IL DAGHERROTIPO

Il dagherrotipo è un’ immagine fotografica positiva, ottenuta attraverso il processo della dagherrotipia, messo a punto da Louis-Jacques Daguerre a partire dal 1837; viene realizzato su una lastra di rame, placcata d’argento e accuratamente lisciata. La superficie così ottenuta è resa fotosensibile da un’immersione in vapori di iodio, che reagendo con l’argento danno luogo a ioduro d’argento. Una volta preparata, la lastra deve essere utilizzata entro un’ora, altrimenti si deteriora.

Esposta ai raggi luminosi, la superficie trattata ne resta impressionata: nelle zone colpite dalla luce i cristalli di ioduro d’argento si trasformano in argento metallico, formando l’immagine latente.

Il tempo di posa deve essere abbastanza lungo: nei primi esperimenti, circa 15 minuti.

Segue lo sviluppo, in un bagno di vapori di mercurio, entro una camera oscura: laddove è presente l’immagine latente, il mercurio fonde con l’argento e forma un deposito biancastro che corrisponde alle parti chiare dell’immagine. Nella successiva fase del fissaggio, una soluzione di sale da cucina (sostituito più tardi da iposulfito di sodio) scioglie lo ioduro d’argento non colpito dalla luce, lasciando scure le zone d’ombra dell’immagine.

Tuttavia, il prodotto presenta anche alcuni limiti e inconvenienti: in primo luogo l’esemplare è unico, non duplicabile e molto fragile, tanto che si affermò presto l’uso di conservarlo in un telaietto di vetro incorniciato. Inoltre l’immagine è rovesciata; infine, i lunghi minuti di posa escludono la possibilità di riprendere soggetti in movimento.

Fu solo grazie ai progressi della tecnica utilizzata (nuovo fissaggio al cloruro d’oro; ricorso al bromuro di iodio o al bromuro di calcio; obiettivi più luminosi) che, riducendo drasticamente i tempi di posa, fu possibile iniziare a realizzare ritratti. L’introduzione inoltre di un prisma particolare consentì di ristabilire la visione corretta, non rovesciata, del soggetto.