Ruvo di Puglia: cenni storici

 

 

 Foto aerea del centro storico di Ruvo di Puglia

 

Il nome Ruvo di Puglia deriva dal latino rupes (= roccia, pietra), che è attinente alle caratteristiche del territorio. Il determinante 'Puglia' deriva dal latino Apulia, originato a sua volta dall'etnico Apuli, che sembra un adattamento fonetico di Iapudes (o Iapigi) da una base arcaica -jap che indicherebbe i popoli provenienti dall'altra sponda dell'Adriatico. Gli abitanti si chiamano Ruvesi.

Di origini peucetiche (VIII-VII secolo a.C.), la cittadina fu probabilmente colonia Attica di grande importanza; nel 300 a. C. coniava monete proprie in argento e bronzo. Entrò in rapporti con la Grecia, Taranto e il mondo etrusco, divenendo fra il VII ed il III secolo a.C. un attivo centro di produzione di ceramiche. Divenne municipio romano e stazione di sosta lungo la Via Traiana con il nome di Rubi (probabilmente dal latino rupes= roccia): dove sostò il poeta venosino Quinto Orazio Flacco nel viaggio che intraprese da Roma a Brindisi. Fu distrutta dai Goti nel 463. Appartenne ai Bizantini e quindi ai monaci benedettini; risorse in epoca normanna e con gli Svevi si trasformò in feudo indipendente e fortificato.

Nel corso dei secoli fu sottoposta al governo di numerose famiglie signorili, fra cui gli Zuffo, gli Orsini, i Cardona e i Carafa, che la tennero fino agli inizi dell'Ottocento. La fine del regime feudale segnò l'inizio di un'intensa rinascita economica e culturale. Illustri ruvestini sono: il compositore Nicola Cassano, il medico Domenico Cotugno, gli archeologi  Jatta, il matematico Orazio Tedone. Ha dato i natali a Domenico Cantatore (1906-1998), esponente di spicco della pittura italiana del Novecento; molte delle sue opere sono conservate a Palazzo Caputi.                                  

Inoltre la sua ubicazione sopraelevata e la presenza della via Traiana, che costituisce l'asse viario principale rispetto al quale si sviluppa il tessuto urbano della città, furono determinanti per la sua posizione strategica, non solo militarmente, ma anche da un punto di vista economico.

Urbanisticamente la città si è sviluppata in funzione di due assi viari: il primo attraversa in diagonale il tessuto edilizio, collegando Piazza Castello (attuale Piazza Matteotti) al largo S. Domenico (attuale Piazza Bovio), corrispondente all'antico tracciato della via Traiana, l'altro, via Cattedrale, collega Porta Nuova a via Garibaldi. Questi due antichi percorsi urbani hanno assunto significati simbolici differenti: il primo finalizzato alle funzioni civili, si

caratterizza per la presenza di residenze nobiliari; il secondo, lungo il quale sono collocate numerose chiese, svolge un ruolo essenzialmente religioso.

Il centro storico presenta forma cosiddetta a "lisca di pesce", ovvero stradine trasversali che il più delle volte seguono le curve di livello del terreno: sono infatti impostate sulla strada principale e da essa si dipartono, da entrambi i lati. Il progresso economico e sociale della seconda metà del XVIII secolo portarono all'espansione della città al di fuori delle mura.

Seguendo l'esempio dello schema ortogonale del quartiere Murattiano di Bari, si svilupparono, all'esterno della strada anulare i nuovi isolati, costituiti dall'unione di case unifamiliari a forma rettangolare piuttosto allungata, generalmente senza cortile interno, creando una fitta trama di strade strette e uniformi.

L'ambiente urbano creato è tipicamente pugliese per il biancore degli intonaci, per l'uso di paramenti e di elementi lapidei, per il marcato prevalere dei pieni sui vuoti e l'uso frequente del balconcino. Fino alla ripresa edilizia degli anni cinquanta, il sistema costruttivo è stato quello murario con strutture orizzontali a volta, o solai di legno prima, di ferro e successivamente l’utilizzo del calcestruzzo armato.

