Una vera e propria azienda agricola: la "masseria"


Le masserie organizzavano un territorio di rilevanti dimensioni, testimoniando la presenza di forze latifondistiche di matrice feudale; al suo interno, infatti, alloggiavano il proprietario del latifondo e i suoi collaboratori più stretti, mentre i contadini salariati risiedevano in grossi borghi rurali, caratteristici di molte aree interne del Mezzogiorno.
La masseria era una vera e propria azienda agricola, gestita in modo gerarchico dal momento che ognuno svolgeva i suoi compiti e aveva le sue funzioni; il proprietario, spesso assente, lasciava piena libertà al suo più stretto collaboratore,”il soprastante”, a cui i contadini si rivolgevano per i lavori giornalieri e per le mansioni più importanti. Tale gerarchia rifletteva, quindi, un’organizzazione economica e sociale basata ancora su rapporti e strutture semifeudali. Le masserie possono assumere forme complesse, svilupparsi su livelli diversi, comprendere una pluralità di edifici minori contigui alla struttura principale.

Ogni locale è deputato ad un’attività agricola connessa allo sfruttamento del latifondo. Nell’ampio cortile in terra battuta, raramente lastricato e parzialmente delimitato da corpi di fabbrica, si radunavano i braccianti provenienti dai borghi per raccogliere e successivamente lavorare i prodotti ivi ammassati. Tale spazio diventava, quindi, scena di azioni rituali e collettive, legate ai cicli della semina e della raccolta.
Sul cortile si affacciavano direttamente la stalla e gli edifici adibiti a magazzini, in cui i prodotti erano conservati prima di raggiungere i mercati cittadini: gli animali e le derrate, infatti, potevano essere facilmente sorvegliate dall’interno.
La cerearicoltura estensiva, praticata da molte masserie, imponeva la presenza di granai, ancora oggi facilmente individuabili dalle caratteristiche aperture ellittiche o ad arco che scandiscono con un ritmo costante le facciate.
Nell’intensa vita della masseria anche la fede aveva un posto rilevante: al di fuori del perimetro dei fabbricati sorgono piccole chiese rurali.
Le masserie, pagine di pietra che recano scolpiti i tratti dell’identità rurale dell’agro, rischiano di scomparire. I loro declino ed il successivo abbandono è stato decretato dalla crisi del mondo agricolo, dal repentino mutamento dei sistemi produttivi e dai processi di crescita urbana verificatesi negli ultimi anni.

Da una lettura comparata della cartografia storica e delle varie rilevazioni dell’ IGM , si può facilmente constatare come molte strutture rurali siano state recentemente inglobate in moderni quartieri residenziali o si trovino a stretto contatto con piccoli capannoni industriali.Anche le masserie che si trovano ancora oggi in aperta campagna non hanno subito una sorte migliore: vengono occupate abusivamente dai numerosi immigrati impiegati nella lavorazione dei prodotti agricoli oppure sono trasformate in depositi di macchinari.
Eppure tali strutture costituiscono delle risorse di altissimo valore che, adeguatamente valorizzate, possono rispondere alle esigenze della collettività, arricchendosi di nuovi significati e, nel contempo, conservando il loro valore di simbolo dell’economia e della cultura rurale. “Negli spazi privi di emergenze monumentali,anche “segni” meno nobili e appariscenti attestano sedimentazioni culturali diventando potenzialità endogene che - opportunamente esaltate e valorizzate – possono stimolare innovativi processi di sviluppo” (Mautone M., 2001).
E’ necessario, innanzitutto, che gli Enti Locali procedano ad una rilevazione di tutte le strutture presenti, indicando con precisione le condizioni strutturali e il contesto territoriale di appartenenza. Le masserie inglobate nel sistema urbano potranno accogliere centri socio-culturali, laboratori artigianali, centri di ricerca in ambito agricolo, laboratori didattici, ecc…. La nuova funzione, inserita nella struttura rurale, contribuirà sia a riqualificare l’area periferica, sia a riconnettere al centro le zone marginali di sistemi urbani scompaginati. Le masserie che, al contrario sono posizionate in aperta campagna, possono essere destinate a sedi di aziende agricole o agrituristiche, più compatibili con la funzione originaria. Il turismo verde è un fenomeno recente nel nostro paese e, attualmente, in costante crescita. Le sovvenzioni e le agevolazioni finanziarie previste dalla legislazione regionale, hanno sicuramente incentivato al recupero a scopo turistici delle vecchie masserie in disuso presenti nei loro poderi. Si è aperta,così, una nuova possibilità di reddito per i coltivatori e, nello stesso tempo, un nuovo modo per preservare le ultime testimonianze di un asocietà agricola ormai scomparsa.
La valorizzazione di questi beni costituisce un obiettivo fondamentale non solo per la salvaguardia di un così significativo patrimonio storico-culturale, ma anche in vista di una riqualificazione dei sistemi pianeggianti, la cui espansione nell’ultimo secolo si è realizzata secondo due diverse modalità: una crescita spontanea, lenta e graduale, lungo i principali assi di collegamento, ancora fortemente condizionata dal carattere rurale, e uno sviluppo recente, di forte impatto in aree sottratte all’agricoltura.