Sul prospetto dell’ex convento, alle spalle della chiesa si trova, sopra il portale, un bello stemma dell’Ordine Carmelitano e sul fregio dello stesso portale si trova la seguente iscrizione invocativa:
DOMINE SUSCEPTOR MEUS ES TU ET REFUGIUM MEUM
SEMPER IN TE SPERABO.
L’utilizzo del convento da parte dei religiosi è durato fino alla metà del 1800, quando quest’ultimo fu utilizzato come alloggio per le truppe militari dei Borboni. Successivamente, con lo spostamento di queste nei locali del castello svevo, vi si stabilì il carcere femminile mandamentale.
Le vicende ulteriori vedono il trasferimento del carcere nella sua sede al rione Carrassi e l’utilizzo delle strutture conventuali da parte di varie istituzioni e da abitazioni. Si segnala in particolare la presenza, a partire dal 1980, del Centro Sperimentale Universitario di Cultura S.Teresa dei Maschi.
Attualmente il progetto di recupero del complesso prevede il trasferimento in questo edificio della Biblioteca Provinciale “De Gemmis”, per il quale sono stati preventivati cospicui lavori di risanamento e adattamento alle nuove esigenze.
Il fabbricato del convento si sviluppa su tre piani fuori terra ed un piano interrato che interessa parte dello stesso (non si conosce bene la sua entità in pianta perché non è completamente ispezionabile).
Il complesso si sviluppa attorno ad un chiostro centrale ed interessa tre lati di questo (il quarto è occupato per intero dall’abside della chiesa annessa al convento).


La fabbrica ha subito numerose trasformazioni nel tempo e presenta tipologie costruttive differenti nelle varie zone, nonché segni di successivi adattamenti negli schemi strutturali.
Il piano terra è caratterizzato da una muratura in tufo a doppio paramento, con parte basamentale in pietra. Le volte sono in tufo e risulta importante segnalare la presenza di sottarchi con pilastri in corrispondenza della volta del salone, segno evidente della successiva realizzazione dei piani superiori con scarichi di muri e orizzontamenti su questa volta.
Il primo piano è caratterizzato da muratura in tufo a doppio paramento per ciò che riguarda il prospetto e alcune parti interne. Tutte le altre murature sono ad un solo tufo posto di piatto. Le coperture sono costituite da volte in tufo e da solai in latero cemento presenti nell’ala nord e nel locale posto nello spigolo sud-ovest.
Le caratteristiche delle murature del secondo piano sono analoghe a quelle dei piani di livello inferiore. L’ala sud è coperta con una volta in tufo, mentre quella a nord e ad ovest con solai in latero cemento. Un telaio in cemento armato interessa l’intera altezza del fabbricato ed è costituito da tre pilastri e travi, realizzato operando una rottura nelle murature e nelle volte e sostenendo lo scarico di una zona del solaio di copertura del secondo piano dell’ala ovest.


Così come emerge da una relazione tecnica del 1985 dell’ing. Lospalluti per conto del Provveditorato alle Opere Pubbliche per la Puglia - Bari “nell’intera fabbrica si denota una non perfetta fattura nella esecuzione delle strutture oltre ad una non corretta impostazione statica, segno evidente delle varie trasformazioni subite negli anni, infatti molte murature portanti non si corrispondono esattamente in verticale ed esistono pochissimi maschi murari ortogonali alle murature della facciata, determinando campi notevoli di cortina esterna non ammorsati”. Quanto scritto sul convento è emerso da una visione del fascicolo riguardante la chiesa di S.Teresa dei Maschi contenuto presso l’archivio della Soprintendenza per i beni AA. AA. AA. SS. della Puglia, in quanto non mi è stato possibile effettuare una visione diretta dello stabile.
Sempre all’interno dello stesso fascicolo ho potuto consultare alcune tavole di rilievo eseguite per le opere di restauro del convento realizzate in passato ed altre relative alle ipotesi di recupero necessarie per il trasferimento della biblioteca provinciale “De Gemmis”.
È evidente che a seguito delle diverse destinazioni d’uso del complesso, che spesso hanno comportato cospicui interventi strutturali con rifacimenti di coperture in latero cemento, è possibile soltanto fare delle ipotesi sulla organizzazione interna degli spazi.
Le celle dei singoli monaci erano probabilmente collocate ai piani superiori con affaccio sul chiostro, in linea con una impostazione tipologica classica per un convento.
Quanto scritto è una deduzione frutto dell’analisi dei locali che si affacciano sul chiostro, che appaiono tutti di simile e contenuta entità superficiale. Con affaccio sulle strade delimitanti l’edificio sono collocati ambienti più ampi e quindi presumibilmente destinati ad attività di tipo collettivo. Al piano terra, invece, si riscontra la presenza di aule molto ampie anche intorno al chiostro, che nel progetto per la biblioteca provinciale sono da destinarsi alla sala lettura, alla sala consultazione e alla videoteca.