Dal periodo neolitico ai primi secoli d.C.
 

Ci si avvia verso il periodo d’oro della civiltà dei Dauni, che occupavano tutto il Tavoliere, quando arrivarono, nel IV secolo a.C., gli eserciti romani con la loro civiltà più acculturata ed avanzata ma anche con il preciso disegno di depredare e sottrarre terre ai locali per assegnarle a favore di nobili romani e veterani di guerra.

Vi furono tentativi di ribellione, come quello di Salapia che, dopo la vittoria dei Cartaginesi sui Romani nel 216, a Canne, passò dalla parte del vincitore Annibale, che vi trascorse l’inverno del 214 con il suo esercito.

Ma dopo due anni la popolazione si ribellò anche a quest’ultimo, tornando all’antico alleato che accentuò comunque la sua politica di confisca dei terreni.

In effetti per alcuni secoli, fino alla caduta dell’Impero romano nel 476 d.C., gran parte dei nostri terreni più fertili erano suddivisi tra grosse proprietà terriere, lasciate a pascolo o coltivate a cereali da delegati di ricchi cittadini romani, e appezzamenti più modesti condotti da agricoltori-veterani di guerra, con l’interessante presenza di numerose ville e fattorie, delle quali emergono resti in diverse zone, come a Ripalta, Tavoletta e Posta Fara nella valle dell’Ofanto, San Marco verso Canosa e S. Vito e Cerina nei pressi di Salapia.