alazzo Santoro
francescofossanova@katamail.com

Rilievo architettonico e caratteristiche formali

Palazzo Santoro è un organismo architettonico sorto sul finire del 1500, concepito e prodotto secondo schemi costruttivi e logistici peculiari del periodo tardo rinascimentale e come tale  presenta dati e caratteristiche lontani dall’attuale sistema di fare e pensare l’architettura.

Perciò, per comprendere e conoscere dettagliatamente il manufatto, ai fini di poter ipotizzare degli interventi di recupero, senza peccare di insensibilità e superficialità nelle valutazioni, è necessario effettuare a priori il rilevamento architettonico, ovvero, fare propria l’esperienza progettuale e costruttiva, ripercorrendo, mediante le misurazioni e il disegno degli spazi, la genesi evolutiva dell’edificio, certificando in questo modo ogni peculiarità formale e costruttiva.

Si è così proceduto per conoscere e sviscerare quante più informazioni tecniche, storiche e strutturali di Palazzo Santoro, ai fini di poter tracciare un esatto iter evolutivo dell’edificio. Si è quindi operato in questo senso per conoscere la storia del manufatto, in modo tale da evidenziare la struttura primigenia ed attuale, chiarire tutte le successive trasformazioni e cogliere tutti gli elementi caratteristici ed anomali, che sono alla base della sua morfologia strutturale e del suo equilibrio statico. Si è effettuato perciò un rilevamento diretto, consistito in due fasi distinte: una accademicamente detta di campagna, l’altra di tavolino.

Nella prima fase si è provveduto alla misurazione del Palazzo per sezioni e mediante semplici strumenti di misura, quali il metro, le aste metriche, la rullina da 30 metri e la livella, successivamente si è trasferito su scala rappresentativa quanto è stato misurato. Per avereun più preciso riscontro delle reali caratteristiche planimetriche del manufatto, si è ricorsi all’ausilio delle mappe catastali in scala 1:200 datate 1939, che nonostante fossero graficamente molto approssimative, hanno comunque dato l’opportunità di verificarne la corrispondenza delle caratteristiche strutturali e dimensionali. È stato pertanto condotto un rilevamento scientifico, che ha messo in evidenza spessori murari anomali rispetto al restante tessuto dell’edificio e che ne ha evidenziato le recenti trasformazioni.

Essendo questo rilievo mirato, oltre che ad una conoscenza storico formale di Palazzo Santoro, anche ad un possibile intervento di restauro e analisi delle cause di degrado e dissesto, sono stati individuati sul luogo anche i possibili fattori, geografici, inquinanti, geologici, climatici e eolici, che hanno potuto concorrere al degrado dell’edificio stesso. Essendo il manufatto in esame edificato sul finire del 1500, è stato ritenuto opportuno, conoscendo l’unità di misura utilizzata in edilizia nel Rinascimento materano, ovvero le canne napoletane (pari a m 2,08), individuare la modularità costruttiva dell’edificio in funzione di tale unità di misura, per cogliere quelle peculiarità dimensionali e proporzionali altrimenti passate inosservate. Il procedimento geometrico di misurazione e restituzione grafica utilizzato è stato quello della trilaterazione.

Ai fini pratici, onde ridurre al minimo gli errori di rilevazione e di restituzione grafica, si sono predilette costruzioni di triangoli le cui misure dei lati fossero simili e pertanto si è provato a costruire quasi sempre triangoli che avessero un’ampiezza d’angolo superiore ai 30° in corrispondenza del punto da determinare. Il rilievo architettonico di Palazzo Santoro è stato mirato in primo luogo ad analizzare i dettagli costruttivi e poi gli elementi semplicemente formali dell’architettura.

