La Famiglia De' Mari
Il marchese d’Assigliano Carlo De Mari, anch’esso genovese, ricco banchiere del Regno di Napoli, acquista per 216.000 ducati il feudo, ricevendo nel 1665 il titolo di Principe di Acquaviva delle Fonti. Con lui ha inizio il dominio della famiglia De Mari che si protrarrà per oltre un secolo e mezzo, fino al 1806, anno della soppressione del feudalesimo.La quota più rilevante di tali lavori è opera proprio di Carlo I De Mari, ansioso di assicurare a se e al suo nuovo status una residenza confacente; come si può d’altronde evincere dall’iscrizione sovrastante il portale d’accesso agli appartamenti del piano nobile, nel loggiato dello stesso castello. Già nel 1703 Giovanbattista Pacicchelli, nella sua opera “Il regno di Napoli in prospettiva diviso in dodeci province”, descrivendo Acquaviva, parla di un “sontuosissimo e accresciuto di nuovo “ palazzo del principe, “con ricca e rara galleria di pitture e cose scelte, più quarti per la corte e forastieri, scuderia, teatro elegante ed ogni opportunità”. (Amati, nel suo Dizionario Corografico del 1867, parlando dell’opera di Carlo I, scrive: “Restaurò elegantemente l’antico castello e vi fabbricò un bel teatro...”). Purtroppo non si conosce quale fosse il piano complessivo di trasformazione dell’edificio seguito da Carlo De Mari o chi abbia diretto i lavori e a quali modelli si facesse riferimento.Da un’attenta osservazione del manufatto è verosimile ritenere che vi sia stata un’impostazione generale, in qualche modo organica, giacché il principio ispiratore dell’ampliamento appare il medesimo per ogni lato del castello. Infatti si procede all’addizione di nuovi ambienti tramite nuovi volumi all’esterno di quelli esistenti, operando una sorta di“foderatura” della preesistenza: ciò che ovviamente trasforma completamente anche i prospetti e, in definitiva, l’immagine complessiva dell’edificio, sempre più prossima a quella del palazzo nobiliare.
precedente pagina successiva
|