UNO SGUARDO ALLE CHIESE DEL PAESE


Il complesso conventuale di sant'Antonio da Padova nasce, in epoca medievale, all’esterno del centro urbano e viene dedicato a Santa Maria Maddalena. L’impianto esistente è costruito nella seconda metà del XVI sec. nelle tipologie d’oltralpe post-riforma. L’edificio è a planimetria quadrangolare, ha una chiesa inglobata in corrispondenza del lato Nord ed un chiostro a base quadrata, nella parte centrale. I locali comunitari sono al piano terra, mentre il primo livello è destinato ad usi residenziali. La chiesa ha navata unica e volta a botte lunettata su lesene; la zona presbiteriale è rialzata ed ha un altare barocco proveniente dalla Cattedrale. A sinistra dell’ingresso si trova una cappella laterale con volta a vela; la sacrestia è situata alle spalle del presbiterio ed ha una volta a botte lunettata. La chiesa ha la facciata ben inserita nel prospetto del Convento, è sottolineata da un semplice portale con arco a tutto sesto e due finestre con timpano sovrastante; sulla parete Nord della stessa si vedono due contrafforti, tracce di lesene in muratura e quattro monofore dell’impianto più antico; gli altri varchi luce sono stati aperti in tempi recenti. Sotto la sacrestia si trova un succorpo che si collega ad un elemento architettonico esterno. Nei locali del convento è stato sistemato un Museo di legni intagliati.


La vera Chiesa di S. Laviero, di stile romanico e risalente ad epoca paleocristiana (qualcuno dice essere stata la primitiva Cattedrale) era ubicata ove oggi sono i locali che fanno angolo tra via Duomo e Corso Umberto I. Questa chiesa, data in uso alla fine del '700 alla Confraternita di S. Laviero, fu da essa posseduta pienamente per usucapione sino al 1928. Era stata adibita, tra l'altro, a locale per le prove del concerto bandistico e, agli inizi degli anni '20 risultava fatiscente. Volle acquistarla l'avv. Alfonso Saluzzi per integrarne lo spazio nella casa di sua proprietà. La Confraternita fu consenziente. Si oppose, invano, per ben quattro anni, il Capitolo della Cattedrale. Nel 1928, avendo il Tribunale di Potenza dato il via libera per la vendita, il Capitolo firmò il consenso ad alcune condizioni. Tra l'altro, che il titolo della chiesa, cioè San Laviero, fosse conservato. Così il titolo passò alla Chiesa del Purgatorio, come ancora oggi si chiama la chiesa di San Laviero. L'attuale chiesa di San Laviero, con ingresso a metà del Corso Umberto I, è inglobata totalmente in un complesso di edifici. Una volta quasi tutto l'isolato, compresa la chiesa, delimitato da via Vittorio Emanuele II, corso Umberto I, via Vittorio Alfieri e via Giacinto Albini, era di proprietà della famiglia La Gala. La chiesa ha una facciata molto semplice con due finestre ogivali e un campaniletto sulla cuspide. Nell'interno su un altare in marmo è una tela dipinta rappresentante il martirio di San Laviero, di Filippo Donzelli (metà '700). Dell'800 sono una bellissima statua di San Giuseppe e di San Rocco, la Madonna Addolorata. Del 1912 è una riproduzione in buona cartapesta leccese della Madonna di Pompei, offerta dalla famiglia La Gala in ricordo di una loro congiunta morta giovanissima; vi è accanto una grossa treccia dei suoi capelli. Sono inoltre presenti una grande tela di Santa Teresa, proveniente dalla Cattedrale, e un altro grande quadro delle anime del Purgatorio di sconosciuto artista locale.


La chiesetta gentilizia dedicata a San Vincenzo comprende la cappella sepolcrale della famiglia Gala. Così come appare oggi, la chiesa è chiaramente ascrivibile alla fine del '700, riedificata o ristrutturata dal Consigliere Antonio Maria Gala, come cappella gentilizia di famiglia. Alla base del piccolo campanile a vela sulla facciata è apposto lo stemma della famiglia Gala, di nobili origini. Officiata dal Canonico Monsignor Michele Gala fino alla sua morte, la chiesetta di S. Vincenzo ora appartiene, come tutte le altre proprietà Gala, alla Mensa Arcivescovile che ha l'"obbligo" di gestire il tutto con finalità sociali. L'interno è costituito da una piccola aula con piccolo presbiterio e altare decorato, come tutta la chiesetta, di stucchi barocchi molto sobri e delicati. Troneggia la statua di S. Vincenzo Ferreri.Nelle pareti laterali, in due piccole nicchie, vi sono le statue di Cristo risorto e di S. Antonio. A sinistra dell'ingresso in una cornice pure barocca vi è una riproduzione del quadro della Madonna di Pompei. A destra la tomba, con epigrafe in latino, della nobildonna Tancredi, antenata dei Gala, deceduta molto giovane agli inizi dell'800. Tuttavia, la chiesetta è molto più antica di quanto sembri. Durante i lavori di rifacimento del pavimento e restauro delle strutture, sono emersi degli elementi che farebbero supporre essere la cappella palatina. Infatti, non solo è addossata al castello, ma la tessitura dei muri è simile a quella del castello e sotto il pavimento sono interrate almeno tre grandissime giare per la conservazione delle derrate, del tutto simili a quelle rinvenute sotto il pavimento dei locali attigui del castello. La facciata, abbellita da un piccolissimo sagrato circondato da una graziosa ringhiera in ferro battuto con cancelletto, è di stile vagamente neoclassico, in pietra locale.

Tra le altre chiesette minori, ricordiamo ancora:


Chiesa del Calvario


Chiesa dell'Annunziata