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SANTERAMO IN COLLE
con i suoi 514 meti sul livello del mare, è la città più alta della murgia barese.
POSIZIONE GEOGRAFICA
Situata sul confine tra Puglia e Basilicata a circa 40 Km da Bari e a 20 KM da Matera, la famosa città dei Sassi, Santeramo in Colle confina a Nord con i comuni di Cassano delle Murge (BA) e Acquaviva delle Fonti (BA) a Est con Gioia del Colle (BA) a sud con Laterza (TA) e Matera a Ovest con Altamura (BA).
CENNI STORICI SU SANTERAMO
I ritrovamenti neolitici a “Curtelupiscke” sotto la gravinella e a monte di Padula Rosa, ed i reperti più diffusi a “Grottanova”, dimostrano chiaramente che i pastori dell’età della pietra avevano trovato qui l’ambiente adatto per insediarsi, tanto più che “Serra d’Alta” e “Murgia Timone”, poste vicino a Matera, erano collegate con le località di Santeramo a mezzo di un sistema organico di strade comode ed efficienti, il che rendeva ovviamente più facili tutte le comunicazioni, gli scambi ed in genere la vita.
Tale sistema di strade però, mentre servì egregiamente a facilitare il ritmo normale di vita di questi primi abitanti, per le stesse ragioni di comodità ed efficienza espose l’agro della “Matine”, a seri pericoli.
Le milizie italiche, tarantine e cartaginesi, infatti, che scorrazzavano sulle nostre terre in lungo e in largo, nelle alterne vicende di vittorie e sconfitte pro e contro Roma, trovarono comodo accesso...
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La Chiesa Matrice di Santeramo è dedicata al santo patrono della città. Fu costruita nel 1729 su una antica cappella preesistente dedicata a Santa Maria della Lama.
Chiesa a Tre navate con grandi pilastri trattati a stucco lucido imitazione marmo (1860), le navate laterali contengono altari ricchi di marmi policromi. Il campanile è stato terminato nel 1923. Prevalentemente in stile barocco, all’interno si segnalano alcune opere di rilevante valore artistico.
Quando si inizia ad indagare su qualcosa non si sa mai dove la ricerca possa portare, ciò vale ancor di più quando si inizia a scavare in una chiesa del settecento con una storia ancora da scrivere. Così mai nessuno si sarebbe aspettato di trovare, a pochi centimetri di profondità sotto il livello di calpestio, delle vere e proprie “catacombe moderne”, ossia databili dall’inizio del 1700 alla metà dell’800; fino alla effettiva divulgazione e attuazione delle leggi napoleoniche sulle sepolture.
Così con le operazioni di scavo relative alla realizzazione dell’impianto di riscaldamento a pavimento, dapprima sono venute fuori delle strane botole che poi si sono rivelati gli accessi a delle strutture ad arco interrate dove venivano ordinatamente depositati i feretri. E’ venuto anche alla luce un deposito di grano che le antiche carte dell’archivio parrocchiale dicono appartenere alla confraternita del Santissimo che all’epoca (1700) possedeva anche un mulino per cereali, e sfruttava la sicurezza della chiesa per custodire il grano -bene quanto mai prezioso a quei tempi-.
Con lo scavo si è anche constatato che la Chiesa Matrice è stata dotata nel tempo di tre pavimentazioni.
I lavori per l’impianto di riscaldamento non hanno valorizzato i ritrovamenti: i tecnici hanno preferito reinterrare quanto scoperto. Ma questi stessi lavori, non hanno sortito neanche il buo effetto di benessere desiderato, acuendo una serie di problemi: pavimento sempre sporco, fessurazioni per le dilatazioni termiche; forti costi di gestione.
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