L'espansione dopo gli anni '60, la redazione di un Piano Particolareggiato, ed uno di Lottizzazione, hanno interrotto la maglia ottocentesca ortogonale creando una viabilità disordinata. L'espansione edilizia negli ultimi vent'anni ha interessato, inizialmente tutta la porzione di suolo ancora non edificata, compresa all'interno del territorio delimitato dalla rete viaria dell'estramurale, per poi espandersi , tra via Corato e via Terlizzi.

La città, in passato, era munita di un sistema di fortificazioni composto da un circuito murario, da quattro porte (Porta Nuova, Porta Noè, Porta del Castello, Porta Spinazzola) e da bastioni: torri quadrate e circolari. Di queste ultime si conservano solo due torri rotonde nell'angolo Sud-Est della città e parte della torre quadrata.

Il primo impianto del sistema di fortificazione è costituito dal nucleo antico del castello, ovvero la torre rettangolare, situata all'ingresso della città sull'antica via Traiana ed orientata in relazione ai nodi strategici dell'antico insediamento medievale, permetteva la visione a 360° del territorio circostante, e quindi un totale controllo e difesa del nucleo abitativo.

Nel XIV secolo, al complesso del castello, si aggiunse un'ulteriore struttura di difesa: la Torre di Pilato o del Pilota che, inglobata nel circuito delle mura, tramite le quali si collegava alla cortina fortificata del castello.

La torre, a pianta circolare, presentava centro sull'asse che collegava lo spigolo sinistro della Chiesa del Redentore allo spigolo della veranda del Larghetto Tedone (attuale municipio), e distava dal castello m. 25,00. Era composta da 4 piani fuori terra ed uno interrato, si elevava per m. 33,00 con diametro esterno di m. 13,20. La struttura circolare era a sezione trasversale costante, in muratura e doppio paramento, composta da elementi di pietra naturale, uniti organicamente per sovrapposizione tramite malta, in modo da ottenere una struttura omogenea e solida. Tali pietre disposte in strati orizzontali, appoggiate sulla loro faccia piana e più larga, in modo tale che i giunti degli elementi di ogni ricorso fossero sfalsati rispetto a quelli del ricorso sottostante, così che un elemento di pietra fosse sempre a cavallo dei due sottostanti.

La muratura nella parte basamentale aveva uno spessore di m. 3,00 e nella parte terminale di m. 2,60. In epoca successiva alla sua costruzione fu cinta da un bastione poligonale di difesa (rivellino). Il 10 febbraio del 1881 la Torre, che era stata venduta al comune per ubicarvi un ufficio telegrafico, crollò.

Sull'area di pertinenza del castello è sorto palazzo Melodia. Si tratta di un edificio a due piani, la cui pianta è caratterizzata da un imponente ingresso al quale si accede attraverso un portale posto su un alto basamento lastricato che percorre l'intera facciata del complesso edilizio. La facciata, scandita da  cinque aperture per ogni piano sulle sue sobrie linee neoclassiche, si distingue per la parte basamentale in pietra e per il portone principale incorniciato in pseudo prònao, impreziosito da due colonne che reggono il balcone superiore. Il primo piano, intonacato, si conclude con una vistosa cornice di coronamento. Sul lato corto della piazza si affacciano altri due edifici di un certo rilievo: la chiesa di S.Rocco (costruita nel 1503 per devozione al santo che liberò Ruvo dalla peste) ed il palazzo Avitaja, sede del Municipio.

 

Bibliografia:

 

  G.B Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, vol. II, Napoli 1703

  D.Romanelli, Antica topografia storica del Regno di Napoli, Napoli 1815

  A.Jatta, Il castello di Ruvo e le sue vicende, Barletta 1903

  Luigi Camerino-Nicola Stragapede, La Torre del Pilota, aprile 1987, a cura

  dell'Associazione turistica pro-Loco di Puglia

  Il Rubastino, anno XIX n.° 1, Gennaio 1994 Pro Loco di Ruvo di Puglia