STORIA


CHIESA

AUTORE



STRUTTURA


NOTIZIE STORICHE

Nel XVII sec. la nobile e stimata famiglia De Excelsis possedeva una imponente villa patrizia extra-moenia, immersa nel verde e situata nei pressi di quello che è oggi il santuario di Santa Maria dell'Altomare; Flavio, ultimo componente di questa famiglia,non avendo figli, nominò la moglie, Lucia Griffi, usufruttuaria universale di tutti i suoi beni scegliendo però come erede ultimo dei suoi possedimenti l'ordine Carmelitano. Dopo aver ottenuto il consenso da parte del Capitolo Cattedrale di Andria e da parte della Santa Congregazione dei Vescovi e Regolari, i padri carmelitani diedero finalmente inizio alla costruzione della chiesa e successivamente del seminario.

LA CHIESA

Lì dove durante la peste del 1656 sorgeva un piccolo lazzaretto, cominciò, nel 1690, la costruzione della chiesa, come dimostra l'iscrizione incisa sulla prima pietra inaugurale posta in basso a sinistra, che inizialmente era sormontata dallo stemma dell'ordine Carmelitano. I lavori, ormai avviati, furono affidati nel 1709 ai maestri muratori Morgigno e Raimondi , entrambi cittadini andriesi, e portati a termine nel 1753; in tale occasione il vescovo di Andria, mons. Domenico De Anellis la consacrò a Santa Maria del monte Carmelo aprendola al culto del devoto popolo andriese (la data dell'evento è stata incisa sulla lapide posta sul presbiterio). La facciata della chiesa, preceduta da un'imponente e ampia scalinata, disegnata e costruita dallo stesso Raimondi, si presenta con un portico aggettante rispetto al fronte del convento, impostato su cinque archi, tre frontali e due laterali; la parte superiore è delimitata da una cornice architravata e da un frontone triangolare sostenuto da quattro lesene con capitello corinzio, la sua continuità è interrotta, al centro, da un grande finestrone rettangolare, affiancato, lateralmente, da due edicole ricavate nello spessore del muro e dotate di cupolette a conchiglia. Il frontone, la cui cuspide è sormontata da una croce in ferro, presenta al centro un'apertura semicircolare ornata da una "M" metallica in onore di Maria. Il portale d'ingresso della chiesa presenta dei motivi floreali scolpiti sugli stipiti stessi; sull'architrave è posta la scultura della Vergine con il Bambino, ai lati dell'immagine sacra è evidente l'epigrafe REGINA DECOR CARMELI ORA PRO NOBIS. Nel 1806, quando la chiesa fu sconsacrata ed adibita ad infermeria di pronto soccorso dell'ospedale militare, la scultura fu rimossa; nel 1839 venne riposizionata nella sua collocazione originaria ma furono cancellati da una mano vandalica i versi del poeta dell'ordine carmelitano, Gianbattista Mantovano, DUM FLUET UNDA MARIS CURRENT PER AEQUOR PHEBUS VIVET CARMELI CANDIDUS ORDO MIHI . Internamente la chiesa si presenta ad un'unica navata coperta da volta a botte, poggiante su un cornicione impreziosito da stucchi. La navata è fiancheggiata da sei cappelle, tre per ogni lato, che durante il restauro del 1972 furono private dei loro altari in tufo rivestiti da stucchi, l'unico risparmiato è quello tuttora presente nella seconda cappella alla sinistra di colui che entra nella chiesa. L'illuminazione naturale è garantita da dieci finestroni, di cui otto disposti sui lati lunghi, quattro per ogni lato, e due sui lati corti, dei quali uno sull'altare e l'altro sul coro sovrastante il portico. Negli ultimi sessant'anni sono state notevoli le modifiche apportate all'interno della chiesa: una foto risalente al 1939, tratta dal libro di mons. Francesco Papa, testimonia la presenza di un pulpito collocato tra la seconda e la terza cappella di destra, evidenzia inoltre l'esistenza di numerose tele che arricchivano e impreziosivano le pareti comprese tra le cappelle, l'assenza di questi ed altri elementi ha sicuramente ridimensionato l'impatto artistico della chiesa che sembra quasi spoglia. Il presbiterio, che originariamente inglobava le ultime due cappelle ed era delimitato da una balaustrata, è stato notevolmente ridimensionato addossando il nuovo altare al muro di fondo. Un altro importante restauro subito dalla fabbrica risale al 1939, voluto dal rettore mons. Riccardo Rella e dal vescovo mons. Paolo Rastagno in occasione del centenario del trasferimento del seminario all'attuale sede. I documenti rinvenuti all'Archivio di Stato di Bari hanno rivelato che in seguito alle "alluvioni verificatesi nella zona, nei mesi di settembre, ottobre e novembre del 1959" è stato necessario intervenire, al fine di evitare pericoli per l'incolumità dei fedeli, con lavori di consolidamento della volta di copertura; internamente sono stati eseguiti il rifacimento degli intonaci e la rimozione di massetti e gretonati.