Questo iter è stato seguito ai fini di una puntuale conoscenza delle caratteristiche costruttive dell’edilizia rinascimentale materana, indispensabile e propedeutica alla definizione degli interventi di conservazione.Sono state osservate, misurate e riprodotte le volte, le scale, le murature e tutti gli elementi architettonici costituenti Palazzo Santoro.Innanzitutto, va precisato che l’intero organismo strutturale è stato realizzato con lo stesso materiale, il tufo calcarenitico di Matera, tenero e facile da lavorare, con il quale sono stati ottenuti blocchi squadrati per la messa in opera dei muri e delle volte e che il manufatto rientra nella tipologia di “casa su pendio forte e pluricellulare  Dal tufo estratto dalle cave di Matera, nella zona della Palomba, sono state utilizzate per il rinfianco delle volte anche le pietre irregolari non squadrate e di risulta dal taglio dei pezzotti.

Mediante il rilievo dei paramenti murari si sono evidenziate e certificate differenze di compattezza e granulometria del tufo calcarenitico, in quanto si è osservato che sulla stessa parete di muratura (ad esempio sulla facciata principale) alcuni conci si presentavano compatti e resistenti, altri invece degradati ed erosi.Inoltre, sempre in facciata, non si è riconosciuta l’alternanza tra conci disposti di fascia, lunghi circa 45 cm ed altri disposti di testa di dimensioni cm 25x25, peculiarità costruttiva di una manovalanza scrupolosa ed attenta alla buona riuscita dell’opera, bensì una tessitura strutturale monotona, che presenta prevalentemente conci di tufo disposti di fascia.

Questa peculiarità costruttiva rilevata attesta la presenza nel manufatto in esame, di una tessitura muraria carente dal punto di vista strutturale e più facilmente soggetta a dissesti e crolli.A sostegno di questa nostra valutazione, vi sono sia le documentazioni storiche che riferiscono di problemi di stabilità e di equilibrio della facciata principale già nel 1750, sia le visibili tracce di precedenti consolidamenti attraverso l’inserimento di catene, effettuati per frenare la rotazione anteriore della facciata principale, sia gli studi condotti da A. Giuffrè sulla stabilità delle costruzioni dei Sassi.

Rilevando l’edificio, si è constatato che tutti gli elementi decorativi si ripetono rispettando una logica gerarchica relativa alla destinazione degli spazi.Infatti in facciata, facendo eccezione per il portale di accesso, del quale ogni  elemento costituente è unica testimonianza, si osserva che le cornici delle finestre e dei balconi invece sono ripetute identicamente all’interno dell’atrio in sole tre parti: al primo piano in corrispondenza dell’originario accesso all’abitazione, al secondo piano sulla finestra che affianca l’entrata all’appartamento e sull’entrata stessa.

Ciò che in facciata desta maggiore interesse e curiosità sono i paramenti decorativi del portale, costituito da due lesene giganti a base semicircolare e frazionate da cordoni decorativi, due capitelli scolpiti sul modello delle foglie d’acanto, una raggiera di conci di tufo trattati a bugnato ed infine lo stemma araldico della famiglia Santoro, che chiude la verticalità del portale, sottolineata dagli elementi slanciati che lo costituiscono.

Lo stemma posto sulla sommità del portale è montato su una maschera di gusto tardo gotico ed è costituito da uno scudo sorretto lateralmente da due fanciulli, all’interno del quale vi è rappresentata una palma ed un volatile posto su un basamento (forse si tratta di un’aquila).

L’interno di Palazzo Santoro presenta uno schema costruttivo particolarmente articolato, basato sul mutuo contrasto dei numerosi archi e volte che lo costituiscono  e inequivocabili segni che attestano il tradizionale modo di fare architettura a Matera. Fra questi: l’indiscriminato uso del tufo  per ogni elemento strutturale e decorativo;il sopraluce, elemento ereditato dalla  casa-grotta; la presenza sul perimetro dell’atrio di due locali voltati di servizio, o forse in questo caso di accoglienza, dal momento che essi hanno gli affacci sul fronte principale e gli stessi sono sormontati da cornici.Rilevando l’atrio, non poteva passare inosservato il pronunciato dislivello del solaio, che per quanto incrementato dalla vetustà del manufatto, già inizialmente non doveva essere piano, in quanto doveva favorire lo scolo dell’acqua piovana verso l’esterno, essendo il vano scala a cielo aperto. Sempre all’interno dell’atrio e dei locali ad esso annessi si sono rilevati i pavimenti in avanzato stato di degrado, talvolta esasperato da uno scorretto intervento di ripristino, mediante la posa su di essi di battuto di cemento.

