Nel 1562 S. Teresa di Gesù (1515-1582), meglio nota come S.Teresa d’Avila, e più tardi S. Giovanni della Croce (1542-1591) iniziano la Riforma del Carmelo, quando il Concilio di Trento volge al tramonto.
I due riformatori, entrambi proclamati Dottori della Chiesa, sono degli autentici emblemi del loro secolo, per il fatto di essere spagnoli dell’Impero di Filippo II (il “Re cattolico” per alcuni, “il demonio meridiano” per altri) e santi della Chiesa della Controriforma.
Il 1500 fu il secolo d’oro della Spagna, perchè si concluse una lunga crociata di 777 anni (715 - 1492) per la conquista della libertà di fede contro gli Arabi. Questo fatto impresse al carattere cattolico spagnolo un calore eroico e inconfondibile.
L’ideale Carmelitano Teresiano è insieme contemplativo e apostolico. Le caratteristiche fondamentali dei "mezzi" che la Santa considera essenziali per il raggiungimento dei suoi obiettivi sono l’orazione, lo zelo apostolico, la solitudine (silenzio, ritiro, clausura), la vita comunitaria (piccolo gruppo, vita fraterna, semplicità, libertà spirituale, umanesimo), lo spirito Mariano, l’ascesi e il lavoro.


Con profonda creatività i due santi hanno realizzato un’altra specie di “rifondazione”. Con essa la famiglia del Carmelo si dividerà in due parti:
· i Carmelitani dell’Antica Osservanza;
· i Carmelitani Scalzi (o Riformati o Teresiani).
L’aspetto saliente della Riforma operata consiste in un ritorno al più forte spirito della regola primitiva, privato delle mitigazioni successive. Il “ritorno alle origini” costituiva in quel momento il leit-motiv di tutti coloro che svolgevano un’attività riformatrice all’interno degli ordini religiosi, per fornire una risposta concreta alla crisi del mondo cattolico messa in moto da Lutero. Se per i Padri di Trento si può parlare di Riforma “ufficiale e gerarchica” e per la fondazione della Compagnia di Gesù di Riforma “attiva”, quella operata all’interno del Carmelo si configura come Riforma che intende perseguire la via della “contemplazione”.
Santa Teresa concepisce la trasformazione del suo Ordine come un rimpicciolimento, una riduzione della famiglia religiosa e di tutti i monasteri a piccole cellule. Pensa alla vita carmelitana come una preparazione ascetica alla mistica, fatta di preghiera comunitaria e individuale; il monastero deve dunque configurarsi come un microcosmo diretto verso la contemplazione.
È per questo che buona parte dei monasteri da lei riformati della Castiglia e dell’Andalusia sono delle vere e proprie “oasi” nel deserto: un mondo a parte separato da tutto il resto, come un castello munito di impenetrabili mura con il ponte levato in alto e all’interno del quale la comunicazione avviene per mezzo della preghiera.
Nelle Regola Carmelitana Teresa di Gesù ritrova chiari indizi sull’eremitismo primitivo del suo Ordine. I singoli monaci, infatti, vivevano in cellette sparse per la montagna e si radunavano per il culto in una cappella centrale.
Per la riformatrice si presentò allora il problema di riuscire a trovare la solitudine pur senza uscire dall’oasi del monastero e inoltrarsi nel deserto.
Il Carmelo fu allora pensato come un alveare di piccole cellette attaccate l’una all’altra e provvisto di minuscoli romitori disseminati negli angoli più solitari del giardino, entro le mura del monastero, per consentire a quanti vi dimorano il godimento di momenti di solitudine individuale nella solitudine collettiva dell’oasi.


