STORIA DELLA CITTÀ DI NEW YORK: La baia di New York fu scoperta nel 1524 da Giovanni da Verrazzano, un fiorentino incaricato dai francesi di esplorare la costa nord-orientale dell'America. La baia è stata occupata dai nativi americani
per più di 11.000 anni prima che Giovanni da Verrazzano, la raggiungesse. La regione, tuttavia, continuò a vivere tranquilla fino all'arrivo dell'esploratore inglese Henry Hudson, capitato da queste parti nel 1609 mentre era alla ricerca del Passaggio a
Nord-Ovest che ne esplorò l'entroterra. Il primo insediamento stabile nel territorio dell'attuale New York risale al 1626, anno in cui gli olandesi fondarono sull'isola di Manhattan la colonia di Nuova Amsterdam.
Gli abitanti di New Amsterdam erano stati allettati a lasciare l'Europa dalle promesse di un clima temperato e di una terra ricca di risorse, ma i rigidi inverni americani mieterono molte vittime. Secondo gli storici, Peter Minuit, direttore della Compagnia Olandese delle Indie Orientali, acquistò
l'isola dalle tribù locali in cambio di una quantità di beni corrispondenti a 60 fiorini; ma pare che tali merci valessero molto di più dei 24 dollari che comunemente citano i testi, essendo probabilmente pari a 600 dollari: in ogni caso, fu un ottimo affare.
Dopo vari passaggi di mano tra l'Inghilterra e i Paesi Bassi, New Amsterdam divenne la colonia inglese di New York intorno al 1670. Nonostante gli abitanti avessero iniziato a coltivare i terreni del New Jersey e di Long Island, New York rimase una minuscola cittadina portuale che si
estendeva, infatti, su un territorio corrispondente alla zona oggi compresa tra Wall St e la punta meridionale di Manhattan. Verso il 1730 cominciò a diffondersi il malcontento nei confronti dell'Inghilterra, e trent'anni più tardi il Comune di New York divenne il fulcro della protesta anti-britannica. Nonostante i
sentimenti dei newyorkesi, tuttavia, le truppe di re Giorgio III riuscirono a mantenere il controllo della città per buona parte della guerra e si ritirarono soltanto nel 1783, due anni dopo la fine del conflitto. Quando George Washington prestò giuramento come presidente della nuova repubblica dal balcone
della Federal Hall di Wall St, nel 1789, New York era già un animatissimo porto con 33.000 abitanti,soprattutto dopo l'apertura del canale che mise in comunicazione il suo porto con il Lago Erie, ma restava tuttavia meno importante di Philadelphia, capitale culturale del paese. New York esplose a livello demografico nei primi decenni
dell'Ottocento quando la sua popolazione passò dai 65.000 abitanti del 1800 ai 250.000 del 1820. Durante la Guerra Civile la città fornì numerosi volontari alla causa dell'Unione ma, mentre il conflitto si protraeva, molti dei cittadini più poveri di New York si ribellarono, soprattutto quando venne introdotta la
coscrizione obbligatoria. Nell'estate del 1863 gli immigrati irlandesi diedero il via ai cosiddetti 'disordini per la leva', protestando contro il provvedimento che consentiva ai ricchi di evitare di prestare servizio nell'esercito pagando 300 dollari. Nel giro di pochi giorni i manifestanti rivolsero il loro astio contro la popolazione nera, che ritenevano responsabile
della guerra e loro diretta antagonista sul mercato del lavoro. Almeno undici uomini furono linciati dalla folla e un orfanotrofio per bambini di colore fu incendiato e raso al suolo. La seconda metà del secolo fu un periodo prospero per la popolazione di New York, che crebbe di numero grazie all'immigrazione europea, e per gli uomini d'affari, avvantaggiati dallo scarso
controllo sull'industria e dal mercato azionario della cosiddetta "epoca d'oro". Questi ultimi costruirono grandi palazzi nella 'fila dei milionari' in Lower Fifth Ave, e lungo Broadway, da City Hall a Union Square, furono costruiti i primi 'grattacieli' - per accogliere i centri direzionali delle nuove società. La popolazione, intanto, era più che raddoppiata dai 500.000 abitanti del
1850 a oltre 1.100.000 nel 1880 e si andava quindi sviluppando l'interesse per i beni immobili. Il fatto che la popolazione stesse ormai superando i confini urbani portò a un fenomeno di fusione con i quartieri periferici, che erano in competizione per accogliere nuovi residenti dal centro. Nel 1898 gli abitanti dei sobborghi indipendenti di Queens, Staten Island, Bronx e Brooklyn (privo di
risorse finanziarie) votarono per diventare 'distretti amministrativi'(borough) di New York City. Nel frattempo l'urbanista Robert Moses lavorava per rimodellare il paesaggio urbano per mezzo di opere pubbliche, grandi strade e importanti manifestazioni, come le Fiere Internazionali del 1939 e 1964. Purtroppo i suoi progetti (che comprendevano il Triborough Bridge, il
Lincoln Center, diverse autostrade e imponenti quartieri residenziali) distrussero spesso interi quartieri, cacciandone gli abitanti. New York emerse dalla seconda guerra mondiale fiera di sé e pronta a lanciarsi negli affari. Essendo una delle poche metropoli del mondo a non aver subito alcun danno dai combattimenti, sembrò il luogo ideale dove vivere. Questa prosperità
non si limitava però al centro urbano: negli anni '50 le arterie di grande traffico resero facilmente accessibili i sobborghi e centinaia di migliaia di newyorkesi iniziarono a utilizzarle per trasferirsi definitivamente in periferia. Ma non era solo il comprensibile desiderio di migliorare le loro condizioni di vita a condurli altrove: molti bianchi, infatti, lasciarono i loro
quartieri di origine perché si erano 'degradati', un modo appena gentile per dire che afroamericani e portoricani erano riusciti a ritagliarsi un loro spazio nella città.
A cura di Marilena Angelotti |