L’esercito francese poteva contare sui picchieri svizzeri, armati di picche lunghe fino a sei metri, che, usate con entrambe le mani, formavano con le prime quattro o cinque file di combattenti, una siepe di punte micidiali per la cavalleria nemica. L’avvicinarsi di un siffatto quadrato di 7.000 uomini esercitava sull’avversario un terribile effetto morale.
A Cerignola si scontrarono non solo due eserciti, ma anche due differenti concezioni tattiche e strategiche.
I Francesi fecero affidamento - come in passato - quasi esclusivamente sulla forza di sfondamento della fanteria e sul principio tattico dell’arma bianca; gli Spagnuoli, invece, sperimentarono l’azione distruttiva dell’arma da fuoco ed un maggiore coordinamento d’azione delle tre armi: la fanteria, la cavalleria e gli archibugieri.
Mancava - si è detto - appena un’ora al tramonto quando ebbe inizio la battaglia; l’artiglieria francese esplose le prime salve ed altrettanto fece quella spagnuola, con l’unico risultato di far imbizzarrire i cavalli, non abituati al fragore degli spari, per cui gran parte dei cavalieri francesi che erano sul fronte di attacco, di lato ai picchieri, furono disarcionati.
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