Da bambino, ricordo…mi piaceva inventare giochi inconsueti e disegnare per strada con gessetti o carbone, osservavo e disegnavo… -Credo che essere artisti non sia legato ad un'azione o un rito, ma sia un modo di essere e di concepire l'esistenza; comunque, se devo pensare a un momento preciso, è stato conoscere la biografia di Van Gogh, quando avevo dodici anni: la sua povertà, la pittura in cambio di un pezzo di pane…

PERCHE' INGEGNERIA -
Su due binari scorrono la mia passione per la pittura e quella per l'architettura, quest'ultima inseguita nella specializzazione impartita al liceo artistico e ora nella frequenza della facoltà di ingegneria edile; apparentemente istintività e razionalità non possono convivere, ma si è esseri umani e, in quanto tali, capaci di amare e ragionare allo stesso tempo!
COSA DIPINGO -
Scelgo modelli catturati e fotografati nelle loro realtà, non idealizzati, cerco minuziosamente l'immagine che assomiglia, che si avvicina…che è realtà, queste sono le mie prerogative, perché ci sia racconto nelle cose come si mostrano, senza interpretazione.
Studio giorno dopo giorno le mescolanze di colore, punto molto sulla copia dal vero come allenamento imprescindibile per la ricerca e la conoscenza fisica degli elementi, per ottenere la giusta profondità. Per il momento credo sia più leale studiare e ricercare, piuttosto che cercare a priori l'invenzione di una nuova teoria pittorica. Si colgono, inevitabilmente nei miei quadri le lezioni di Caravaggio, è un modello, non per il suo virtuosismo, che senza dubbio colpisce esperti e profani, ma perché condivido in pieno la sua filosofia. Non ho mai riprodotto sue copie per imitazione pedissequa, ma solo perchè ritrovo i suoi segni nella mia concezione d'arte e ritengo attuali ancora oggi i suoi insegnamenti nonostante secoli e secoli di cambiamenti e nuove correnti. Non voglio vivere questo tempo con lo sguardo volto verso il passato, ma è importante scegliere esempi capaci di stimolare suggerire e indirizzare, per poi camminare soli e consapevoli.

IL MIO ULTIMO DIPINTO -

"In memoria di me", si chiama così, si mostra come incrocio di modernità e tradizione:
il Cristo versa il vino accanto alle due figure simboliche di tradimento, Pietro e Giuda,
la luce sottolinea il gesto,
fiasco e pane… tutto si trattiene nel respiro silenzioso, prima che accadano e si susseguano gli eventi.
Ho scelto come modelli due miei amici, c'è il pane terlizzese tagliato a fette, il fiaschetto tradizionale, la pisside,
tutto si mescola, si fa chiaro, poi si nasconde nel gioco di luci e di sguardi silenziosi e non aggiungo altro perché,
come dicevo, il racconto sia lì, sulla tela, senza nulla da aggiungere…