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La visione stereo
Il motivo per il quale l'uomo ha una visione tridimensionale delle cose che gli stanno intorno dipende dal fatto che gli occhi sono posti ad una certa distanza uno dall'altro e che quindi ognuno fornisce al cervello un'immagine bidimensionale presa da un punto di vista leggermente diverso rispetto all'altro.
Per verificare ciò, provate ad osservare un oggetto molto vicino a voi con un occhio e poi con l'altro e noterete immediatamente la diversità tra le immagini fornite da ciascun occhio. A questo punto potete capire come un occhio fotografa continuamente una serie di imagini riprendendo tra l'altro una parte dell'oggetto che l'altro occhio non vede... l'unione delle due serie di immagini ci da la sensazione di profondità... il risultato è un filmato stereo. La stereoscopia Oggigiorno sono disponibili diversi programmi tridimensionali per computer, ma quanto sono realistici questi tipi di immagini? Chiunque guardi lo schermo di un computer percepisce di stare osservando un'immagine, non una scena reale. Questa differenza proviene dal fatto che nel nostro mondo tridimensionale i nostri occhi ci forniscono due immagini diverse tra loro. Questo perchè nello spazio i nostri occhi sono in due posizioni diverse, separate tra loro da circa 65mm. Al cervello giungono quindi due immagini leggermente diverse tra loro, che vengono elaborate per creare un'unica immagine contenente una precisa percezione della profondità. Questa capacità del nostro cervello è chiamata anche stereoscopia. Grazie alla stereoscopia possiamo perfettamente notare la differenza tra l'osservare un'automobilina contenuta in una scatola e guardare la relativa fotografia. Osservando la scena, la visione è stereo in quanto ogni occhio ha la sua visione dell'automobilina, ma guardando la relativa foto, questa fornisce un'immagine piatta ed entrambi gli occhi che quindi si trovano ad osservare la stessa identica immagine. Questa è la differenza tra una visione piatta bidimensionale ed una stereo. Distanza tra i due scatti Per creare un'immagine stereo occorre prima creare due immagini 2D, cioè una coppia stereo: un'immagine per l'occhio sinistro e una per l'occhio destro. La distanza tra le due in stereoscopia è assunta essere pari alla distanza interoculare (circa 65mm). Quando la distanza tra i due punti di osservazione è maggiore della distanza interoculare, l'immagine stereo risultante viene definita iperstereo e dà l'impressione di osservare un modello in scala ridotta. Quando invece la distanza è inferiore, l'immagine stereo risultante viene definita ipostereo, e dà l'impressione di osservare un modello ingrandito. La bicamera analogica
Nell'immagine è ripresa una bicamera analogica per la ripresa di immagini iperstereo, costituita da un braccio in alluminio di sezione circolare a cui risultano ancorate due camere. Centralmente è possibile calibrare apertura del diaframma (che naturalmente parte da un f8 in su per mettere a fuoco un po tutto) e la velocità dell'otturatore. Sarebbe opportuno, in caso di utilizzo di un tale strumento, munirsi di un esposimetro per fissare tali parametri. La bicamera digitale L'immagine accanto riprende una bicamera digitale "fai da te".In questo caso la fase di acquisizione delle immagini digitali sul PC avviene contestualmente alla ripresa. Come potrete notare "la fase di sviluppo delle foto" è molto più rapida dello sviluppo tradizionele. A questo punto vi chiederete se esistono in commercio delle bicamere digitali... la risposta è si, infatti l'azienda Manfrotto da tempo ha mandato in produzione un Micropositioning sliding plate, Staffa con movimento millimetrico per fotografie stereo macro, con un apparecchio fotografico solo... ma penso che non sarebbe complicato costruirselo da sè di dimensioni maggiori. A proposito vorrei segnalare l'esistenza in commercio di putrelle in alluminio con sezione a C bordata, dotate di carrello con quattro ruote costrette a scorrere all'inerno di tale sezione con una precisione accettabile. Uno Stereoscopio fai da te
Lo Stereoscopio mostrato nell'immagine è stato costruito da me con l'ausilio dello schema dimensionale fornitomi dal collega Giovanni Polieri.
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