Percorrendo la prima rampa costituita da gradini realizzati in pietra e rivestiti parzialmente con listelli di cotto, si giunge in un primo locale anch’esso voltato, come tutti gli ambienti di Palazzo Santoro, probabilmente destinato a deposito, all’interno del quale vi è una scala in muratura, che ricava ulteriore spazio, sebbene esiguo a causa della sporgenza sottostante del volume del locale al piano terra. Il pianerottolo che dà accesso al suddetto locale è voltato con una crociera ed è pavimentato con listelli di cotto della dimensione di cm 22x2.

Pavimentazione atrio realizzata con chianche di pietra e ripristinata impropriamente con la messa in opera di malta cementizia.

Percorrendo la rampa successiva, questa volta realizzata completamente in pietra, si giunge al primo piano ammezzato, sul quale si affaccia un altro locale di deposito anch’esso voltato. Anche il pianerottolo è voltato con due crociere intervallate da un arco a tutto sesto ed il pavimento, realizzato con i medesimi listelli di cotto, tenta di  simulare graficamente l’andamento della struttura soprastante.

Si sopraggiunge poi  al primo piano, ovvero dove si sviluppano due appartamenti, e dove si leggono lampanti le variazioni strutturali relative alle diverse destinazioni d’uso dei locali rese necessarie nel tempo. Su questo livello si snodano quindi due unità abitative di circa 80 mq l’una e delle quali una è dotata anche di giardino privato, articolato a sua volta su due livelli ed attualmente incolto e con sterpaglie. Tutti gli ambienti dei suddetti appartamenti sono voltati a botte, non sono dotati di rivestimenti di particolare pregio e presentano delle finestre con architravi esterni monolitici ed archi interni ribassati.

Nell’appartamento posto sulla destra del pianerottolo, nel vano con affaccio sul fronte principale e quindi servito dall’elegante balconata, è stato rilevato sulla fascia di imposta della volta un decoro di gusto settecentesco, attualmente parzialmente ricoperto da intonaco e pittura bianca. Infine sempre al primo piano vi è un piccolissimo ripostiglio sulla destra della rampa. Peculiarità strutturale ed originale rilevata a questo livello dell’edificio è il prolungamento nell’atrio dell’ambiente voltato sito all’interno dell’appartamento a  sinistra  dell’atrio.

Infine anche il pianerottolo del primo piano è rivestito con l’originario pavimento realizzato con listelli di cotto secondo uno schema ortogonale che  presenta  qua e là un ripristino “improprio”, realizzato con schegge di marmo e battuto di cemento.

L’ultimo livello dell’edificio si raggiunge mediante due rampe in marmo, delle quali la prima termina in prossimità della porta di accesso al recinto S. Nicola, sul retro del palazzo, e la seconda sull’uscio dell’appartamento. L’appartamento si articola su tutta la superficie dell’edificio e consta di 7 vani più servizi, dei quali uno voltato a crociera con in chiave di volta un altorilievo, due voltati a botte e cinque voltati a padiglione. Dall’appartamento del secondo piano si ha accesso al sottotetto, che è pavimentato in cotto e coperto con tradizionale tetto ligneo, sormontato da coppi e sul quale emergono gli estradossi delle sottostanti volte a botte.

Dall’appartamento del secondo piano mediante un lastricato sotteso da un arco si accede al giardino privato che si sviluppa su Recinto S. Nicola e che come il precedente risulta incolto e ricolmo di sterpaglie.Si è tentato infine di acquisire una minuziosa conoscenza dell’opera architettonica mediante l’osservazione e la verifica tecnico funzionale di tutte le parti dell’edificio,  resa possibile dopo numerosi sopralluoghi che ci auguriamo abbiano fatto acquisire anche dimestichezza e capacità di immedesimazione nelle vicende dell’opera stessa.


Back to Previous Page    -    Sopra