IL SEMINARIO VESCOVILE

La costruzione del convento cominciò quando non erano stati ancora terminati i lavori della chiesa, avviati ormai da sette anni. È quindi il 1697 l'anno in cui è stata posta la prima pietra su cui quarantaquattro anni più tardi, il convento, nella sua interezza avrebbe sovrastato e dominato "tutto il bellissimo e pittoresco panorama della città e delle circostanti campagne lussureggianti di messi, di viti, di mandorli, di ulivi e di ogni specie di frutti" . Nato come dimora di monaci, il convento, nel corso degli anni, ha assolto funzioni diverse da quella originaria: nel 1806, in seguito ad una requisizione da parte del re di Napoli Giuseppe Bonaparte, è stato mutato in ospedale militare delle Puglie per il ricovero e la cura dei soldati, ricavando, data l'ampiezza dell'edificio, ben quattrocento posti letto; nel 1837, dimesso dalla funzione di ospedale militare, è stato concesso da Ferdinando II di Borbone, al vescovo di Andria, mons. Giuseppe Cosenza, che ne aveva fatto richiesta per dare una sistemazione più idonea al seminario diocesano non più in grado di accogliere la nuova diocesi che era stata estesa alle città vicine. Il vescovo, "sotto la direzione dell'architetto Nicola Matera, fece abbattere dall'appaltatore Nicola Moscatelli, le celle dei frati, e formarvi sei cameroni, oltre alle tante aggiunzioni e ristauri"; nel 1839 divenne la sede ufficiale del seminario. Durante la prima guerra mondiale alcuni locali vennero adibiti ad ospedale della croce rossa, durante la seconda grande guerra invece venne interamente impiegato come ospedale militare. Planimetricamente il seminario è costituito da un volume quadrangolare, annesso alla chiesa, ed uno rettangolare che, unendosi ad uno dei quattro lati del precedente volume, determina longitudinalmente la facciata principale, sulla quale è possibile percepire la distinzione tra i volumi grazie a due paraste che delimitano quello longitudinale. Il corpo quadrangolare è dotato di un suggestivo chiostro perfettamente quadrato, costituito da sedici colonne, cinque per lato, sulle quali s'impostano sedici archi; sul cortile stesso si aprono otto finestre che originariamente corrispondevano ad ambienti particolari: la panetteria, il forno, la cucina, la dispensa, la cantina e il magazzino. Al centro del chiostro è ubicata una cisterna d'acqua, oggi non più utilizzata; intorno alle lunette interne è stata affrescata la storia del profeta Elia, fondatore dell'ordine carmelitano. In facciata il piano terra è completamente rivestito in bugnato, che contribuisce a dare un aspetto massivo alla parte basamentale, il primo piano, a causa del deterioramento dell'intonachino con cui era rivestito, mostra chiaramente i conci in tufo, il tutto è concluso da un coronamento leggermente aggettante che termina in corrispondenza della seconda parasta. La terza finestra del piano terra, partendo dall'ingresso, mostra chiaramente le tracce di una porta successivamente tamponata, a conferma di ciò è stata utile la consultazione del libro di mons. Papa dove è presente una foto del 1939 che testimonia la presenza di una porta d'ingresso in luogo dell'attuale finestra. Le numerose catene visibili sulla facciata del seminario e su quella della chiesa sono il frutto del restauro effettuato sulla fabbrica nel 1955 in seguito ai numerosi danni bellici subiti durane la seconda guerra mondiale.
Nel 2004 è stato effettuato l'ultimo restauro che ha riguardato sia la CHIESA del CARMINE che il SEMINARIO VESCOVILE. Dove si è pulita la facciata con mezzi meccanici e si sono cambiati gli infissi.