La Masseria Caggiano

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etimo / tipologie / ipogei / trappeti / difese / attività / cappelle / '700


ETIMO
Il termine «masseria» deriva da "massa", latifondo formato da grandi aggregati rustici, i "praedia". La discendenza dalle "massae" e dalle "villae rusticae" romane è ormai certa. Con il termine "villa" si indicava la residenza padronale nel "fundus", mentre con il termine "casales" (termini) e "casalia" (signa) si indicavano le fattorie secondarie confinanti.
Nel corso del Medioevo il significato di "massa" continua a riferirsi a latifondi gestiti dai "massari"; a partire dal XIV secolo la masseria diviene un luogo di sfruttamento agricolo-pastorale gestita da massari per conto di grandi feudatari, ordini ecclesiastici o piccoli proprietari. Molte masserie divengono di proprietà regia, regolarmente da particolari statuti (fra cui la "Costitutio...super massariis curiae" di Federico II e lo "Statutum massariarum" di Manfredi). Nel 1443, con la riorganizzazione della "Dohana Menae Pecudum" voluta dal re Alfonso d'Aragona, le masserie divengono punti strategici per la gestione della produzione agricola, ma soprattutto del traffico del bestiame soggetto a transumanza. Si riconoscono per le loro peculiarità le masserie dette di pecore, sorte in seguito all'istituzionalizzazione della mena delle pecore, e le masserie dette da campo, le più comuni in Terra di Bari, specializzate nella lavorazione dei prodotti agricoli, fra cui le olive.

TIPOLOGIE
Le tipologie di costruzione delle masserie seguono generalmente alcuni schemi ricorrenti. Essi venivano utilizzati per individuare subito la destinazione d’uso degli ambienti e quindi per separare nettamente gli ambienti destinati alla residenza dei padroni da quelli destinati invece al lavoro dei salariati, o servi, o “vastasi”. Anche la posizione delle cappelle seguiva criteri ben precisi. Le masserie più antiche, risalenti ai secoli XIII e XIV, sorgono spesso sugli antichi casali di epoca bizantina, e conservano parti di essi, come ad esempio le torri di avvistamento per la difesa, alte fino a 20 metri. Il sistema difensivo prevedeva un sistema di torri di vedetta a distanze regolari tra di loro, attraverso cui poter lanciare l'allarme di aggressori e trasmetterlo ai casali vicini; le torri interne erano a loro volta collegate con quelle costiere (prima fascia difensiva) e con quelle più interne, realizzate a difesa dei villaggi più popolosi e importanti.

IPOGEI
Molte di queste masserie presentano anche ipogei scavati dall’uomo in epoche ancora anteriori, per i culti cristiani al riparo dalle aggressioni esterne; successivamente, superati i periodi delle invasioni barbariche, gli stessi culti hanno continuato a sopravvivere all’esterno in chiese appositamente edificate. Altri ipogei furono invece realizzati per la lavorazione delle olive in frantoi o “trappeti” sotterranei, per permetterne la molitura in tutti i periodi dell’anno; essi erano dotati di grandi camini in cui si bruciava la sansa (per dare luce e calore), di grandi vasche in pietra, di botole sul soffitto collegate al piano di calpestio superiore attraverso cui venivano gettate le olive appena raccolte.

TRAPPETI
Il termine «trappeto» deriva dal latino volgare "tarpetum" o "tarpitum", spesso presente nei documenti medievali della zona di Bari (raccolti nel Codice Diplomatico Barese), con cui si indicava il frantoio per la produzione dell'olio, da sempre prodotto cardine dell'economia locale. Altre colture tipiche erano quelle delle mandorle e, in misura minore, la frutticoltura. La viticoltura si affermò su vasta scala solo tra il XVIII e il XIX secolo.

DIFESE
Nei secoli la Puglia e la Terra di Bari furono meta di numerose aggressioni dal mare (arabi, turchi) e dall’entroterra (briganti); le campagne furono allora dotate di torri fortificate a difesa dei raccolti. Queste torri presentavano difese di tipo “piombante”, cioè caditoie attraverso cui si versavano liquidi bollenti o si lanciavano sassi, e difese di tipo “radente”, cioè feritoie attraverso cui lanciare frecce e sparare con le prime armi da fuoco. Le torri fortificate furono successivamente ingrandite per ospitare i coloni tutto l’anno e non più solo durante i raccolti: nacquero così le prime masserie dove incominciava già il processo di trasformazione dei prodotti della campagna, destinati alla vendita nelle città. In molti casi si assiste ad una fortificazione postuma rispetto alla costruzione delle semplice masseria, per sopravvenute esigenze difensive in determinati periodi storici particolarmente esposti alle aggressioni esterne (il brigantaggio, ad esempio, piaga endemica durante i secoli XVII-XIX).

