Nell’anno del Signore 1756 e nel giorno 3 del mese di maggio, Noi, infrascritto e sottoscritto don Cataldo De Nicolai, dei marchesi di Canneto, Provincia della terra di Bari, dei fratelli della Compagnia di Gesù, che per non sanità di corpo oggi dimoriamo in questa nostra casa di Canneto, abbiamo pensato e determinato di menare a stampa un cenno storico dei paesi tutti di questa nostra Provincia, facendo capo sempre da titoli e non per dicerie favolose, o descrizioni poetiche di altri scrittori. Pel quale motivo abbiamo procurato da incartamento di titoli di antichi tempi, da famiglie antiche di questa nostra Casa e da altri mercè spesa di nostro peculio. Ora intanto dovendo assegnare e descrivere le diverse fasi toccate a questo nostro Casale di Canneto, ci rivolgiamo alla benignità della Maestà Vostra per avere la grazia ed il consueto permesso di poter menare a stampa questa nostra opera giusta il seguente tenore. Nel nome di Dio ed in onore della beata Vergine Maria, diciamo e riaffermiamo che nell’anno dell’era cristiana 1067 e nel giorno 21 giugno, il Duca Roberto il Guiscardo della casa Normanna, con poderoso esercito e per la via di mezzo da Taranto, Gioia ed Acquaviva, piombava sopra la città di Bari e la soggiogava con duro assedio. Frattanto il Duca Roberto, vedendo che il popolo di Bari era duro nell’arrendersi, pensò di far costruire delle baracche o capanne all’intorno delle muraglie di Bari per liberare la sua soldatesca gente dalla vicina stazione di verno. Fu allora che il Duca si ricordò che nel marciare sopra Bari per la via di Taranto, Acquaviva Bari nel luogo ove oggidì sorge Canneto, Casale di nostra residenza, aveva veduto in quella località molti macchieti di folte canne. Il Duca Roberto allora pensò che quelle capanne da costruirsi fossero coperte tutte con quelle canne, che dappoi con paglia e frasche di lestigo potessero resistere al rigore della stagione di inverno e così si dette principio alla costruzione di tali baracche, e il pari tempo furono spediti degli uomini per tagliare in quel luogo molta quantità di quelle canne. Pertanto giunti che furono quegli uomini sopra la faccia del luogo trovarono molti punti di folti macchieti e tre pagliari costrutti di pietra e di legno di bosco ove si adagiavano degli uomini e le loro famiglie stanziate colà con traffico di pascoli della pertinenza dell’ Università di Acquaviva ed anche colà stanziavano altri quattro uomini. Frattanto fra gli uomini mandati per il taglio di dette canne c’erano due cavalieri, uno di Milano e l’altro di Messina i quali molto compiacimento trovarono per quelle località e di cui tagliando le canne fecero ritorno a Bari e così si dette principio alla formazione delle baracche che in breve spazio tempo ne furono costruite 265 e come mancavano le canne così si tornava a quel medesimo luogo per tagliare delle altre. Fu allora che per distinguere quel luogo da altri punti occupati da quella soldatesca gente si principiò a chiamarlo Cannito,Cannitum,Canneto. Pertanto l’assedio di Bari durò per circa quattro anni, tanto che quei poveri assediati si ridussero in miserevole stato da fare raccapriccio e tutto per la prepotenza dei Greci. Intanto quei poveri assediati dopo aver mangiato tutto quello che a caso si era trovato in paese, si dette mano agli animali di tutte le specie e dopo e non avendo altro da alimentarsi, spinti dalla disperazione, nel giorno 15 aprile 1071, spalancarono le porte della città e Roberto col suo esercito vi entrava spargendo molti benefici a quella povera gente immiserita che figurava come tanti cadaveri. Di poi perdonò al catapano Greco, Stefano Paterno, ed Argirizzo lo nominò suo luogotenente e così la prepotenza dei Greci fu distrutta. Il Duca Roberto allora molti benefici fece in Bari e luoghi vicini e con suo proprio peculio animò il commercio, riedificò il castello e molti altri punti. Frattanto uno dei due cavalieri che avevano condotto quegli uomini per il taglio delle canne e proprio quello di Messina Giosuè Galtieri, della nobile prosapia di Messina, stanco dal guerreggiare cercò al Duca la grazia del riposo e che il Duca Roberto pensando ai suoi pregi che con fedeltà e gagliardia lo aveva seguito fino a quel punto, gli concedette la grazia e il dominio di molte terre demaniali sistenti in quel medesimo luogo chiamato Cannitum e così il Giosuè Galtieri si stanziò nel detto Cannitum ove si edificò un casamento con tutte le sue comodità e nelle vicinanze di quei pagliari che da