Palazzo Ducale di Giovinazzo - Cenni storici


La sua costruzione si deve all'iniziativa di Nicolò Giudice, discendente di una famiglia di banchieri genovesi,
Principe di Cellamare dal 1631, che nel 1639 aveva acquistato Giovinazzo da Ferdinando Gonzaga Duca di Guastalla,
ottenendo il titolo di Duca della cittadina pugliese nel 1651 da Filippo V.
La casata si estinse alla morte, nel 1770, dell'ultima discendente Costanza Eleonora Giudice, moglie del principe
Filippo Caracciolo, che non lasciò eredi, sicché, i feudi di Cellamare, Giovinazzo e Terlizzi passarono alla regia Corte.
La costruzione del palazzo ebbe inizio nel 1650 su progetto di Francesco Antonio Picchiatti, come risulta da una
polizza di pagamento a suo favore, datata 27 agosto 1659, con la quale egli veniva compensato anche dei lavori
effettuati, sempre su commissione del principe di Cellamare, nel Monastero della Croce di Lucca a Napoli, dove ben
quattro delle figlie di Nicolò Giudice erano suore.
Nonostante alcune trasformazioni subite, il Palazzo Ducale conserva quella maestosità che ne fece l'elemento
caratterizzante della veduta di Giovinazzo inserita ne "Il Regno di Napoli in prospettiva"di G.B. Pacichelli
(Napoli 1703), il quale offre anche un'interessante seppur sintetica descrizione di particolari ormai perduti
dell'originaria morfologia (fra gli altri la balconata che correva ininterrottamente al primo piano del prospetto sul mare,
di cui oramai restano solo i mensoloni e alcune colonnine sagomate della balaustra);
Sorto sui resti della cinta muraria, come attesta il basamento, il fronte verso il mare era certo il più imponente,
con la compatta cortina muraria in blocchi di pietra scandita dalla successione delle grandi porte-finestre del piano
nobile.

Meno imponente il prospetto meridionale il quale «...ha di notevole solo il portale maggiore..» Apollonj-Ghetti "Mostra Documentaria - Turi, Conversano, Giovinazzo", Bari 1969, pp. 59-60).
Delle torri che secondo l'incisione del Pacichelli completavano quest'ala, resta solo il corpo sud-occidentale a suggerirne un accenno. Da un punto di vista planimetrico il fabbricato si articola attorno ad una vasta corte a pianta quadrata, i cui prospetti recano evidenti i segni di manomissioni imputabili ai numerosi passaggi di proprietà intervenuti dopo la morte dell'ultima discendente del Giudice, con una forte frammentazione della originaria unità immobiliare.
L'androne coperto da volte a botte lunettata conduce, sulla destra, alla scala principale, articolata in due rampe con volte a botte e pianerottoli coperti da volte a padiglione lunettato. Le antiche sale un tempo esistenti risultano ora perlopiù divise da tramezzi ed anche le originarie coperture a padiglione lunettati sono state in gran parte sostituite da volte più semplici nel secolo scorso, talvolta decorate poi secondo il gusto liberty. La parte meglio conservata dell'edificio è quella appartenente alla Famiglia Fanelli, una delle migliori fra quelle che Giovinazzo possa ancora contare. Sebbene la costruzione dell'edificio risalga alla seconda metà del '600, le caratteristiche strutturali sopra descritte lo configurano come una esemplificazione di palazzo signorile con alcuni elementi ancora prerinascimentali. Il fronte sul mare infatti, affiancato da due baluardi protesi sul mare e fondato sul muro a scarpa, rivela quel carattere difensivo presente in età tardomedievale. Il fronte verso terra, invece, esalta piuttosto la concezione del palazzo rinascimentale basata sull'euritmia dei prospetti, sulla sobria essenzialità degli elementi strutturali, a tradurre in architettura le doti intellettuali del signore.



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