Uno
dei tesori custodito all'interno dell'edificio è il bassorilievo in pietra
viva che raffigura S. Maria di Costantinopoli meglio conosciuta come "La
Madonna del Cardellino". Il gruppo statuario, sistemato
nella navata destra, tra la Cappella del Rosario e quella del Sacramento,
porta la firma dello scultore pugliese Stefano da Putignano che, nel 1517,
la eseguì su commissione dell'Arciprete Don Paolo Longo e della sua famiglia.
Poco, o quasi niente, si sa delle vicende biografiche
e della formazione dell'arista; l'unica notizia è racchiusa in un manoscritto
conservato nella Biblioteca di Putignano a firma di un certo Casulli, il
quale fa riferimento ad una testimonianza del tagliapietre Marino delle
Noci, contemporaneo e collaboratore di Stefano, secondo cui "detto Pugliese"
morì di anni 70. Stefano, discendente della famiglia Pugliese (Apulie),
sarebbe nato intorno al 1470 a Putignano e morto verso il 1540. Ignorato
dalla critica e dalla storia dell'arte, intorno agli anni '60, con le ricerche
di L. Russo, A. Franco e R. Semeraro, il suo nome viene ad inserirsi dignitosamente
nell'ambito della produzione scultorea del primo rinascimento meridionale.
L'edicola cistranese, opera, poco conosciuta dell'artista, dà la misura
del suo valido linguaggio figurativo formatosi nell'ambiente in cui operavano
Francesco Laurana e Domenico Gagini; caratteristica principale della sua
produzione, presente in diverse Chiese di Puglia e Basilicata, è l'impronta
decisa e gentile che acquistano i volumi all'interno di un naturalismo personale,
elegante e raffinato. L'artista proprio a Cisternino, con il tabernacolo,
con piena padronanza dei suoi mazzi, tocca livelli altissimi liberando forme
di indipendente e originale flusso espressivo, frutto di un'ormai raggiunta
maturità stilistica. La Vergine in trono col Bambino, si presenta ammantata
di vesti dalle pieghe profonde e morbide quasi cesellate nella pietra, resa
duttile e preziosa da una tecnica avanzata e raffinata; ai lati del trono
sono rappresentati i due committenti, oggi con il viso rivolto verso il
visitatore, mentre in origine, rivolto, umilmente, al profilo della Vergine.
Il gruppo dei personaggi è sistemato ed eseguito con un'ideale classico
nuovo, con forme piene e tondeggianti, plastiche, e non più lineari. Proprio
in questo sono da ricercare i pregi di Stefano da Putignano: aver portato
in Puglia, dove ancora sul finire del '400 imperava un tardo e aulico goticismo
di derivazione catalana e borgognana, una ventata nuova carica di nuovi
impulsi rinascimentali dettati dalle neoscuole del tempo. L'opera reca la
particolare firma dell'autore ai piedi del trono, dove è incisa la frase:
"Colui che mi ha tratto dalla pietra nel 1517 è Stefano di Putignano di
Puglia". Allo stesso artista è attribuito il Cristo litico conservato nella
stessa Chiesa nella cappella del S. Rosario.