Jephte e sua figlia

Passando alla parete opposta troviamo, inframmezzati dalla finestra, altre due scene: L’incontro di Jephte con la figlia, Davide e Abigail. Troviamo la descrizione dell’episodio di Jephte nel libro dei giudici: Jephte uomo forte e valoroso, è invitato dagli anziani del popolo di Isdraele per difendere la sua terra dall’attacco degli Ammoniti. Egli accettò a patto che, qualora avesse vinto, sarebbe diventato il capo. Mandò degli ambasciatori presso quel popolo affinchè venissero ad un accordo pacifico ma ciò non ebbe successo. Fu quindi costretto a marciare contro gli Ammoniti ed a sconfiggerli dopo aver fatto un voto al Signore: avrebbe sacrificato in olocausto il primo della sua famiglia che al suo ritorno gli fosse venuto incontro. Fu proprio la sua unica figlia a correre contro di lui abbracciandolo. Jephte si stracciò le vesti per la rabbia ed informò la figlia del voto fatto e questa rispose che era giusto e che fosse compiuto il voto promesso, chiedendo solo di lasciarle due mesi di tempo affinchè vagasse per i monti a piangere la propria vergogna. Dal dipinto del Carella, che mostra appunto la scena del punto di incontro tra i due protagonisti con la presenza di un militare in secondo piano e con la rovina di un arco trionfale sullo sfondo, non sembra emergere il clima di grande drammaticità che il racconto suggerisce. Jephte che sacrifica la figlia è simbolo della necessità della regione di stato.