Il Gran Capitano preparò, dunque, il suo esercito, ruppe gli indugi e, nella notte tra il 27 ed il 28 aprile, uscì da Barletta dirigendosi verso Cerignola per dare battaglia ai Francesi e, probabilmente, per occupare o addirittura mettere a ferro e fuoco Cerignola; cosa quest’ultima, che non fece, in quanto i cittadini della piccola Cerignola, oltre che ad essere nemici giurati dei Francesi che vessavano con continue razzie, gli erano amici e lo aiutarono -quel poco che potevano- “de gente, de grano et de oro”. Gli spagnuoli seguirono quella che oggi a Cerignola è chiamata “la strada vecchia da e per Barletta”, passando l’Ofanto presso la foce e proseguendo verso San Cassano (attuale San Ferdinando di Puglia) e le contrade di San Cassanello e di San Martino. Durante il guado del fiume, Consalvo fece dissetare e riposare le sue truppe e le fece approvvigionare di molti otri pieni d’acqua potabile, essendo, quella del 1503, una primavera già tanto calda, che fece molto soffrire specialmente i fanti svizzeri, gravati dal peso delle armature e delle lance e non abituati alle temperature delle nostre contrade. Ma Consalvo fece di più: giunte le truppe oltre San Cassano, fece in modo che la sua retroguardia si facesse vedere dall’alto del castello di Canosa, per cui le vedette francesi subito avvertirono il Nemours del passaggio degli Spagnuoli.
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