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La vicenda di questo insediamento monastico ha una sua rilevanza, oltre che dal punto di vista architettonico, soprattutto per il suo assetto urbanistico. A tal proposito si può affermare che il nucleo antico di Bari si sviluppa su di una penisola, che nel tempo ha subito diverse modificazioni per contenere il porto e l’ampia arteria viaria (il Lungomare), che posta all’esterno della cinta muraria ha salvaguardato l’integrità del borgo, ma ha deturpato il fascino delle mura cittadine a picco sul mare (vedi Otranto, Gallipoli, ecc.).
Ancora oggi, così come è avvenuto nel passato, il complesso tessuto urbano del borgo antico è caratterizzato da tre entità di grande rilevanza che ne hanno fortemente condizionato l’aspetto e l’assetto; si tratta cioè della Cattedrale, della Basilica di S.Nicola e della Piazza Mercantile, nella quale è ubicato il Sedile.
Da quanto emerge dalle vedute del Pacichelli, è possibile tentare di capire come si colloca la chiesa di Santa Teresa dei Maschi rispetto a questi tre centri. Nell’entroterra si percepisce in maniera chiara la linea della Cattedrale e del suo elevato campanile; nella parte più protesa verso il mare, spicca la Basilica di San Nicola, circondata da un’edilizia minuta che ne esalta la monumentalità e nella parte dominata dai torrioni del molo, si trova la Piazza Sedile (il “Seggio dei Nobili”).
Questi tre complessi edilizi rappresentano, altresì, i luoghi entro i quali avveniva la gestione dei tre poteri fondamentali della conduzione della vita cittadina: quello religioso, quello politico, quello commerciale. È bene notare che per Bari le chiese principali sono due e che il potere politico ha trovato la sua sede, per un certo periodo di tempo, all’interno del castello normanno svevo.
Per connettere tali fulcri della vita sociale della città si crearono dei percorsi essenziali: la Strada del Carmine che collega la Cattedrale alla Basilica di S.Nicola, la Strada Palazzo di Città che collega Piazza Mercantile alla Basilica e le Strade Filioli e Rua Fragigena che collegano la Cattedrale con Piazza Mercantile, passando attraverso la Piazza dei Gesuiti.
Su queste strade si insediarono, con i loro imponenti edifici, le più importanti famiglie dell’aristocrazia barese e, dalle descrizioni del Pacichelli, ci si rende conto che della chiesa di S.Teresa dei Maschi non risulta alcuna rappresentazione. Ciò costituisce una conferma del fatto che la sua edificazione cominciò sul finire degli anni ottanta. L’autore, infatti, de Il Regno di Napoli in prospettiva dell’Abate Giovanbattista Pacichelli effettuò il suo viaggio in Italia meridionale negli anni che vanno dal 1682 al 1684, pur tuttavia riferisce: “...I Padri Gesuiti perfezionano un bel collegio...fabbricano pure i Teresiani”.

"Carta scenografica della cittą di Bari,
capo di tutta la Puglia
"
disegno di Vincenzo Lapegna (1770),
Biblioteca Provinciale De Gemmis

Nelle vedute del ‘700 la facciata e la cupola di Santa Teresa dei Maschi sono ben emergenti all’interno del borgo, al punto di divenire un episodio molto importante della sua iconografia e del paesaggio.
All’epoca della edificazione del complesso conventuale e della chiesa, l’assetto urbano delle città gravitava ancora attorno ai monumenti religiosi, capaci di segnare il territorio con profondità di significati e contenuti; inoltre anche l’Alberti sosteneva che “in tutta l’arte del fabbricare non è cosa alcuna dove bisogni avere maggiore impegno, cura, industria e diligenza, che nel porre ed adornare un tempio” in quanto casa di Dio, pertanto “se nella città vi sono colline, ne deve essere scelta la parte più elevata; nel caso invece in cui non vi siano alture, il pavimento del tempio deve essere alzato sopra il resto della città, tanto quanto è conveniente” come affermava Palladio.



Il consistente insediamento dei Carmelitani Scalzi in Bari, peraltro voluto e sostenuto dall’aristocrazia della città, ha fortemente condizionato l’organizzazione degli spazi compresi tra due dei tre poli a cui si è fatto riferimento precedentemente: la Cattedrale e la Piazza Mercantile. Quanto detto è giustificato da un’analisi della planimetria di questa porzione di città, che denuncia una decisa prevalenza dei volumi edificati, la cui scansione è delineata da cinque strade che convergono sul sagrato della chiesa (posto su di una quota maggiore del piano stradale), al quale si accede per mezzo di una scalinata semicircolare.
In virtù della imponente facciata, la strada ad essa perpendicolare, ovvero la Via S. Teresa dei Maschi, è stata disegnata ad imbuto, nel tentativo di consentire a chi vi proveniva di dominarne con lo sguardo la sua interezza, che si impone da protagonista su tutto lo spazio circostante.
In realtà la visione della facciata, che si caratterizza per essere una composizione unica nel suo genere, avviene necessariamente in due tempi successivi a causa delle limitate pertinenze stradali: dapprima si può ammirare la parte basamentale e successivamente, mediante una prospettiva dal basso, la porzione superiore.




È possibile tentare di capire quali sono i rapporti tra spazio sacro e spazio profano se si tiene in debito conto il tipo di indirizzo sociale e religioso fornito dai Carmelitani Scalzi.
In merito possiamo affermare che nel XVII e XVIII secolo esisteva un forte legame tra il patriziato e le fondazioni religiose e ciò è confermato dal fatto che numerose sono le donazioni e i lasciti in favore di questi ultimi. Anche per l’insediamento di S. Teresa dei Maschi possiamo, dunque, parlare di complesso sorto grazie al sostegno della nobiltà cittadina per il soddisfacimento delle esigenze religiose della stessa.
Le motivazioni relative alla scelta del sito sono da ricondursi alla sistemazione della città alla fine del ‘600, che vedeva nella parte nei pressi di Piazza Mercantile un territorio interessato da una possibile espansione delle aree di competenza degli ordini religiosi, a seguito della creazione di una zona degna di attenzione rappresentata dalla edificazione del porto (l’attuale Molo S.Antonio).
La costruzione di chiese barocche, come anche quella dei Gesuiti, rientrava, pertanto, nel tentativo di colmare i vuoti nei quartieri sud-orientali del borgo e il complesso di S.Teresa dei Maschi, così come emerge da una visione aerea, si colloca allora come elemento di raccordo spaziale tra la zona del molo S.Antonio e la Cattedrale.
L’interesse da parte dei Carmelitani Scalzi per questo sito è inoltre confermato dalla documentazione contenuta nell’Archivio di Stato di Napoli, dove nel fascicolo riguardante l’Ordine, è presente una pianta della zona in questione, nella quale sono ben visibili le mura della parte sud-orientale della città.


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