Dal punto di vista geometrico la fotografia di un certo oggetto può assimilarsi
con sufficiente approssimazione ad una proiezione centrale dell'oggetto fotografato.
Ricordiamo che una proiezione centrale è ottenuta proiettando i punti
dell'oggetto su un piano, (detto piano o quadro di proiezione), da un punto
esterno ad esso, (detto centro di proiezione o di vista). Le rette congiungenti
i punti dell'oggetto con il centro di proiezione sono dette rette proiettanti.
I loro punti di intersezione con il piano di proiezione costituiscono le
proiezioni od "immagini" dei punti dell'oggetto.
In un sistema ottico complesso, qual è nella realtà un obbiettivo fotografico,
non esiste un unico centro. In esso possono invece individuarsi due punti,
posti ad una certa distanza l'uno dall'altro, lungo l'asse ottico del sistema.
Tali punti sono detti punti nodali.
I raggi luminosi provenienti dallo spazio esterno, (spazio oggetto), alla
camera fotografica, passano dal primo di tali punti nodali, (punto nodale
esterno), ed emergono nello spazio interno alla camera fotografica, (spazio
immagine), passando dal secondo punto nodale, (o punto nodale interno), in
direzione parallela a quella che essi avevano nello spazio oggetto,
raggiungendo quindi il piano della emulsione fotografica.
Ovviamente anche questa è un'astrazione, riferita ad un sistema ottico
ideale; nella realtà la situazione è assai più complessa.
DISTANZA FOCALE DELL'OBIETTIVO
Dicesi distanza focale la distanza fra il secondo punto nodale dell'obbiettivo
ed il piano focale, misurata lungo l'asse ottico dell'obbiettivo stesso.
Per piano focale si intende il piano, perpendicolare all'asse dell'obbiettivo,
sul quale le immagini dei punti dell'oggetto si formano nella migliore
condizione di focatura.
Come è noto, la distanza fra il secondo punto nodale dell'obbiettivo e tale
piano varia in funzione della distanza dell'oggetto dalla camera fotografica.
La distanza focale prima definita è quella per la quale si trovano a fuoco sul
piano focale i punti immagine di un oggetto posto a distanza infinita dal
punto di presa. (o comunque ad una distanza sufficientemente grande in
relazione alla distanza focale).
In una normale camera fotografica, destinata a fotografare oggetti posti a
distanze dal punto di presa molto diverse fra loro, l'obbiettivo può avvicinarsi
od allontanarsi dal piano focale per realizzare le migliori condizioni di
focatura in funzione delle differenti distanze. L'OBBIETTIVO
Esistono vati tipi di obbiettivi:alcuni (detti teleobbiettivi) avvicinano ed ingrandiscono le immagini lontane(trasformando la macchina fotografica in un cannocchiale); mentre altri (detti grandangolari) le allontanano e le
rimpiccioliscono ma permettono di vedere un panorama più ampio senza dover scattare più foto.
Gli obbiettivi si classificano in base al loro angolo di campo ma anche (in maniera più impropria) in base alla loro lunghezza focale.
L'OBBIETTIVO NORMALE
è un obbiettivo che ha un angolo di campo simile a quello dell'occhio umano e quindi vede il mondo come lo vede una persona. In genere il suo angolo di campo è di 45 gradi e la sua focale (nelle macchine fotografiche che usano pellicole formato 24x36) è di 50 mm tranne in alcuni vecchi
modelli con focale di 55 mm.
GRANDANGOLO
Come dice il nome è un obbiettivo con un angolo di campo più grande dell'occhio umano (o meglio dell'obbiettivo normale) e la sua focale è sempre minore di quella dell'obbiettivo normale.
Più l'angolo di campo è grande più gli oggetti risultano piccoli e lontani e più la focale è piccola quindi i grandangoli sono spesso usati per inquadrare soggetti "vicini".
TELEOBIETTIVO
Letteralmente significa obbiettivo a distanza perché si comporta come se l'obbiettivo fluttui a mezzaria lontano dal fotografo ma vicino all'oggetto da fotografare.Il suo angolo di campo è minore di quello dell'occhio umano e la sua focale è sempre maggiore di quella dell'obbiettivo normale.Più l'angolo è piccolo più gli oggetti risultino grandi e vicini e più la focale è lunga.
I teleobiettivi sono usati per fotografare soggetti "distanti".
DISTORSIONE
La distorsione a barilotto si manifesta sui bordi dell'immagine, dove le linee rette tendono ad incurvarsi verso l'interno quanto più si avvicinano agli angoli. Esiste anche l'effetto contrario chiamato "distorsione a cuscinetto".
NOZIONI DI BASE DI FOTOGRAFIA
PARAMETRI LEGATI ALLA GEOMETRIA DELLA MACCHINA FOTOGRAFICA
La distanza focale determina l'ampiezza del fascio di raggi che forma
l'immagine fotografica. Per un determinato formato dell'immagine il fascio
avrà ampiezza tanto maggiore quanto minore è la distanza focale e
viceversa.
LE ABERRAZIONI OTTICHE DI UN OBIETTIVO
Spesso si tende a confondere l'effetto prodotto da un'esaltazione prospettica eccessiva, tipica dei grandangolari, definita "linee cadenti", con questa aberrazione. Le linee cadenti sono invece la logica conseguenza delle leggi della prospettiva. La distorsione vera e propria è quella originata dal fatto che punti diversi dell'area inquadrata vengono riprodotti sul fotogramma con differente ingrandimento e quindi appaiono come " spostati ". Ne deriva, ad esempio, che un quadrato può essere riprodotto perfettamente oppure con i lati " bombati " verso l'esterno ( distorsione a barilotto o a botte ), o verso l'interno ( distorsione a cuscinetto ). Questo difetto è spesso molto evidente nelle ottiche zoom, specie in corrispondenza delle focali estreme (minima e massima), perché variando la focale varia la posizione reciproca delle lenti all'interno dell'obiettivo e quindi diviene spesso asimmetrico il posizionamento del diaframma rispetto ad esse. Diaframmando non si riduce il difetto, l'unica soluzione è quella di manovrare la ghiera di selezione della focale in modo da cercare la posizione che offre la minor distorsione e poi, avvicinarsi o allontanarsi dal soggetto per cercare l'inquadratura desiderata.