L’altare in pietra a sinistra è sormontato da una tela, raffigurante e rappresentante S.Antonio da Padova tra gloria di angeli. Questi sono contenti e lieti di far festa a questo santo tanto puro e casto, tanto miracoloso e taumaturgico. Sono numerosi. Formano quasi una corona. Il santo in ginocchio con addosso il saio francescano con il caratteristico cappuccio e il cordone ai fianchi con i nodi, che rappresentano la castità, l’ubbidienza e la povertà. Ha gli occhi rivolti verso il cielo come per dire che ha compreso che il nostro mondo è di passaggio, che la nostra vita è solo una prova, a cui ci sottopone Dio; che il vero regno è il cielo, che la vera vita è quella eterna. Il suo viso, che è delicato e giovanile, bello ed espressivo, assume un atteggiamento mistico, altamente spirituale, come se la terra non lo interessasse, non lo riguardasse, non gli offrisse alcuna attrattiva. Ha le mani leggermente sollevate, come per dire a Dio che non era il caso di mandargli dall’alto dei cieli una schiera di angeli festanti, per rendergli gloria, giacchè non ha fatto altro che il suo dovere di uomo e di cristiano. Se si è comportato come si è comportato, vivendo intensamente la vita ispirata ai principi evangelici e ai precetti di Cristo, ha fatto semplicemente quello che gli spettava e toccava di fare, cioè mostra umiltà, modestia, che è un segno di maturità intellettuale e morale, culturale e religiosa. Ai suoi piedi c’è un libro che sta ad indicare che è stato un dottore della chiesa per la sua vasta e profonda cultura. Anche se non sappiamo l’anno preciso della composizione di questa tela espressiva ed interessante, ugualmente non esitiamo a collocarla alla fine del secolo XVII, o tutt’al più, all’inizio del secolo seguente, cioè all’età barocca per il gioco delle luci e delle ombre o dei toni chiaroscurali, come dicono i pittori. Nel complesso è una bella tela, degna di considerazione e di attenzione, non solo per il soggetto ma anche per la tecnica usata e per i colori adoperati.