città che gli avevano dimostrato fedeltà, scelse Monopoli tra le prime. In tale occasione l'imperatore contribuì alla ricostruzione delle mura della città: vi fece aggiungere alcuni baluardi, ampliò il castello e fece murare sulla porta della marina una lapide a memoria della strenua difesa della città durante l'assedio e l'attacco di Gualtiero di Brienne, suo nemico. Si presume che sia stato lo stesso Federico II a fregiare lo stemma di Monopoli, raffigurante uno scudo rosso con tre rose bianche, ove il rosso dello scudo stava a significare il sangue versato dai cittadini nel difendersi dall'attacco del Brienne, e le rose bianche simboleggiavano la salda fedeltà di essi alla casa sveva. Nel XIII secolo come tutte le città della Puglia, anche Monopoli, era sottoposta al predominio francese che mostrò di essere il più sanguinario di tutti i dominatori conosciuti fino a quel tempo. Nonostante tutto, la piccola cittadina di Monopoli continuò a crescere specie su quel nuovo borgo che si era formato a nord subito nei pressi della città attorno alla chiesetta fatta costruire dagli amalfitani. Col passare degli anni, questo borgo detto Pittaggio Claudorum era diventato un vero e proprio centro commerciale molto attivo. Dal 1285 al1435 Monopoli passò dall'occupazione degli Aragonesi, a quella degli Angiolini, in più si associavano a questi le continue lotte tra le fazioni, che causarono il trapasso da città regia e demaniale a feudale.
La città che più di ogni altra mostrò di essere legata agli angiolini, fu proprio Monopoli, che il 30 giugno del 1495, dovette pagare a caro prezzo questa sua fedeltà a causa di un feroce attacco dei veneziani ai quali opposero resistenza, proprio per difendere il dominio angiolino. I veneziani forti della loro esperienza fecero fortificare nel 1500 le mura della città, che però non evitarono una conquista della stessa da parte degli spagnoli. Gli anni che seguirono furono caratterizzati da un continuo alternarsi del dominio veneziano e spagnolo che imbavagliarono la popolazione meridionale per quasi due secoli, gettando i semi di tutti quei malesseri, dei quali oggi ancora sono percettibili.
Nel 1532, si diete inizio al rifacimento delle mura, lavori che furono fatti eseguire per ordine e volontà di CarloV, il quale fece circondare di nuove mura la città terminante intorno al 1545, mentre il castello costruito sulla Punta di diamante, portava il nome dell'imperatore e fu terminato nel 1552.
Il progetto della fortificazione prevedeva quarantatre torri costiere lungo il litorale Adriatico pugliese, distanti tra loro da uno a tre chilometri, munite di cannoni, per proteggersi dai pirati e dai turchi.
Il XVII secolo portò alla suddivisione della popolazione in famiglie nobili da una parte, famiglie grasse e plebee dall'altra. Altra data importante era il 1789, anno in cui una grande rivoluzione scoppiò in Francia , ma di riflesso, interessò quasi tutti gli stati europe. Napoleone, uomo nato dalla rivoluzione, fece invadere il Regno di Napoli, affidandolo a Gioachino Murat dando così inizio al periodo murattiano. Fu proprio in questo periodo che Monopoli avvertì preponderante il bisogno di doversi ampliare, visto che gli spazi edificabili all'interno delle mura, erano completamente esauriti, e la popolazione continuava a crescere con un ritmo sempre maggiore. Il comune aveva dato l'incarico agli ingegneri, Sorino e De Simone, di redigere la pianta del nuovo borgo. Il piano scelto fu quello dell'ingegnere De Simone, che prese corpo verso il 1830 con la demolizione delle mura, l'appianamento dei fossati e l'espansione delle abitazioni vero Ovest. Il nuovo borgo comprendeva una grande piazza (detta appunto "borgo") con ampie strade rettilinee e isolate a scacchiera. Nacque in quegli anni il modo di dire: "vado sopra, al paese nuovo o vado abbasso, al paese vecchio", modo di dire ancora in uso. Nel 1844 il popolo cominciava a prendere coscienza che ormai era giunto il tempo di fare l'Italia e di non servire più lo straniero e nel 5 maggio del1860 anche Monopoli iniziò a sventolare per la prima volta il tricolore. Con l'avvento del nuovo Regno, i monopolitani, pagando di tasca propria, dettero inizio alla realizzazione di quel porto sempre sognato fin dai tempi della rivoluzione veneta. I lavori vennero avviati nel 1868, comprendendo un nuovo sito per il porto in stretta vicinanza con il porto vecchio, lavori poi terminati nel 1890 che lo portarono ad avere una qualifica di porto di seconda categoria solo nel 1907.
Il primo decennio del nuovo secolo, vide crescere notevolmente la nostra città, che si estese verso Nord, verso Ovest, e verso Sud-Est, con la stessa intensità. La popolazione cominciò a migliorare le proprie condizioni economiche, il porto assicurava lavoro a diverse persone, si cominciò ad avviare la lotta all’analfabetismo: tutti erano orgogliosi di far parte di una nazione libera e non più soggetti a vedersi da un momento all’altro sotto un nuovo padrone.
Nel 1918 Monopoli vide partire verso i lontani confini, sui ghiacciai del Carso, nella valli dell’Adige, diversi giovani monopolitani chiamati dalla giovane nazione a combattere nel primo grande scontro mondiale. Dopo la vittoria, seguirono il fascismo, il nazismo, il secondo conflitto mondiale, la miseria e la fame. Ricordi che sono ancora vivi nella mente di molti dei nostri concittadini, anche grazie a monumenti che fanno rivivere quei lugubri eventi (come una sirena sita ancora sul campanile della chiesa di San Francesco). Gli eventi principali che seguirono il dopo guerra non solo di Monopoli ma di tutta l’Italia sono noti a tutti, perciò concludo questa narrazione storica ritenendo che sia molto importante conoscere le proprie radici, altrimenti non si saprà mai chi siamo e da dove veniamo.