antichi tempi vi esistevano in quel luogo. Di poi si accasò e si sposò con Beatrice della casa Curcelli di Taranto e formò dimora colà. Ma per il motivo che a quei tempi avvenivano delle scorrerie di gente pirata così ebbe la cura richiamare a quel punto altri uomini per compagnia e per mettere a coltura quelle terre che fino a quel momento avevano servito per pascolo di armenti. Pensò poi di costruire altri locali e così giorno per giorno quel luogo principiò a spaziarsi. Avvenne frattanto che nell’anno 1095 il principe Beomondo figlio primogenito del Duca, Roberto, formò in Bari una compagnia di Cavalieri di Puglia e di Francia per la crociata ed andare in Terra Santa per liberare il gran Sepolcro di Cristo dalla prepotenza dell’imperatore Alessio. Fu allora che Giosuè Galtieri disperato che per la sua vecchiaia non potette seguire quella compagnia si morì di dolore. Rimase egli due figli maschi di nome Domenico e Giovenale con la sua consorte ed il suo cadavere fu seppellito in uno dei suoi giardini. Dopo la morte di Galtieri fece educare il primo suo figlio Domenico fra i padri benedettini di Bari e di poi lo accasò in Bari medesimo con Cesarina Menna nell’anno 1116. Il secondo figlio Giovenale fu monaco Cassinese, dotto di quei tempi, ma per gracilità di salute si ritirò in Cannito che giunto appena in famiglia vi fece edificare una piccola Chiesa e la dedicò al glorioso S.Domenico e nell’anno1131 detta chiesa era di già completata, facendola di poi benedire ed egli stesso ne manteneve il culto divino. Intanto da Domenico e Cesarina Menna nacque una fanciulla che chiamarono Stella Beatrice e di poi la vedova Beatrice Curcelli morì. La gente però in quel luogo si era di molto aumentata tanto che nell’anno 1141 la figlia di Domenico Galtieri, Stella Beatrice si accasò e si sposò un notabile napoletano di nome Alfonso Balbiano, il quale pensò formare dimora nel detto Canneto, perché nelle vicinanze di Bari e perché appartenente a ricca famiglia, dal primo momento fece costruire molti casamenti. Formò delle strade e una spiazzale. Concesse anche a quei popolani delle molte terre con pagare la fida in ogni fine di anno. Intanto per le scorrerie di gente ladra che di quei tempi spesso avvenivano, quelle Università che potevano si costruivano delle alte torri onde in caso di sorpresa cercavano aiuto ai luoghi vicini e che di giorno facevano segno col fumo e di notte col chiarore delle fiamme, perché alla sommità di dette torri si accendeva gran fuoco. Nell’anno poi 1146 Alfonso Balbiano fece costruire un’alta torre che gli garantiva il suo casamento o palazzo, che fu completato circa sette anni dopo, cioè nel 1153 e fece fare anche nel di sotto di detta torre una lunga fossata che dalla stessa andava a finire circa un quarto di miglio al di là della parte di Acquaviva, affinché nei casi estremi si potesse fuggire sotto per sotto e senza timore di esser scoperti. Quindi dietro sue suppliche il Duca Ruggero Guiscardo nel giorno 6 ottobre 1153 con sua ordinanza spiccata dal Castello di Bari faceva assegnare il novello casale di Canneto in fra il numero delle altre Università di Puglia; e nell’anno 1169 giorno 21 aprile l’utile Signore Domenico Galtieri si morì e l’unica sua figlia Stella Beatrice coniugata con Alfonso Balbiano ne fu l’erede. Il Balbiano allora mercè sue suppliche fu dalla benignità di Guglielmo II nell’anno 1176 confermato e riconosciuto di diritto signore di detto casale di Canneto. Avvenne frattanto che nell’anno 1185 la consorte del Balbiano si ammalò gravemente, pel qual motivo Balbiano cercò grazia alla Madonna di poter vedere prestamente la sua consorte sana e salva come accuratamente si verificò e fu appunto il giorno dopo la Pasqua di detto anno che da morta si vide nuovamente in vita. Fu allora che Balbiano fece costruire una Cappella sotto il titolo della Madonna della Stella in un suo giardino fuori l’abitato e propriamente sopra il medesimo luogo ove stava sepolto il cadavere del cavaliere Giosuè Galtieri loro antenato nell’anno 1186. Di poi la fece benedire ed ogni lunedì di settimana faceva celebrare la santa messa come ancora ordinò che ogni anno nel giorno dopo la Pasqua si debba festeggiare per onore e gloria di quella Vergine. Tale dominio intanto si mantenne nella detta prosapia Balbiana fino all’anno 1431 quando Nicolò Balbiano per Notar Nicola Giovanni di Paolo, della città di Bari con confermazione della Regina Giovanna II vendeva il detto Casale di Canneto a Nicolò Antonio