ATTIVITA'
Nelle masserie si trovano quasi sempre ambienti utili alla vita della comunità e allo svolgimento del lavoro di produzione: oltre ai frantoi, consueta era la presenza di un locale adibito a "niviera", locale sotterraneo in cui si pressava la neve fino a renderla ghiaccio che, isolato attraverso strati di fieno, era utile alla conservazione delle derrate più deperibili; il "palmento" si trova invece nelle masserie in cui si produceva vino: esso indica infatti la vasca in cui si pressava l'uva. In alcune masserie sorte sul ciglio delle lame si nota la presenza di grandi vasche in cui si raccoglieva l'acqua: esse avevano anche una funzione scenografica, in quanto lì si abbeveravano le numerose specie di uccelli che gravitavano intorno al particolare habitat delle lame.
I locali al piano terra destinati ad accogliere stalle, frantoi, cucine, o altri spazi lavorativi sono sempre voltati a botte, a crociera, o a stella, e hanno le pareti rustiche; gli ambienti residenziali dei piani superiori, sempre con pareti intonacate, presentano invece volte a padiglione (a volte si notano volte a schifo), che nel secolo XIX lasciano spazio ai solai.

CAPPELLE
Le cappelle venivano edificate adiacenti alle masserie per assicurare il culto ai proprietari, ai lavoranti e ai vicini della masseria. Spesso hanno due ingressi per permetterne l’ingresso sia dall’interno della masseria, sia dall’esterno; a volte si assiste addirittura ad un accesso privilegiato per i signori attraverso aperture al piano superiore: direttamente collegate alla camera privata o come piccoli matronei per evitare di confondersi con la servitù. Nel corso dei secoli XVII e XVIII si ebbe una crescente “aristocratizzazione” del clero dovuta all’ingresso di cadetti della nobiltà in ordini religiosi; tale appartenenza dava lustro alle famiglie, oltre che ulteriore potere, e quindi doveva essere visibile a tutti: questo è il motivo per cui le cappelle erano costruite in posizioni privilegiate, tali da essere notate anche da lontano.

'700
Durante il secolo XVIII le masserie che fino ad allora avevano avuto una funzione essenzialmente produttiva si trasformarono in residenze da diporto in cui l’attività lavorativa era nettamente separata dalla riposante vita di campagna dei signori. Si abbellirono quindi i prospetti, che si aggiornarono, spesso con esiti limitati, secondo le nuove mode decorative che giungevano dalla capitale partenopea. Le decorazioni consistevano essenzialmente in stemmi, festoni, bassorilievi con elementi vegetali o animali, epigrafi; a volte si intonacava l’edificio con colori sui toni del rosso. Più evidenti furono le aggiunte strutturali quali le balaustre e le scalinate a tenaglia, che molto scenograficamente abbellivano i prospetti principali sull’esempio delle dimore nobiliari dell’area vesuviana. I cornicioni divennero più sporgenti, le finestre si ammorbidirono con forme mistilinee e si arricchirono con gocciolatoi modanati, gli archi delle porte divennero ribassati; le cappelle si arricchirono di altari, spesso di gesso e stucco per imitare i ben più costosi altari marmorei.
In quasi tutte le masserie infine si nota una zona recintata coltivata come giardino: sono gli agrumeti, zone che simbolicamente richiamano le “Esperidi” classiche, luoghi in cui il forte profumo e il colore dei frutti donava momenti di riposo per il corpo e per lo spirito; essi erano recintati, veri “horti conclusi”, sia per separare questa zona di riposo dalle zone produttive, sia per l’esigenza pratica di preservare i delicati alberi da frutto da dannosi venti. Altra zona recintata era l’orto, in cui si coltivavano ortaggi ed essenze per le esigenze di cucina.

 Politecnico di bari - C.d.L. in Ingegeria Edile - corso di Rilevamento fotogrammetrico dell'architettura