Santuario di Santa Maria di Ripalta
 
 

La tradizione orale fa poi risalire all’ottavo secolo l’inizio in quel luogo della venerazione dell’icona bizantina di Maria Madre di Dio, portata dai monaci Basiliani dall’Oriente,spinti dalla persecuzione scatenata da Leone III l’Isaurico contro le immagini sacre. Con il nome di Basiliani, infatti, vennero indicati i monaci greci dell’Italia Meridionale seguaci di S. Basilio il Grande” (IV sec.).
I Basiliani, dunque, avrebbero costruito il convento e la chiesetta (sui ruderi del tempio pagano) in cui il quadro della Madonna, allora chiamata “della Misericordia” , salvato dalla furia della persecuzione, fu esposto alla venerazione dei fedeli di Canosa e di altre borgate, tra cui Minervino, Acqatceta, Mons Meliors, Catera ed altre, come è riportato in una bolla pontificia di Giovanni XIX (1024-1033), diretta all’arcivescovo Bisanzio di Canosa, nella quale non v’è però alcun cenno a Cerignola.

Se, tuttavia, la presenza dei Basiliani non risulta tuttora provata, risale già al 947 il primo documento che parla della presenza in quel luogo di una chiesetta e di un convento annesso. Nel“Chronicon Vulturense” del monaco Giovanni si legge, infatti, che nel gennaio 947, fra le altre terre concesse da Leone, abate benedettino di S. Vincenzo al Volturno, a Gundelgardo, figlio di Miro d’Oria, vi è anche “un luogo chiamato Ripealte con un famoso convento, già tenuto dal chierico Cicerone”. A quell’epoca, dunque, il convento e la cappella non risultano appartenere più ai monaci, che li avrebbero abbandonati a causa delle scorrerie dei Saraceni, nella seconda metà del nono secolo, dopo aver nascosto il quadro in una grotta dello strapiombo sul fiume.