Stemma dell'Ordine

Il nome di quest’ordine religioso deriva dal Monte Carmelo (Palestina), il monte del profeta Elia e della Vergine Maria, la cui città natale, Nazareth, non è molto distante. Su questo monte, almeno al tempo delle Crociate, Maria è stata amata, venerata e i suoi “fratelli" (i Carmelitani), mentre guardavano al profeta Elia come a ispiratore della loro vita, vivevano consacrati alla Vergine Madre di Dio.
Il Carmelo non riconosce come suo fondatore, in senso giuridico, nessun determinato personaggio e si richiama unicamente ad un filone spirituale. Fra gli ordini religiosi, dunque, i Carmelitani possono vantare le radici più antiche, se si tiene presente che il profeta Elia visse nel IX secolo a.C..
Il sorgere dell’Ordine Carmelitano è dovuto ad un gruppo di fedeli laici che, provenendo dall’Europa, si stabilirono sul Monte Carmelo (Palestina) verso la fine del secolo XII (più o meno all’epoca della terza crociata, 1189-1192). Ivi, attirati appunto dall’esempio di Elia, diedero inizio ad un’esperienza di vita, animata da una forte impronta eremitica e consacrata al servizio della Madonna. Si chiamarono perciò "Eremiti del Carmelo" (o "Eremiti Latini") e si situarono sulla principale via di pellegrinaggio che conduceva da Akko a Cesarea.
L’approvazione della prima loro prima Regola avvenne ad opera di S. Alberto, patriarca di Gerusalemme, probabilmente nel 1209. In seguito i Carmelitani fondarono monasteri in Palestina, in Siria, e anche in Europa. Il loro arrivo in Europa risale al 1235, anno in cui due religiosi ottennero il permesso di fondare una casa a Valencienne, in Francia. L’immigrazione generale, però, ebbe luogo nel 1238, mentre nel 1241 due gentiluomini al seguito di Riccardo di Cornovaglia tornando in patria condussero con sé alcuni frati del Monte Carmelo e diedero loro due conventi: uno a Hulne, ai confini della Scozia, l’altro a Hylesford, nella contea di Kent. Anche S. Luigi, re di Francia, domandò nel 1245 al Priore del Monte Carmelo sei religiosi e diede loro una casa vicino a Parigi. Fu allora il momento di richiedere una superiore approvazione della Regola, che i Carmelitani ottennero da Papa Onorio III (30 gennaio 1226), riconfermata da Papa Gregorio IX (1229).

La fonte di Elia

Intanto la Terra Santa veniva progressivamente rioccupata dai Musulmani e l’esodo dei Carmelitani verso l’Europa, i loro paesi d’origine, fu quasi totale. Qui dovettero adattarsi a nuove condizioni di vita e si riavvicinarono alle città, definendo una certa vita comunitaria. Si rivolgono, allora, al Papa Innocenzo IV, per adattare la Regola alla nuova situazione culturale e sociale: l’Ordine si trasforma da eremita in mendicante, sull’esempio dei Francescani e Domenicani.
Il primo ottobre 1247, Papa Innocenzo IV pubblicò la Regola Modificata dei Carmelitani. L’intervento del Papa riconosce definitivamente, dal punto di vista giuridico, la Regola, stabilizzandola e adattandola alle nuove realtà e portando a buon fine le tendenze già in atto: sulla guida del testo di S. Alberto venivano inserite correzioni, sciogliendo dubbi e introducendo mitigazioni.
Rimane forte l’ispirazione contemplativa, unita ad una devozione a Maria che risale ai primi giorni della permanenza sul Monte Carmelo, tanto da prendere il nome di "Fratelli della Beata Vergine del Monte Carmelo".
Nel Capitolo Generale, tenutosi a Montpellier (Francia) nel 1287, l’ordine risulta diviso in nove province: Terrasanta, Sicilia, Aquitania, Romana, Inghilterra, Francia, Lombardia, Germania, Provenza. In Italia era particolarmente fiorente la provincia di Sicilia, che comprendeva anche le Puglie, la Calabria e Napoli e aveva già una quindicina di case (Catania, Palermo, Trapani, Capua, Napoli, ecc.).
Il secolo XIV fu per il Carmelo il secolo d’oro, ma segnò anche la prima tappa della strada che doveva condurlo alla mitigazione della Regola, chiesta e ottenuta da Papa Eugenio IV durante la celebrazione del Capitolo Generale, tenutosi a Nantes (Francia) nel 1430 (l’episodio in questione è stato oggetto di un ciclo di affreschi, che oggi appare in forma frammentaria, nel Chiostro del Carmine di Firenze ad opera del frate carmelitano Filippo Lippi, formatosi alla scuola di Masaccio, a sua volta autore, sempre nella stessa chiesa, dell’apparato pittorico della famosa Cappella Brancacci).

La conferma della regola (1433)
Filippo Lippi