De Ofieri di Napoli. L’anno dopo nel 1432 per Notar Tresca di Giovinazzo, da Bernardo De Ofieri fu venduto al Notabile Giacomo Passarelli di Napoli e confermato coi privilegi del Re Alfonso di Aragona in detto anno spedito dall’assedio contro Gaeta nel giorno 18 maggio. In potere del quale il prefato Casale si mantenne fino all’anno 1463; nel quale anno perché senza figli il detto Passarelli donava e chiamava ai godimento di tale feudo suo nipote Giovanni Gerundi, patrizio della città di Bari, con confermazione del principe di Taranto e coi privilegi conferiti dal Re Ferdinando I di Aragona, spediti dal castello Felice del giorno 29 novembre detto anno. Il novello Barone Gerundi, frattanto, nel giorno 8 del mese di dicembre detto anno si presentò sulla faccia del luogo e prese possesso del detto Casale e per memoria di tale giorno dedicato alla Vergine Immacolata fece venire da Napoli un quadro di quella Vergine e lo fece collocare sopra l’altare maggiore di quella chiesa con far togliere il quadro di S.Domenico che fece situare sopra l’altare appresso perché in detta chiesa gli altari erano tre. E la gente di quel luogo giorno per giorno si moltiplicava tanto che nell’anno 1473, il Barone Gerundi numerò 104 fuochi con 497 persone tra uomini, donne e fanciulli. E dappoi il Barone ordinò l’amministrazione della Università e le strade interne nonché l’interno del paese; ingrandì di molto il palazzo baronale, ripulì la Chiesa, fece accomodare tutti quelli tavolati col fare fondere anche una seconda campana. E poscia si compiacque nel vedere quella gente trafficare di molto per le terre concesse dai passati Baroni e nell’anno di poi 1478 queste contrade furono afflitte da molti mali e da malore pestilenziale che la povera gente rimase quasi distrutta. Il Barone allora molto devoto della Vergine di Costantinopoli, in tale circostanza fece costruire fuori le mura del paese una Cappella sotto il titolo di Maria Vergine di Costantinopoli che con molta devozione veniva tenuta da quei popolani. Nell’anno 1507 furono spediti dei privilegi del re Ferdinando di Aragona da Castel Nuovo nel giorno 26 maggio, confermati et quatenus opus, il dominio di detto casale con i suoi vassalli, dritti, ragioni ed azioni e giurisdizioni inerenti fu conferito giusta la forma di antichi privilegi al Magnifico Pietro Gerundi ed ai suoi eredi successori legittimi in perpetuo ed in detto feudo. Inoltre nell’anno1604 coi privilegi del signor Giovanni Alfonso Primentelli di Errera, Conte di Benevento e Vice Re del Regno da Filippo III padrone del Regno di Napoli si concedeva al Magnifico Alfonso Gerundi l’investitura del cennato Casale, dritti, uomini, vassalli, frutti entrate, giurisdizione, mero è misto imperio e potestà de gladio, bando di giustizia e cognizione delle prime cause civili, criminali e miste, con tutti gli altri diritti, per quanto di consuetudine. Siccome anche fosse mantenuta in vigore l’ordinanza della regia Udienza di Trani dell’anno 1658 per la manutenzione di possesso di tutta la comunità e promiscuità goduta da tempi immemorabili dai suoi predecessori ed uomini di Canneto con tutte le terre del Contado di Conversano, di Gioia, di Casamassima, di Acquaviva e di Sannicandro, giusta i privilegi conferiti dalla Regina Giovanna II e dalla Maestà del Re Ferdinando II. Una tale signoria si mantenne presso la nobile prosapia Girondi sino all’anno 1718 che di poi l’anno appresso 1719 l’ultimo rampollo della casa Girondi don Giuseppe, per Notar Giulio Cesare De Santis di Napoli, nel giorno 8 del mese di maggio vendeva questo feudo con tutti i diritti inerenti giusta gli antichi privilegi dalli antipassati sovrani per la somma di ducati 7506 a don Carlo de Nicolai, dei Baroni di Basville, nostro padre e primo marchese di Canneto, confermata tale vendita con tutti i privilegi da Filippo V di Austria. Giunti intanto che fu in Canneto il marchese Nicolai, trovò il paese di molto avvilito, perché da circa trent’anni per sciagure sofferte gli ultimi eredi di casa Girondi si erano ritirati in Napoli, perlochè il Marchese Nicolai fece molto per accomodare tutte le cose nell’interesse di questa povera popolazione. Ma nel giorno 16 del mese di agosto 1730 il marchese don Carlo Nicolai, nostro padre, si morì e l’anno appresso 1731 veniva investito di tale dominio nostro fratello primogenito della nostra casa, Domenico De Nicolai degli attuali Marchesi.
Datato in Canneto il 3 maggio 1756.

DA “RICORDI STORICI” DI DON LUIGI STANGARONE