NEI DINTORNI DI NAVARRINO: LE TORRI

Le torri-vedetta documentano il periodo intorno all’anno 1000, tra i più difficili della storia di Molfetta, in quanto essendo la città nella fase di sviluppo e consolidamento territoriale, mancava di una reale organizzazione politica che doveva provvedere alla difesa di casali e borghi rurali sparsi per la campagna. Si suppone che, quando le incursioni provenivano dal mare, dalla Torre Calderina le sentinelle segnalavano l’arrivo dei pirati alla Torre della Chiesa Vecchia mediante fumate di giorno e fuochi di notte. Il segnale di pericolo veniva dato con gli stessi mezzi o con rintocchi di campana a tutte le altre torri, affinché si provvedesse ad organizzare la difesa. Esse generalmente hanno una base quadrata ed un’altezza variante tra i 10 e i 20 metri; sono costruite in pietra locale, chianche o lastre squadrate, e all’interno hanno due o tre piani ai quali si accede mediante scale retrattili. Molte torri, perpendicolarmente alla porta d’ingresso, sono provviste della caratteristica saettiera, sostenuta da gattoni, che serviva a colpire il nemico dall’alto. Alcune torri come Villotta, Mino e Navarrino vengono definite anche “casali”, in quanto fecero parte di complessi rurali che furono veri e propri villaggi. Infatti in essi oltre alle torri si notano chiese, trappeti, palmenti, piscine, stalle, abbeveratoi, ripari per la gente, ripostigli per la conservazione delle derrate alimentari, ecc. Dei casali si ha notizia solo nell’XI secolo, ma probabilmente esistevano già da tempo, poiché la campagna pugliese è stata sempre il regno dell’uliveto e del vigneto, ed il casale era il supporto logistico ed organizzativo di questo tipo di economia specialmente nel periodo di raccolta.

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