CENNI STORICI


Acerenza sorge maestosa ad oltre 800 metri s.l.m. su una rupe arenaria a cavallo tra il fiume Bradano e il suo affluente Fiumarella. Le origini della città si perdono nella notte dei tempi:manufatti litici rinvenuti in loco ci riportano all’età della pietra, ma la vera storia di Acerenza,l’antica Acheronzia cantata da Orazio, ci riporta alla conquista romana ad opera del console Giunio Bubulco nel 318 a.c. La città riconquistata dal console Levino nel 210 a.c. divenne Colonia romana nel periodo repubblicano e poi Municipium in quello imperiale. A quest’ultimo periodo risalgono l’epigrafe ed il busto dedicato all’imperatore Giuliano detto l’apostata dal Senato Acheruntino, conservati nel museo della cattedrale. Numerose altre epigrafi funerarie sono venute alla luce negli ultimi anni, alcune delle quali molto interessanti che attestano la vivacità di questo sito nei primi secoli dell’era cristiana. Con la caduta dell’impero romano, presa da Totila, Acerenza divenne una delle roccaforti dei Goti e più tardi fu occupata dai Longobardi che la fortificarono e costruirono un castello, poi ingrandito e rimaneggiato nel tempo,che presto diverrà sede di un museo d’arte sacra.

Acerenza ha poi vissuto tra la fine del VII e gli inizi del XII secolo, senza dubbio, il periodo più glorioso della sua storia sia sul piano religioso che politico-amministrativo.Il vescovo Leone II (776-799), fatta costruire una nuova e più grande cattedrale, accolse degnamente le spoglie del santo vescovo e martire Canio, traslate nel 799 da Atella di Campania, e da allora patrono della città. In quegli anni Acerenza, dal punto di vista amministrativo, era la capitale del più vasto gastaldato del principato longobardo di Benevento.



Signore e gastaldo era Sicone, proveniente da Spoleto, altro principato longobardo, uomo saggio, forte e temerario che nell’ 817, eliminato Grimoaldo IV principe di Benevento, ne prese il posto e governò fino all’anno 832. Il vasto territorio di Acerenza seguì la sorte del ducato e fu diviso tra Benevento e Salerno e per anni la città fu contesa, per la sua eccellente posizione strategica tra Roma e Bisanzio. Nel 978 fu conquistata dall’esercito bizantino e nello stesso anno fu nominato e consacrato arcivescovo, con rito orientale, un certo PAO (detto Paolo) dipendente dal metropolita di Otranto. Agli albori del secondo millennio, arrivò nell’Italia meridionale una nuova popolazione, i Normanni. Con il matrimonio di Costanza, regina normanna, con Enrico VI di Svevia, l’Italia meridionale passò sotto il dominio svevo ed Acerenza si schierò con i nuovi sovrani contro il papato, divenendo una roccaforte ghibellina alla cui tasta fu posto Galvana Lancia, zio del principe Manfredi. Con il tramonto della potenza sveva, Acerenza fu tenuta in grande considerazione dagli Angioini.

In seguito passò sotto il dominio degli Aragonesi e, infeudata a baroni avidi e senza scrupoli, gli acheruntini ricorsero direttamente al sovrano Ferdinando che liberò la città dalla soggezione baronale, la rese libera e demaniale e nel 1476 donò ad Acerenza un nuovo stemma, come riconoscimento della devozione e fedeltà al sovrano. Durante questo periodo e precisamente nel 1456, la città subì uno spaventoso terremoto che distrusse buona parte delle abitazioni e che danneggiò gravemente anche la cattedrale. Nell’anno 1477 Acerenza perse l’antico privilegio di città demaniale, in quanto fu acquistata da Matteo Ferillo esponente della municipalità napoletana e conte di Muro lucano. Durante il governo dei Ferillo la città conobbe un periodo di ripresa delle attività di ricostruzione e trasformazione urbana, e di riedificazione della cattedrale. Vi fu al contempo anche una ripresa delle attività artistiche. Risale agli inizi del nuovo secolo la committenza di Giacomo Alfonso Ferillo ad un maestro architetto, Pietro di Muro Lucano, di realizzare una cripta sotto l’area presbiterale, dopo l’innalzamento del piano originale, portata a compimento nel 1524 ed abbellita negli anni successivi. Lo stesso architetto diresse i lavori per la ricostruzione del campanile, realizzò un’edicola in pietra dedicata al SS. Sacramento. Negli anni successivi il pittore Antonio Stabile realizzò il grande polittico della Madonna del rosario con i 15 misteri, situato nel transetto destro e due tavole raffiguranti l’ultima cena e la deposizione, incastonate nell’arco formato dall’edicola in pietra innanzi detta.

Nel XVII secolo Acerenza seguì la sorte comune delle altre città feudali del regno, passando da una famiglia all’altra:dagli Orsini ai Pinelli, dai Pignatelli - Belmonte ai Lancillotti, infine ai Panni che l’acquistarono per 21.500 ducati.Sede del Giudicato di pace nel periodo napoleonico e capoluogo di circondario, dall’unificazione dell’Italia fu sede degli uffici del Registro, delle Imposte dirette e del collegio elettorale.Vista dalla valle, la città, dà l’impressione di una fortezza inespugnabile, posta com’è su una rupe di tufo arenario. Anticamente la sua posizione era considerata importante dal punto di vista soprattutto strategico - militare, in quanto dominava, come già detto, le grandi arterie che collegavano il sud con Roma:la via Appia, l’Appia - Traiana e la via Erculea che portava sulla costa ionica.