Gravina nel tempo, nella storia e nell' arte |
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A 56 km da Bari, la città si estende sul versante sinistro dell' omonimo burrone le cui sponde sono collegate da un ponte settecentesco, affine nella struttura agli antichi acquedotti romani, costruito allo scopo di portare sotto le mura della città le acque della sorgente Sant' Angelo. Il nome gravina sta ad indicare una depressione carsica del terreno formatasi dall' erosione operata dalle acque dei fiumi che sono andati lentamente prosciugandosi. Guardando verso ovest si eleva, isolata e maestosa, la collina di Petramagna, la cui sommità conserva vestigia archeologiche che molti studiosi fanno risalire al IX-VIII a.C. Ai suoi piedi si adagiano i resti di un altro sito detto Padre Eterno, di più recente scoperta e più o meno contemporaneo al primo. La caduta di Roma nel 476 d.C. e la conseguente invasione dei barbari coinvolsero anche le popolazioni di questi due centri che trovarono scampo e rifugio nelle grotte che si aprivano sulle pareti del burrone. Di qui la comunità cominciò lentamente a concentrarsi sul versante sinistro costruendo i primi nuclei della Civitas nei rioni Piaggio e Fondovito caratterizzati da un' architettura spontanea; quindi raggiunsero la piana dove il Medioevo trovò la sua ultima appendice nel "borgo". Affacciarsi sulla "gravina" oggi vuol dire godere di una visione magica e misteriosa che rimbalza nel chiaroscuro delle grotte in cui sono visibili, attraverso l' uso di dipingere immagini sacre, i segni della nuova civiltà che si usa indicare come "civiltà rupestre". Questa però affonda le sue radici in epoche più remote. Divenuta sede vescovile dipendente da Otranto nel IX secolo sotto i Bizantini, Gravina attraversò un periodo di grande floridezza; dopo essere stata devastata dai Saraceni, passò nel 1041-42 ai Normanni (Umfredo e poi Roberto d' Altavilla) in qualità di feudo. Conclusasi l' età angioina il feudo di Gravina potè godere di un coerente sviluppo della sua vicenda e di una relativa stabilità amministrativa grazie alla famiglia Orsini, ad un ramo della quale appartenne ininterrottamente-dapprima in qualità di contea, poi di ducato, infine di principato-dal 1380 al 1807. La solida posizione di Gravina nel campo delle arti tra XVII e XVIII secolo si deve alla duchessa Giovanna Frangipane della Tolfa, ritirata in convento, alla quale è legato il dipinto raffigurante la Madonna del rosario di mano del giovane Francesco Solimena. All' indomani della morte della duchessa-avvenuta nel 1700 -il primogenito Pier Francesco Orsini, domenicano, cardinale ed infine papa nel 1724 con il nome di Benedetto XIII, non dimenticò mai la sua città d' origine, che ne conserva i segni nei benefici, negli arredi e nei paramenti preziosi di cui si arricchirono le chiese ed in particolar modo le cappelle del Purgatorio e la cattedrale. Quest' ultima conserva la tela del pittore Francesco De Angelis raffigurante Il battesimo di Gesù, datata 1726. | |||||
(da: "Gravina in Puglia" di Giovanni Pacella, ADDA Editore) | |||||
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